ROGGIA CARONA
Tratto da: cagi46 - foto dal sito La Roggia Carona di Pavia
La roggia Carona, dell'esistenza della quale si hanno tracce sin dall’inizio del XIII secolo, era un corso d'acqua che nascendo da un fontanile nei pressi di Zibido San Giacomo in località Tavernasco, con il nome di Carona Magistrale, scorreva fino a Binasco dove a valle della località Mulino, attraversando la fertile campagna, bagnava e irrigava un immenso territorio, forniva energia a pale idrauliche, lavava i panni delle laboriose contadine, rinfrescava gli accaldati lavoratori della terra e i giovani in cerca di refrigerio e di svago, per arrivare alla fine alla vista della città di Pavia. “Carona, Ancella della città” con queste parole Monsignor Gianani definiva la Roggia Carona….e ne aveva tanti e soprattutto buoni motivi! Pur se oggi il suo nome risulta sconosciuto alla maggior parte dei pavesi, Carona, per parecchi secoli, è stato un corso d’acqua molto importante per l’agricoltura del territorio a nord della città e ancor più importante, direi quasi fondamentale, per l’economia e la vita stessa di Pavia. Per entrare nel merito della roggia Carona abbiamo preso contatto con il Signor Marco Albertini, al quale va riconosciuto il merito di aver iniziato un importante lavoro per riportare alla memoria il corso d’acqua pavese. Leggendo le pagine del suo sito si percepisce il rispetto, l’ammirazione, l’affetto che Marco ha nei confronti di Carona, quasi a considerarla un elemento familiare, legato senza dubbio all’attività di camparo del nonno. Così, seguendo i percorsi indicati dall’Albertini, scopriamo la
straordinaria attività che la roggia ha effettuato in Pavia (indicando a
titolo di riferimento la toponomastica attuale e ricordando che molti edifici
e il naviglio stesso sono posteriori all’esistenza della Carona): Carona Magistrale. Carona, nella sua denominazione “Magistrale” entrava in città da Mirabello, percorreva tutta l’omonima via sino a raggiungere via Olevano, si allontanava sulla destra e parallelamente ad essa andava ad incontrare il naviglio pavese, in quel di Piazza S. Giuseppe. Seguiva quindi l’attuale percorso del naviglio e a porta Milano proseguiva diritta per viale XI Febbraio sino a raggiungere l’imbocco di strada Nuova. Qui Carona Magistrale, dopo aver alimentato un ramo secondario (Carona Ospedale S.Matteo), proseguiva sulla sinistra, verso via S. Maria alle Pertiche. All’incrocio con via Belli, vi entrava sino a raggiungere corso Carlo Alberto, svoltando a sinistra lo percorreva tutto, passava nei pressi di San Francesco, arrivava in piazza del Papa, svoltava a destra ed entrava in via Volta per avvicinarsi alla meta finale , il Ticino. Via Alessandro Volta, per la presenza della Carona era chiamata “Contrada dell’Acqua” e sono significative le parole di Monsignor Angelini da “Viaggio in Pavia”: …. si chiamava la contrada dell'Acqua, da un rio che, fino ai primi dell'Ottocento, la correva tutta per il lungo, andando poi a buttarsi in Canale, il destino di tutte le nostre acque, Naviglio compreso. Il rio ci corre ancora, ma sotterra; e, in più di un punto, un orecchio puntiglioso potrebbe sentire il gorgoglio dell'acqua prigioniera. Carona Magistrale al termine di via Volta, attraversava corso Garibaldi, imboccava via Lunga e arrivata in porta Nuova si tuffava in Ticino.
Questo ramo della Carona fu realizzato a seguito delle lamentele cittadine circa il fatto che l’acqua utilizzata per le esigenze ospedaliere doveva essere separata da quella per utilizzo civico urbano. Nata dalla Magistrale all’imbocco di Strada Nuova la Carona dell’Ospedale, percorrendo viale Matteotti, raggiungeva la vicina piazzetta Ferreri, scendeva quindi lungo l’omonoma via sino a piazza Italia.
