Parco nuovo

Ricostruzione del parco  ducale su una carta topografica del 1933, con evidenziati i confini e i toponimi principali.

 

Parco vecchio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tratto da:  Internet e fonti varie

PARCO VISCONTEO

Parchi

Abbiamo letto in internet una relazione sul Parco Visconteo di Marco Chiolini ed Enrico Sacchi, compilata negli ultimi anni del novecento, ma che mantiene ancora oggi una grande attualità.

Ne proponiamo di seguito alcune parti, nella speranza che possano proseguire quei progetti di recupero del territorio e delle sue storicità che sicuramente ne alimenterebbero l’interesse con un conseguente auspicabile richiamo turistico.

 

Il Parco Visconteo è visto non solo come teatro della famosa battaglia di Pavia, ma anche come testimonianza di una vasta azione di tutela ambientale di epoca viscontea.

Infatti la sua costruzione costituisce forse il primo esempio di normativa applicata sistematicamente a un vasto territorio di oltre quarantamila pertiche, con finalità di tutela ambientale e paesistica. Già di per sé la cosa è sorprendente, ma maggiormente stupisce l’altrettanto esplicito intento di rendere tale salvaguardia compatibile con i criteri di sfruttamento produttivo del suolo.

La somma dei diversi decreti configura una sorta di modello di gestione complessiva delle risorse dove trovano soluzioni compatibili con l’ambiente le attività residenziali, religiose, difensive, le attività agricole, quelle estrattive (l’analisi geologica applicata alla valle della Vernavola ha segnalato la presenza di antiche cave di argilla collegate a fornaci).

Di grande interesse ci sembra anche l’insieme dei provvedimenti di riassetto del paesaggio, di vero e proprio rimodellamento del panorama.

La realizzazione del Parco richiese delle demolizioni numerose ed estese di antichi e importanti edifici: il monastero di S. Cristoforo, le chiese di S. Gallo e del Carmine, l’ospedale della Carità e quello di S. Antonio.

Sul terreno così guadagnato, oggi diremmo a colpi di ruspa, si dispiegò un progetto complesso, costituito da spazi recintati destinati a un vero e proprio giardino con stagni, peschiere e pergolati, viali e padiglioni per bagni, ma anche a luoghi di raccolta e allevamento della fauna selvatica.

Ma l’asse prospettico che connetteva Porta S. Vito (l'attuale porta Milano) al Castello di Mirabello è l’opera sicuramente più scenografica realizzata nel Parco.

Il rettilineo viale del Corso fiancheggiato da una roggia e da un filare di alberi, così come ben documentato nei due affreschi di S. Teodoro, dava la possibilità di ammirare il fronte sud del castello di Mirabello addirittura da Pavia, dalla porta di S. Vito “la quale rimira direttamente a quel palazzo nel barcho chiamato Mirabello di fabrica somigliante al nome” come ci testimonia il Breventano.

Superato il Castello di Mirabello, il percorso, deviando sulla sinistra e puntando verso la Porta d’Agosto, veniva dominato dall’immagine della grandiosa mole della Certosa.

Anche la componente naturale, i boschi, i prati e le campagne, sembrano rispondere a criteri di ordine paesaggistico. Infatti uno dei più conosciuti e correnti criteri di assetto delle zone boschive in uno spazio delimitato, come nel nostro caso, è quello di disporre le masse arboree lungo i bordi per riservare nella fascia centrale lo spazio per gli altri elementi del paesaggio.

Così fu fatto nella collocazione del bosco di Torre del Gallo e in quella del Bosco grande, disposti lungo il lato est, in quello di Mirabello addossato al muro nord del parco Vecchio, in quello del bosco delle Roveri, delle Onize ed infine in quello del bosco Longo disteso lungo il fianco ovest del Parco.

Il corpo centrale del paesaggio è riservato alla campagna e alla valle dove lo sguardo può spaziare ininterrotto. Sappiamo che neppure la fascia di ontani lungo la Vernavola era lasciata allo stato naturale, ma continuamente rinnovata, consentendo tagli periodici per contenere l’altezza del nastro verde che diversamente avrebbe potuto costituire uno schermo alla visione di insieme.

Il Parco Visconteo subì un duro colpo durante le tre azioni belliche del 1522, del 1525 e 1527.

Caddero i muri dei recinti prossimi al Castello Visconteo e quelli del perimetro, anche se non completamente. Successivamente i tratti superstiti vennero in gran parte demoliti per fornire mattoni per la nuova cinta muraria della città che si avvierà qualche decennio più tardi. Altre parti verranno demolite nei secoli successivi per fornire mattoni ai monasteri cittadini ed anche a costruzioni private.

Alle soglie dell’Ottocento la realizzazione del Naviglio tra Pavia e Milano costituirà il primo segno di discontinuità tra il Castello ed il Parco e ridurrà il settore sud-ovest a un’area marginale che verrà poi scelta per le sue attinenze con le nuove infrastrutture viarie e ferroviarie come sede di industrie (Pachetti - Pirola - Necchi) nei primi decenni del ’900.

