WALTER   VAI

Menestrello Pavese dei giorni nostri

                                

Approfittando delle belle giornate che la fine dell’inverno ci sta regalando, con tanto di casco in testa, sono salito sulla mia city-bike e mi sono avventurato nelle belle stradine lontane dal traffico che collegano i nostri bei paesi del Pavese. Ero sulla stradina che da Fossarmato, passando per Vimanone, porta a Cura Carpignano e la giornata limpidissima mi permetteva di ammirare le cime ancora innevate del nostro Appennino oltrepadano e quelle delle Alpi lontane. Una bellissima coreografia che, stando in città, non si potrà mai godere nella sua esaltante spettacolarità.

« Pedàla Lino ! – mi urlò un motociclista mentre mi stava sorpassando – Compra la mòto cat vè pusè fòrt  » !

Giunto in Cura, davanti al primo bar che si incontra venendo dalla mia direzione, scorsi la moto che mi aveva sorpassato ed il motociclista con il casco in mano. Era il mio amico Walterino !

Pavia, per nostra fortuna ed orgoglio, ha sempre annoverato, tra i suoi figli, parecchi poeti dialettali che, con le loro emozioni, hanno saputo fermare il tempo su alcuni aspetti della città e della vita sociale che l’hanno caretterizzata esemplarmente.

Poeti pavesi che scrivono le loro liriche, sonetti e composizioni in vernacolo, ce ne sono tanti, molti assai godibili e degni di assoluta considerazione ma, chi brilla di luce propria più intensa, secondo il mio modesto parere, è senz’altro Walter Vai, che chi gli è amico chiama affettuosamente  Walterino.

Chi ne sa molto più di me, cioè la grande critica, che nella nostra città universitaria non può certamente mancare, considera Walterino l’erede di Ferrari e Morani, i due indiscussi giganti della poesia pavese del secolo scorso e questo la dice lunga sul fatto che ci troviamo di fronte ad un poeta di sicuro talento che, se continuerà nel suo percorso, ci potrà regalare altre sorprese interessantissime.

Il dialetto pavese, come la maggior parte di tutti gli altri vernacoli sparsi nella nostra bella ed impareggiabile Italia, come si sa, è confinato nel nostro territorio, Walterino, invece, ha l’onore di averlo esportato addirittura in Sicilia.

A Capo d’ Orlando, nella hall del Museo del poeta Lucio Piccolo di Calanovella, allievo prediletto di Eugenio Montale e parente di Tommasi di Lampedusa che in quei luoghi partorì il Gattopardo, è stata incorniciata ed appesa una lirica in vernacolo “pavese” di Walter Vai dal titolo Cul tò amùr a Càpo d’ Orlando ! Scusate, ma una poesia di un pavese, coniata nel nostro straordinario dialetto, in un ambito letterario così prestigioso, non è cosa di tutti i giorni ed è giusto magnificarla perchè vale assai più di un premio letterario !

Di premi Walterino ne ha vinti parecchi, è stato ed è componente di giurie in diversi concorsi, ma non ama il clamore e preferisce tenere queste affermazioni per sè.

La prima grande passione di Walterino è stata lo sport e, frequentando il do-gi (che in giapponese significa allenamento) è arrivato al Karatè dove ha raggiunto il secondo premio regionale di Kamite (combattimento).

« E’ una disciplina che forgia mente e corpo. – mi dice – Avevo quindici anni ed insieme con le letture di poesie rappresentò la mia più fedele compagna. Forse ottenni solo risultati fisici, ma mentalmente restai e resto imbrigliato nei miei onnipresenti tormenti esistenziali ».

« So che sei laureato in Economia e Commercio e che hai frequentato il Conservatorio di Pavia ».

«  La musica lirica mi ha rapito l’anima, ed ero un tenore lirico-leggero. Avrei voluto essere un tenore drammatico ma, dopo cinque anni di Conservatorio preferii concentrarmi negli studi universitari perchè il cammino musicale era troppo nebuloso e, anche se dicono che sono un poeta, e  quindi un sognatore, so ben inquadrare la realtà ».

« Mino Milani, è superfluo dire chi sia perchè sanno tutti che è la più fulgida “bandiera letteraria” degli Scrittori Pavesi di sempre, ha sempre avuto parole di elogio nei tuoi riguardi ».

« Ho conosciuto Mino Milani quando avevo 37 anni e, all’idea di trovarmi di fronte ad un Premio Hemingwai della letteratura, emozionatissimo,  mi feci piccolo piccolo ! Grazie a lui mi sono riavvicinato a Pound, Elliot e Salvatore di Giacomo; ho ripreso Hemingwai, Conrad, Steinbeck, Tolstoi ed altri mostri sacri che alle superiori avevo solo sfiorato. In qualunque caso, senza i suoi consigli, avrei scritto solo il primo volumetto di filastrocche in vernacolo sui personaggi pavesi. Anche se non ami molto  essere osannato, grazie Mino » !

« Condivido ! Al nostro  grande Mino debbo tanta gratitudine anch’io. Ma andiamo avanti. Hai pubblicato, sempre con i  preziosi caratteri di Ponzio Ed., Sulle sponde del Ticino - elecubrazioni di un umorista a spasso, Pavia – i munument cui sò cumpunument, Sensasion d’un paves, Mument e turment d’amur, infine, con I suoi occhi, ti sei trasformato da poeta in romanziere ».

« Il dialetto, concedimi la comparazione, per me è come il latino. Non ha bisogno di perifrasi : arriva diritto al cuore ! Come si fa a non amare il dialetto pavese se hai come amici “ I Fio dla nebia” , “Quèi ad la barcela” , “Maggi Pisy”, “Franco Banchieri, in arte Serena” , “Gianfranco Manenti” e, impossibile dimenticarlo, “Il conte Arduino”, quel bèl malnàt e storico personaggio pavese ? Elaborai la mia prima poesia quando avevo otto anni e si intitolava La rondinella partita che meraviglio la mia maestra Gandini perchè, da allegro qual’ero, avevo composto versi tristissimi. Ovviamente avevo scritto quella poesia perchè il mio stato d’animo era stato impressionato così come mi accade spesso ed allora elaboro. Comunque non scrivo di getto, rivedo moltissime volte sia le parole sia la punteggiatura e questo vale per il dialetto e l’italiano, per la poesia e la prosa. Mi attingo a quanto dicevano Hugo ed il nostro Ungaretti: le parole non devono essere scritte a caso ».

« Progetti per il tuo futuro letterario » ?

« Scrivere, per me, è splendido in qualunque modo lo faccia. E’ come vivere una seconda vita, se pur le mie siano piccole cose. Produzione nuova. Si, qualcosa bolle in pentola, in lingua ed in vernacolo ».

Walterino non aggiunge altro, da uomo che ha i piedi ben piantati per terra, ama parlare di cose reali ma sono certo che saprà sorprenderci ancora meritando la stima che gli è garantita dalla sua genialità.

 

Walter Vai    in personaggi del dialettale pavese

 


14 Marzo 2009 - Lo scrittore e poeta Walter Vai ospite al circolo La Barcela

Alle sue spalle Mario Cantaluppi a sinistra e il Presidente del circolo, Gigi Rognoni a destra.