MINO MILANI
nessuno, come lui, ha Pavia nel cuore
... colloquio a 360 ° tra due scrittori pavesi ...
E’ una giornata di quelle tipicamente pavesi, sono immerso nell’ umidità e “scarnebbia”. Camminado sui bei sassi del Ticino che caratterizzano efficacemente il manto della via e della piazza che portano a San Pietro in Ciel d’ Oro, mi avvicino alla casa del più geniale ed amato cantore, di tutti i tempi, di Pavia. Mino Milani mi aspetta per un’ intervista.
Mi assale un dubbio ! C’ è forse qualche pavese che di Milani non sa già tutto, magari, meglio di me ? Allora perché intervistarlo ?
Senza accorgermene suono il citofono e, concentrato sulle mie apprensioni, mi trovo nel caratteristico studio del nostro grande scrittore. Mi mette a mio agio ma, emozionato come una matricola al primo esame universitario, non so più cosa chiedere, per cui vado a casaccio e che Dio me la mandi buona !
Oltre a Fantasma d’ amore, formidabile “best-seller” degli anni ’70, che nella ristampa dell’ Editore Guardamagna di Varzi, ha beneficiato di una magistrale prefazione del Prof. Angelo Stella, quale altro tuo capolavoro porti come fiore all’occhiello ?
Ma, guarda, Fantasma d’ amore mi è molto caro perché è stato il mio primo libro adulto e poi perché è molto pavese. Per la verità il mio libro che ha avuto miglior accoglienza è Romanzo Militare, che non è una storia pavese, si svolge in Calabria. Sai bene che nessun è buon giudice di sé stesso ma, per me, questo è il mio miglior romanzo. Se invece dovessi dire in che cosa vorrei essere ricordato, direi senz’ altro nella letteratura per ragazzi.
In quante lingue sei stato tradotto ?
Mah …. tre …. forse quattro.
Per quello che ne so io sono oltre una dozzina, ma è risaputo che non sei affatto vanaglorioso …. sorvoliamo …. ma di Efrem, quante copie hai venduto nel mondo?
Oltre mezzo milione, favorite, credo, dal fatto che per tre volte ho vinto il “Bancarellino”, ovvero il Bancarella per ragazzi. Di premi ne ho vinti tanti, ma il più gradito è quello che ti danno i ragazzi leggendo i tuoi libri.
Mino Milani scrittore, è un avvenimento di pochi giorni fa, insieme con mio cugino, l’ altro promettentissimo attore Mariano Lombardi, accompagnati musicalmente dal maestro Ennio Poggi e presentati dal “dotto” Angelo Stella, si è trasformato in attore di teatro.
No, è uno scherzo, un divertimento. Si trattava di fare una raccolta di fondi per San Michele, organizzata dal Lion Club del quale mia moglie è socia. Antonella ha avuto l’ idea di farci rappresentare la storia di Ravetta, divertente e rocambolesco personaggio pavese protagonista di alcune mie opere, in Francia.
Nei tuoi celeberrimi 20 libri di San Siro hai descritto personaggi, situazioni e momenti storici, di una pavesità straordinaria; verrebbero tutti, come Ravetta, applauditi se calcassero un palcoscenico. Come mai Mino Milani, nella sua proverbiale creatività, non ha mai scritto testi teatrali ? Ora che hai iniziato la nuova carriera di attore, perché non ti cimenti in questa nuova avventura culturale scrivendo testi addirittura per te ed i tuoi amici ?
No, no, il teatro mi piace ed un pezzo teatrale, Calamity Jane, l’ ho anche scritto. E’ andato in scena al Piccolo Teatro di Milano, interpretato da Ottavia Piccolo, ma è stato un episodio, seppur gradevole e, a detta dei critici, ha anche avuto un discreto successo. Ma io sono solo semplicemente un romanziere.
Evviva ! Con i tuoi oltre duecento libri, riempi una biblioteca !
Non esageriamo. Di libri veri ne avrò scritto una sessantina, forse è anche vero che supero il numero di duecento, ma solo se consideri i titoli dei miei racconti e di alcuni saggi. I libri di San Siro, in fondo, sono semplici racconti, come il mio recente Chi mi ha toccato ?
Quello che affermi, non c’ è alcuna ombra di dubbio, tutti i tuoi numerosissimi lettori, ed io li condivo pienamente, te lo contesteranno. Ma come nasce Mino Milani letterato ?
