è accertato il pagamento del trittico da parte dei Certosini,
ma non la paternità dell’opera.
Nel capitolo Eventi Storici del sito, è stato ricordato il clamoroso furto del trittico eburneo, avvenuto nel 1984 nella nostra Certosa ed il successivo recupero da parte dei Carabinieri, l’anno seguente.
È stata anche descritta la composizione strutturale e particolare del trittico stesso, indicando che l'autore fu Baldassarre degli Embriachi,
Quest’ultima affermazione è condivisa da una buona parte di storici e cultori dell'arte medievale, ma non tutti danno al Baldassarre la assoluta paternità esecutiva del trittico stesso.
Già la presentazione della Certosa, nella sezione scultura, del sito del Comune di Pavia, solleva dubbi circa la provenienza originale e quindi del suo autore…
“La più antica opera scultorea della Certosa è il trittico eburneo, conservato nella Sacrestia Vecchia. Questa celebre opera è attribuita dalla maggior parte degli studiosi a Baldassarre degli Embriachi che l'avrebbe realizzata tra il 1400 e il 1409; mancano però dati certi in quanto il trittico non fu direttamente commissionato dai monaci certosini, ma da loro acquistato da un precedente proprietario …. “
( http://www.comune.pv.it/certosadipavia/scultura.htm )
Da un saggio di Armando Ottaviano Quintavalle, scritto nel 1933 ed avente quale titolo “Gli Embriaci nelle pubbliche collezioni napoletane”, alla pag. 175, l’autore traccia un profilo di Baldassarre degli Embriachi dal quale si evince che il personaggio, sicuramente dotato di buona predisposizione artistica, avesse grandi interessi nelle “cure di banchiere e di agente politico di Gian Galeazzo Visconti”, nella capacità di gestire una fiorente attività industriale e nell’attendere pure “a smerciare perle e gioielli nell'Europa occidentale, ove viaggiava, ricercato ed onorato dalle corti”
“…. merito di quel Baldassarre di Simone Aliotto del ramo fiorentino degli Ubriachi o Embriaci, il quale, pur tra le cure di banchiere e dì agente politico di Gian Galeazze Visconti conte di Virtù, trovò modo di attivare in Venezia un'industria di intagli in osso e in avorio dalla quale dovevano uscire tra 1396 ed il 1409 modelli di suprema eleganza: il trittico famoso della Certosa di Pavia e le arche eburnee ordinate da Gian Galeazze Visconti che passarono poi, ridotte in altra forma, nel convento della detta Certosa ed oggi si conservano in Casa Gagnola a Milano.
Ma prima di fermarci al singolo oggetto, non sarà fuori luogo dare qualche ragguaglio sullo stesso banchiere-artista e sull'industria da lui attivata a Venezia cui parteciparono i figliuoli ed altri parenti od omonimi: un ser Andrea Ubriachi, che alla metà del Quattrocento abitava a S. Basegio (Basilio) ; i fratelli ser Giovanni e ser Antonio, morti tra il 1431 ed 1433 e che furono a capo di una bottega di ebanisti a San Luca; un ser Niccolò, ricordato a Venezia nel 1412; ed altri ancora elencati da J. Von Schlosser.
Dal carteggio di Baldassarre col mercante pratese suo amico Francesco Catini si apprende che non soltanto di intagli in osso e di affari bancari si occupava questo poliedrico fiorentino, ma attendeva pure a smerciare perle e gioielli nell'Europa occidentale, ove viaggiava, ricercato ed onorato dalle corti, durante l'estate del 1399 e dove, sostando a Barcellona, aveva commesso a speciali maestri del genere alcune carte nautiche di quelle dette « mappamondi » che, almeno in parte, dovevano servirgli per farne un presente al re d'Aragona, a quello di Navarra ed a quello d'Inghilterra…….”
Luca Beltrami, nella sua opera “La Certosa di Pavia”, edita nel 1895, al cap.II, pag. 35, ci fornisce elementi per considerare Baldassarre degli Embriachi quale intermediario commerciale nella fornitura delle opere, intervenuto dopo che le stesse erano state commissionate allo scultore fiorentino De Masiis.
L’abilità di agente politico del Baldassarre può benissimo aver convinto il De Masiis ad entrare nella Bottega della famiglia Embriachi, divenendo quest’ultima titolata ad incassare il pagamento finale dell’opera.
“In base alla nota del pagamento fatto nel 1409 a Baldassare degli Embriachi di L. 2054 e soldi 85 per lavori “majestaium et coffanorum eburneiì”(nei quali si devono ravvisare il trittico che ancora si conserva alla Certosa e le casse in avorio scolpito, che un dì esistevano alla Certosa stessa), molti scrittori ebbero ad attribuire al Baldassarre il lavoro del trittico in avorio: la mancanza di altre notizie che ci presentino costui come artista e scultore in avorio, ed il fatto di trovarlo invece menzionato come banchiere a Venezia, e quindi agente politico del conte di Virtù (Gian Galeazzo Visconti), ci inducono a considerare Baldassare degli Embriachi, non già come Fautore del trittico, ma semplicemente come l’intermediario per il pagamento di quei lavori in avorio, i quali ci sembra si possano, con maggiore fondamento, attribuire a Francesco de Masiis.