Attraversava strada Nuova, passava sotto l’Università e sorpassata l’aula
Magna si trovava in fianco al vecchio Ospedale S. Matteo pronta per tutte le
esigenze ospedaliere.
Carona dei Mulini. In località Campeggi, dal Canale Navigliaccio si staccava il ramo della Carona chiamato Interna o dei Mulini. Era senza dubbio il percorso più importante e faticoso che la Carona effettuava all’intero della città. Dal Navigliaccio, la Carona passava per cascina Gramegna alimentando un mulino, scendeva quindi parallela all’attuale ferrovia PV-MI sino ad arrivare al bastione di S. Stefano, meglio conosciuto come Rotonda. La Carona dei Mulini, attraversate le vecchie mura con un percorso tombinato, proseguiva in direzione viale Matteotti, mentre un ramo secondario si staccava sulla sinistra in direzione castello, fiancheggiava i bastioni, innaffiava orti e giardini, giungeva in viale XI Febbraio e svoltando a destra si portava verso strada Nuova per importanti impegni cittadini….. Il ramo principale giunto in viale Matteotti si allargava a formare un laghetto, il “guado di S. Croce”, per poi entrare nell’area urbana, attraversando, sotterranea, piazza Botta, imboccando via Muto dall’Accia al Collo e raggiungendo la strada in cui alimentava una serie di mulini e che appunto prese il nome di Via dei Mulini. Finito il faticoso lavoro la Carona giungeva in quel di Viale Oberdan, riceveva le acque dalla Carona degli Orti, raggiungeva porta Calcinara e dopo aver alimentato un altro grande mulino si gettava nel Ticino.
Carona degli Orti. Ramo
utilizzato soprattutto per irrigare gli orti e le ortaglie ad ovest della
città. Proseguiva quindi per viale della Libertà e all’altezza di via Santa Margherita svoltava a sinistra per ricongiungersi con la Carona dei Mulini.
Si tratta di un ramo che potremmo definire ecologico. Si staccava dalla Carona dei Mulini nei pressi del Bastione di S. Stefano e, fiancheggiando le vecchie mura e seguendo la direzione dell’attuale viale N. Sauro, arrivava nell’area dell'attuale Porta Milano. Dopo una svolta a destra e costeggiando i giardini del castello Visconteo, si portava all’imbocco di strada Nuova: e qui incominciava il lavoro ecologico della Carona di strada Nuova. Strada Nuova era ed è tuttora percorsa nel suo sottosuolo da una cloaca fognaria di epoca romana di dimensioni tali da permettere il passaggio di un uomo a cavallo! La Carona di strada Nuova in condizioni metereologiche normali era incanalata in tale cloaca per tenerne pulito il fondale, ma in inverno, in occasione di nevicate sulla città, veniva deviata in superficie e fatta scorrere lungo Strada Nuova, per spazzare la neve accumulatasi. Per tale motivo sino agli anni trenta del novecento Strada Nuova aveva una sezione concava al centro per meglio incanalare le acque della Carona discendenti con la neve trasportata dalla stessa acqua. Alla fine di Strada Nuova la cloaca fognaria deviava sulla destra percorrendo un breve tratto di via Porta Salara e dopo aver raccolto altre fogne locali si gettava nel Ticino. Alla stessa maniera l’acqua della Carona terminato il servizio di sgombero neve in strada Nuova, si ributtava nella rete fognaria in zona Salara per finire anch’essa nel Ticino.
Probabilmente un tempo era un ramo della Carona Magistrale che, dopo aver
alimentato il fossato del castello Visconteo, proseguiva ai piedi della
cerchia muraria per scaricarsi nel Ticino nel punto più a valle della città.
Una conclusione alla pagina dedicata alla roggia Carona non può essere che un sincero ringraziamento a questa realtà naturale che è stata una delle protagoniste dello sviluppo storico ed economico della nostra città. L'augurio è che rimanga per sempre nei ricordi di noi pavesi.
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I percorsi della Carona in Pavia La Carona in Pavia nel XVII secolo Carona - Poesia dialettale di Pina Trentani |
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