A Pavia, la Cappella posta al centro del vecchio ponte romano sul Ticino ed in quello successivo medioevale, era dedicata a San Saturnino Martire.
Nel 1749, dopo anni di lavori di ristrutturazione ed abbellimento veniva consacrata dal Vescovo di allora, Francesco Pertusati, a San Giovanni Nepomuceno, posando al suo interno una statua lignea dello stesso Santo.
Pochi pavesi conoscono Giovanni Nepomuceno, altri ricordano la vecchia denominazione di San Saturnino e molti chiamano la Cappella ... la "Chiesetta sul ponte".
Giovanni era cittadino di Pomuk, una piccola città a 30 km da Pilsen in Boemia, e aveva studiato teologia e giurisprudenza all'Università di Praga.
Nel 1373 prese gli ordini e divenne notaio pubblico nella cancelleria episcopale e successivamente segretario dell'arcivescovo Giovanni di Jenzenstein. Continuò poi i suoi studi in giurisprudenza in Italia, all'università di Padova, dove ottenne nel 1387 la laurea in diritto canonico.
Egli fu inizialmente un canonico nella chiesa di Sant'Egidio a Praga e nel 1389 divenne parroco della chiesa di San Gallo e canonico della cattedrale di Wyschehrad. Nel 1390 l'arcivescovo di Praga lo volle come presidente del tribunale ecclesiastico e tre anni dopo come suo vicario generale.
Venceslao IV, re di Boemia e imperatore del Sacro Romano Impero, desiderando fondare una diocesi nuova per uno dei suoi favoriti, tentò di trasformare la chiesa locale in una sede vescovile al suo servizio.
Nel 1393 i monaci di Kladrau immediatamente reagirono, mantenendo in vita l’ordinamento esistente e Giovanni, come vicario generale, confermò prontamente questa posizione, senza tenere conto dei desideri del monarca.
Venceslao rispose ordinando l'imprigionamento delle massime cariche ecclesiastiche, che furono anche torturate e il 4 marzo furono indotte a cedere alle richieste del re.
Giovanni tuttavia resistette fino all'ultimo.
La statua del santo sul ponte Carlo a Praga - Foto di Paola Tarozzi
Gli fu fatto subire ogni tipo di tortura, inclusa la bruciatura dei fianchi con torce, ma neppure questo lo indusse all'obbedienza. Alla fine il re ordinò di metterlo in catene, condurlo attraverso la città e gettarlo dal Ponte Carlo nel fiume Moldava: era il 20 marzo 1393.
Dal punto da cui Giovanni fu gettato esiste una croce a ricordo del suo martirio.
Secondo una successiva tradizione il martirio è attribuito a cause molto diverse.
Giovanni Nepomuceno sarebbe stato anche confessore della regina Giovanna di Baviera ed il re, avendo dei dubbi sulla fedeltà della stessa, gli avrebbe chiesto di rivelare quanto detto in confessione dalla regina.
Giovanni non avrebbe accettato di violare il segreto delle confessioni e perciò condotto sul ponte della città e, tra il sesto e il settimo pilastro gettato nella Moldava, dove annega.
Il ponte Carlo a Praga
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Il luogo della sua esecuzione, sul Ponte Carlo, è tuttora luogo di venerazione e viene ricordato da una statua e una lapide; secondo la credenza popolare toccando la lapide con la mano si avrà fortuna per i successivi 10 anni.
Proclamato santo da Benedetto XIII nel 1729, è venerato come martire del sigillo sacramentale.
La statua del Santo è stata oggetto di una miracolosa “avventura” in occasione del bombardamento e della distruzione del ponte nel 1944. Dispersa nelle acque del Ticino, ritrovata casualmente da un pescatore, amorevolmente conservata dallo stesso e riposta nella cappella, dopo restauro, nel nuovo ponte coperto inaugurato nel 1951.