Il trittico e i due cofani sono infatti menzionati in un rogito del notaio pavese Francesco Bellisomo, secondo il quale, in data del 1400, il Priore della Certosa ordinava che a Francesco de Masiis di Fiorenza fossero pagati fiorini 1000 d'oro buono, e di giusto peso in oro, per residuo prezzo di una tavola e di due cofani di osso e di avorio”.
( http://www.archive.org/stream/lacertosadipavi00beltgoog#page/n47/mode/2up/search/2054 ) pag.35 /36
In effetti la Bottega degli Embriachi, che nasce contemporaneamente o poco dopo la commissione da parte di Gian Galeazzo delle opere in avorio allo scultore fiorentino De Masiis, diviene in pochi anni “leader del settore”con una produzione “a livello industriale”.
Elena Merlini lo puntualizza nella introduzione al saggio “I trittici della Bottega degli Embriachi, scritto per il Jahrbuch der Berliner Museen, (1991).
“La cosiddetta "Bottega degli Embriachi" fiorì in Italia fra gli ultimi anni del Trecento e i primi del Quattrocento e si pose con grande originalità nel panorama della scultura in avorio.
Dopo un breve excursus storico che puntualizza gli scarsi riferimenti documentari e che sottolinea la convenzionalità del termine "Bottega degli Embriachi", si traccia in questo articolo un profilo della produzione minore di soggetto sacro dell'atelier.
Si analizzano quindi alcune opere che, pur nel discontinuo livello qualitativo, indicano il loro legame con la Bottega e suggeriscono una forma quasi industriale di produzione.”
(http://www.jstor.org/discover/10.2307/4125875?uid=3738296&uid=2129&uid=2134&uid=2&uid=70&uid=4&sid=47698846590377 ) introduzione
L’analisi che tende a chiarire la reale paternità del trittico della certosa vede nel testo dell’articolo di Agostino Giuliano scritto per la “Società Messinese di storia Patria” un ulteriore e fondamentale tassello chiarificatore: si è fatto riferimento in un paragrafo precedente al pagamento di L. 2054 e soldi 85 avvenuto nel 1409 a favore di Baldassarre degli Embriachi….ma costui morì nel 1406 e quindi i riferimenti al suo nome devono necessariamente riferirsi alla Bottega della quale era stato proprietario e responsabile commerciale….e non alla sua figura fisica.
"……la figura del fiorentino Baldassarre degli Embriachi e della sua Bottega. Si rimanda, ai principali studi in merito a partire dall’imprescindibile opera di J. Von Schlosser (Die Werkstatt der Embriachi in Venedig in “Jahrbuch der Kunsthistorischen Sammlungen des Allerhochsten Kaiserhauses”, XX, 1899, pp. 220-282) in cui lo studioso prende in esame una vasta campionatura di oggetti a carattere profano classificandoli in base a considerazioni tecnico-stilistiche ed iconografiche e collocandoli cronologicamente tra la fine del secolo XIV e la metà del successivo, inserendoli tutti all’interno della produzione della “Bottega degli Embriachi” distinguendo soltanto una prima fase, antecedente alla morte di Baldassarre avvenuta nel 1406, ed una seconda in cui la conduzione è affidata agli eredi. Occorrerà attendere circa ottanta anni per un fondamentale contributo archivistico. Nel 1978 Richard Trexler pubblica alcuni documenti inediti sulla famiglia degli Embriachi …. quali il testamento di Baldassarre redatto a Venezia nel 1395 da cui apprendiamo che la direzione della Bottega era affidata allo scultore fiorentino Giovanni di Jacopo ….
Dai documenti emerge anche il ruolo di mercante-imprenditore rivestito da Baldassarre in contatto con gli esponenti di spicco dell’alta borghesia e dell’aristocrazia internazionale (Gian Galeazzo Visconti, Jean de Berry, Martino I d’Aragona, Riccardo II). Egli era così frequentemente impegnato in viaggi politico-commerciali presso le principali corti europee da mettere in forte dubbio la sua partecipazione attiva nella produzione artistica della Bottega."
(http://www.societamessinesedistoriapatria.it/archivio/91_92/giuliano.pdf ) pag 2 – nota2
Per concludere l’analisi: Baldassarre degli Embriachi è stato sicuramente un geniale politico e un abile imprenditore, artefice della fama che la produzione della sua Bottega ha raggiunto nei primi anni del '400, ma difficilmente riconoscibile come autore di opere di grande impegno artistico e soprattutto temporale.
Chiunque ne sia stato l’autore, è importante mettere in evidenza la preziosità e la magnificenza dell’opera conservata nella Sacrestia Vecchia della Certosa, ricordando che i più importanti musei mondiali vantano la presenza di opere provenienti dalla "Bottega degli Embriachi".
Capolavori sparsi in tutto il mondo, splendido esempio della capacità dei nostri artisti.
Fin d'allora …. un riconoscimento al “MADE IN ITALY”
cagi46- 2012
CURIOSITÀ DI PAVIA E DINTORNI