ETA' MODERNA 1492 / 1815 Tratto da: Wikipedia - l'enciclopedia libera |
Le precise date d'inizio e fine dell'epoca moderna variano a seconda delle diverse interpretazioni storiografiche. Alcune date comunemente utilizzate per indicare l'inizio dell'età moderna sono: - 1453, che coincide con la caduta di Costantinopoli in mano ai Turchi e la fine dell'Impero bizantino, nonché la fine della Guerra dei cent'anni tra Inghilterra e Francia. - 1492, anno della caduta del Regno di Granada (ultimo baluardo musumano in Spagna) e della conseguente unificazione delle corone spagnole, nonché della scoperta delle Americhe da parte di Cristoforo Colombo. - 1517, anno d'inizio della diffusione della Riforma protestante. La conclusione dell'età moderna' viene solitamente indicata con la conclusione del Congresso di Vienna (1815), in seguito alla sconfitta di Napoleone e del conseguente riassetto geopolitico europeo. Un'altra data di cesura importante tra età moderna e contemporanea può esser considerata quella del 1848: in questo anno si verificarono importanti quanto fallimentari tentativi di rivoluzione politica, sfociati con la promulgazione di varie Carte Costituzionali, futuro preludio al costituirsi, nella maggior parte dell'Europa, di regimi liberali. Seguendo l'indicazione della maggioranza degli storici, abbiamo considerato l'età moderna dal 1492 al 1815. |
Non comprendeva invece
la provincia del Vigevanasco, formata da due gruppi di paesi attorno a Vigevano e Robbio.
il territorio di Landriano, Bascapè e Torrevecchia Pia, e quello di Vidigulfo e Siziano, appartenenti al milanese (Vicariato di Binasco e Pieve di San Giuliano); essi furono uniti al territorio pavese nel 1786;
la signoria di Bagnaria, feudo imperiale;
Monticelli Pavese, nel ducato di Piacenza.
Nel XVIII secolo avvenne lo smembramento del territorio pavese: nel 1707 la Lomellina, e nel 1744 l'Oltrepò con il Siccomario furono annessi al Piemonte, cui fu ceduto anche il Vigevanasco.
La Lomellina, il Vigevanasco e l'Oltrepò Pavese divennero province piemontesi con capoluoghi rispettivamente Mortara, Vigevano e Voghera.
A Pavia rimase un piccolo territorio, appartenente alla Lombardia austriaca, col nome di Principato prima e di Provincia dal 1786. Nel periodo napoleonico (1797 - 1814) l'unione del territorio pavese non venne ripristinata.
È significativo come, essendo stato richiesto agli abitanti dell'Oltrepò con un referendum a quale territorio volessero essere uniti, e avendo essi risposto che volevano tornare con Pavia, la loro volontà sia stata semplicemente ignorata dal governo francese.
La divisione pertanto continuò: Pavia con le Campagne fu annessa al Dipartimento dell'Olona, la Lomellina e il Siccomario al Dipartimento dell'Agogna, che furono parte della Repubblica Italiana e del Regno d'Italia; l'Oltrepò, aggregato prima al Dipartimento di Marengo (Alessandria) e poi al Dipartimento di Genova, fece parte della Repubblica e poi Impero Francese.
I confini furono rettificati, e fatti coincidere con linee naturali (in particolar modo il Po divenne confine di Stato: così l'Oltrepò perse Mezzana Bigli ma acquistò Bastida Pancarana.
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ETA' MODERNA
Nel 1499 il territorio pavese, passato con Milano agli Sforza, ebbe dall'imperatore la qualifica di Principato, che lo poneva al secondo posto dopo il Milanese tra le province sforzesche.
La città di Pavia fu fortificata da Carlo V e così poté porre resistenza a Francesco I di Francia, che fu disastrosamente sconfitto nelle vicinanze.
Si tratta della famosa battaglia di Pavia (1525), tra i francesi e gli Imperiali, vinta da questi ultimi, perché il capitano di ventura forlivese Cesare Hercolani, ferendo il cavallo del re Francesco I di Francia, ne permise la cattura, meritandosi il soprannome di vincitore di Pavia e la gratitudine dell'Imperatore Carlo V d'Asburgo.
La famosa battaglia di Pavia, che più precisamente dovrebbe essere chiamata "di Mirabello di Pavia", vide la presenza fra le truppe spagnole del portoghese Giovanni Ciudad diventato successivamente San Giovanni di Dio.
Nel 1535 la città di Pavia passò con Milano alla Spagna.
Nel 1564 il governo spagnolo, riconosciuta l'iniquità dei privilegi fiscali dei cittadini pavesi rispetto ai rurali, promosse la costituzione di congregazioni con la finalità principale di distribuire equamente tra le comunità il carico fiscale.
Le congregazioni ebbero più in generale funzioni di coordinamento amministrativo e rappresentanza delle istanze locali di fronte al potere centrale.
Non erano elette direttamente dalla popolazione, ma formate dai rappresentanti dei comuni principali; erano quattro, una per ognuna delle zone in cui era diviso il Principato; al di sopra si poneva la Congregazione generale del Principato, formata da 21 rappresentanti (7 per l'Oltrepò, 7 per la Lomellina, 4 per la Campagna Sottana e 3 per la Campagna Soprana), da cui era eletta una giunta formata da cinque sindaci, i quattro a capo delle congregazioni locali e il Sindaco generale.
Nel secolo XVII la congregazione della Lomellina si staccò da quella generale del Principato; quest'ultima ebbe 24 delegati (12 per l'Oltrepò e 6 per ciascuna delle Campagne pavesi), e altrettanti ne ebbe la Congregazione della Lomellina.
Il Principato di Pavia non aveva esattamente la stessa estensione dell'attuale Provincia.
Comprendeva le seguenti zone:
la città di Pavia.
il Parco Vecchio, situato a nord della città, cinto da mura e comprendente la parte originaria dell'antico parco visconteo;
il Parco Nuovo, tra il Parco Vecchio e la Certosa;
il Vicariato di Settimo, cuneo del territorio milanese tra la Campagna Soprana e Sottana e il Parco Nuovo, amministrato da Pavia, comprendente Bornasco e Zeccone;
la Campagna Soprana, a nordovest dei territori precedenti, fino al Ticino;
la Campagna Sottana, a sudest dei medesimi, fino al Po;
l'Oltrepò, che a sud giungeva fino a una linea comprendente Rivanazzano, Torrazza Coste, Montalto Pavese, Rocca de' Giorgi e Canevino, e isolati a sud di tale linea Montesegale, Torre degli Alberi e Pizzocorno; inoltre comprendeva a nord del Po il Siccomario e Mezzana Bigli, e infine Sale, Piovera e Guazzora (attualmente in provincia di Alessandria);
aggregate al territorio pavese, le giurisdizioni situate a sud dell'Oltrepò, Fortunago, Godiasco, Varzi, Cecima, Cella, Pregola, Zavattarello, e infine Trebecco e Bobbio (ora in provincia di Piacenza);
la Lomellina, cioè la zona tra Po e Ticino a ovest del Siccomario, che comprendeva anche Bastida Pancarana a sud del Po, e inoltre Valenza e Bassignana (attualmente in provincia di Alessandria).
Pavia e dintorni - Storia