Costituiranno un secondo elemento di alterazione i tracciati della ferrovia Milano-Pavia e Pavia-Cremona della seconda metà dell’800. Il primo istituirà una linea di discontinuità longitudinale, mentre il secondo marcherà ulteriormente la separazione tra Castello e Parco utilizzando il tratto nord del fossato come sede ferroviaria.

I primi insediamenti abitativi del ’900 toccheranno esclusivamente la zona sud del Parco, limitrofa alla città. All’imbocco della Vigentina sorgono i primi quartieri urbani e si avvia la formazione del Quartiere di Città Giardino lungo via Breventano e dirimpetto a Porta Milano con un primo settore di villini, dalle discrete qualità formali, che rimarrà tuttavia isolato; alla Bordoncina compare un consistente insediamento allineato lungo via Olevano, di casette prevalentemente di due piani.

Coll’entrata in vigore del Prg del 1978, la Valle della Vernavola viene inquadrata in un contesto generale di tutela delle valli fluviali del territorio comunale, insieme alla valle del Ticino e del Navigliaccio. La tutela ambientale si estende oltre il nastro fluviale e raggiunge la campagna circostante che viene sottoposta a una particolare normativa di salvaguardia.

Vengono individuate le cascine di valore e sottoposte a normative di dettaglio così come il complesso edilizio del Castello di Mirabello.

Il territorio del Parco è stato conteso anche dall’espansione del Comune di S.Genesio che, caratterizzato da un sostenuto sviluppo, è l’esempio che ricorre di quei comuni di prima fascia del capoluogo, che, più per fenomeni migratori e meno per saldo naturale, hanno alimentato la propria espansione urbana.

Va sottolineato che nel territorio di S. Genesio sono custodite due aree di grandissimo pregio naturale. Sono le garzaie della Caròla e di Porta Chiossa, inserite nel piano generale delle aree regionali protette dal 1983 in qualità di “riserve naturali parziali zoologiche”.

Ma anche attorno alle storiche mura che circondano l’abbazia Certosina premono i problemi e le esigenze di sviluppo di ben tre Comuni: Borgarello, Giussago e Certosa.

Ed ancora sul monumento si riflettono i problemi viabilistici dello stesso Comune di Certosa che, tagliato in due dalla statale dei Giovi, sul viale del Monumento sopporta, insieme al traffico turistico, anche quello locale e di collegamento est-ovest tra Zeccone sulla Vigentina e la Statale dei Giovi.

A questo quadro dove la cura del territorio è ripartita tra Comuni con indirizzi urbanistici a volte divergenti, viene apposta una cornice quantomeno unificante; nel dicembre 1997 viene deliberato dalla Giunta Regionale il Piano Territoriale Paesistico Regionale che riconosce al Parco Visconteo un ruolo di significativo rilievo, classificandolo tra gli “ambiti di specifico valore storico-ambientale”. Ma soprattutto gli viene riconosciuta l’estensione adeguata che investe i Comuni di Pavia, S. Genesio, Borgarello, S. Alessio, Certosa e Giussago.

In questo ambito vengono riconosciuti, sotto il profilo naturalistico, due siti di Importanza Comunitaria, (le citate Garzaie di Porta Chiossa e della Caròla), tra i “tracciati-guida paesaggistici” l’Alzaia del Naviglio Pavese e tra i “Luoghi della memoria storica” quelli della famosa battaglia di Pavia.

Anche su via Folperti sopravvivono antiche murature corrispondenti ai recinti del Giardino del Castello che, anche in epoca recente, sono state in più punti sacrificate per dare spazio ad abitazioni.

Alla Cascina Torretta sono tornate alla luce complessi apparati architettonici pertinenti a due grandi bifore, del tutto simili a quelle del castello Visconteo, a testimonianza della dimora suburbana di Gian Galezzo. Al Castello di Mirabello, oltre alla signorile architettura, il restauro ha messo inluce un inaspettato patrimonio di affreschi che decorano le parti alte delle sale del primo piano.

I luoghi della battaglia attorno alla cascina Repentita e al Castello di Mirabello potrebbero essere le tappe obbligate di un nuovo itinerario turistico che si avvierà poi al Castello Visconteo di Pavia, ai suoi Musei, ed infine ai monumenti cittadini.

Crediamo che per la nostra città sia l’occasione per riprendere consapevolezza di una dimensione dimenticata, riappropriandosi idealmente di un territorio che le è pertinente e riallacciandosi finalmente al suo monumento più illustre che essa ha voluto proiettare in un totale isolamento, in aperta campagna, ma che con pari intensità ha voluto legare a sé con il tramite del Parco Visconteo.

 

 

Il Parco Visconteo:  di Marco Chiolini ed Enrico Sacchi

Alcune immagini del Parco Visconteo

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