'Dell'intera città tanto le strade, quanto i condotti delle latrine, delle quali sono dotate tutte le case, se piove sono spazzati da sotterranee e profonde cloache, che con le coperture a volta sono quasi begli edifici sotto terra, e in qualche luogo hanno volte tanto alte, o meglio archi, che vi può passare un cavallo con un cavaliere in groppa. Sono, poi, in tutta la città, specialmente sotto le nove strade pubbliche della città vecchia, e presentano ai quadrivi delle aperture attraverso le quali entra l'acqua piovana e tutte si scaricano nel Ticino'.
Un contributo importante alla conoscenza della struttura urbana della vecchia Ticinum è venuto dall'impianto sotterraneo della rete fognaria, che conferma e integra l'impianto superficiale delle vie.
Sulle fognature le fonti romane sono mute, indizio forse che esse né suscitavano particolare ammirazione né richiedevano sostanziali sistemazioni.
In modo significativo su questo grandioso monumento la tradizione medioevale è fondamentale: Liutprando scrive, con riferimento all'anno 724, di "immensae cloacae"; la descrizione di Opicino si impone per precisione di particolari e suggestione di alcune immagini:
"Totius civìtatis tam strale, quam latrinarum cunicu-li,
quibus omnes domus habundant, tempore pluviali per subterraneas et profundas
cloacas emondantur, quae omnes cloace cum testudinibus quasi pulcra ediflcia
sunt sub terra, et alicubi tam alias lesludines habenl, seufornices, ut
possit per eas equus cum sessore Iransire. Sunt autem per totam civilatem,
praeserlim sub novem stratis publicis veteris civitatis, habentes in
quadriviis orifìcia, per que intrat aqua pluvialis et omnes defluunt in
Ticinum."
Anche se a volte erano venuti alla luce brevi tratti delle fognature, un grande progresso nelle conoscenze si ebbe con le esplorazioni sistematiche condotte dal medico Perini e da Carlamaria Tomaselli, completate e perfezionate dagli appunti inediti delle relazioni redatte da oltre un decennio con diligenza e scrupolo dal Morandotti.
L'esplorazione ha condotto ad alcune conclusioni fondamentali: la coincidenza della canalizzazione sotterranea con il tracciato delle vie in superficie, già rilevata opportunamente da Opicino, ne attesta l'appartenenza contestuale a un unico grandioso piano costruttivo.
Il disegno della rete fognaria si mostra di geometrica regolarità nell'area del centro storico, convenientemente all'armonico reticolato delle vie, mentre appare altrove di diseguale e capriccioso percorso.
Il sistema si articola in sei collettori principali che si scaricano in Ticino mediante le quattro cloache di Porta Calcinara, Vetro, di Porta Salara, di Porta Nuova.
Ciascuna di queste ha diversa portata e diversa funzione: le prime tre servono il settore centro-occidentale della città, la quarta, di capienza di gran lunga superiore alle precedenti, serve da sola l'intero settore orientale.
Che questa distribuzione di scarichi, con lo sbocco maggiore presso l'angolo più basso della città a Sud-Est, rispondesse alla precisa finalità del minimo inquinamento del Ticino presso Pavia è possibile, ma non certo, se pensiamo che la funzione principale consisteva nella raccolta e nello smaltimento delle acque piovane e quindi chiare.
In particolare il collettore 4 raccoglie le acque della roggia Carona.
Da "Il tracciato delle fognature Romane di Pavia" di Carlamaria Tomaselli Le Fogne Romane nel sottosuolo Pavese - Video di Marco Albertini - |
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Rete fognaria nel sottosuolo di Pavia Tratto da: Storia di Pavia - BRE
Pavia e dintorni - Arte e Architettura nascosta