Le Macchiette di Pavia e dintorni
Tratto da "Care Macchiette Pavesi" di P. Marabelli e "Giuān al māt" di A. Faravelli
Si chiamava Rampini di cognome, in dialetto pavese Rampin, ma di domenica voleva essere chiamato Gancio (cioč in lingua italiana).
Girava per la cittā a bordo di un calessino trainato da un grazioso cavallino che lui curava come un figlio, e che guidava tenendo le redini con raffinata portanza.
Vestito sempre elegante e compito, cravattina, stivaletti, cappello a larga tesa e bastoncino, nei balli popolari si rivelava gentiluomo, incline al baciamano delle signore, gentile anche se da esse respinto.
Il suo motto era "Per essere come gli altri, ...si č sempre in tempo!"
Era una persona allegra ed amabile, fino a quando non alzava un poco il gomito.
Col tempo si č evoluto, ha sostituito il calesse ed il cavallino con una pių adeguata Panda, con la quale continuava ad animare le festa paesane e le osterie della nostra periferia.
Rampin