Con gli studi di lettere. Avevo iniziato con medicina ma ho cambiato subito rotta ed ho fatto la facoltà, credo, bene; ma non ne sono sicuro. Sicuramente non l’ ho fatta bene come avrei dovuto. Ma i tempi, allora scarsi di risorse tecnologiche, erano diversi. Come letterato, cioè avere una discreta cultura generale, una buona base storica e imparare il metodo per scrivere, l’ ho imparato sui trent’ anni.
E l’ esperienza vissuta prima al Corriere dei Piccoli e poi alla Domenica del Corriere ?
E’ stata molto importante perché mi ha messo sotto; ero un lavoratore molto intenso, continuo. Mi hanno insegnato a scrivere in fretta. Per un verso, o per l’ altro, da questi due grandi settimanali ho avuto molto di più di quanto abbia dato. Rimpiango che le ultime due generazioni non abbiano potuto fruire delle loro magnifiche opportunità.
Quand’ ero giovane studente, come tantissimi altri, sono stato catturato dalla rubrica La realtà romanzesca, che, incastonata nella Domenica del Corriere, appariva con la firma di Mino Milani. Fatte le debite ricerche, mi esaltò il fatto che l’ ideatore era un mio concittadino.
L’ idea non è venuta a me. La Realtà romanzesca era già una rubrica della Domenica del Corriere, che ha avuto più narratori e appariva sporadicamente sul settimanale. Fu l’ allora grande direttore, Gugliemo Zucconi, di affidarla, stabilmente e settimanalmente, a me. Cinquanta dei racconti più belli vennero pubblicati prima da Mursia, poi da Longanesi che, nella sua famosa collana, ne vendette mezzo milione di copie.
Quali benefici artistici hai ricavato da questa bellissima esperienza ?
La rapidità e la misura nello scrivere, ovvero la capacità di sintesi.
Hai scritto la godibilissima e monumentale Storia avventurosa di Pavia, che il compianto Editore Luigi Ponzio ha stampato in tre volumi. A quante tesi di laurea, come impegno, corrisponde ?
A tante, almeno una dozzina. La storia di Pavia l’ ho chiamata avventurosa fidando che la gente capisse che non è romanzata in quanto è tutta vera, altrimenti non avrei impegnato tutti gli anni che ho impiegato a scriverla.
Sanno tutti che hai una passione forte … insomma … sei innamorato folle della tua Pavia. Ma la tua Antonella non è gelosa ?
No, assolutamente ! Prima di tutto perché è innamorata anche lei di Pavia e poi perché lei è di una famiglia storica. I Griziotti sono protagonisti nella storia di Pavia da almeno un paio di secoli, mentre i Milani erano poveri contadini semi-analfabeti che si sono inurbati impiegando quasi un secolo a diventare cittadini.
Ma che cittadini ! Mi risulta che tuo padre sia stato, stimato ed amato da tutti, Sindaco di Pavia.
Mio padre, e lo dico con orgoglio, era un uomo ed un cittadino esemplare che, nell’ immediato dopoguerra, nei momenti della grandi crisi, nella difficile opera di ricostruzione, ha dedicato animo e corpo al gravoso impegno che si era assunto: e la popolazione, unita, gli ha dato una grossa mano !
Mino Milani ragazzo è stato figlio del Ticino ed anche atleta ?
Io ero un discreto giocatore di Rubghy, un pilone di mischia, ovvero uno dei primi tre che entravano in mischia e di botte o testate ne ho prese parecchie; ma mi sono sempre prontamente e sportivamente vendicato. Sono stato, e ne vado particolarmente fiero, anche un eccellente vogatore di barcè; non ero certamente il più bravo di tutti, ma allora i pavesi il loro fiume lo prendevano gioiosamente d’ assalto. Sarei più felice se esistesse ancora il Ticino ! Ora rimane solo il patetico ricordo attraverso il Club dei Vogatori, che si impegna meritoriamente a mantenerne viva la prestigiosa tradizione.
Ed il Pavia Calcio in C 1, il Basket in A 2, il Wolley femminile così in alto anche lui, sei altrettanto fiero?
Io sono sempre stato quadrato e mi entusiasmo dei successi come tutti e mai come ora siamo stati così primattori. Speriamo che, almeno in campo sportivo, non arrivi anche lì il Testamento di San Siro, come purtroppo, in passato è già capitato.
Tu, che hai studiato in tutti i dettagli l’ evoluzione della nostra città, cosa pensi della Pavia attuale ?
Mah … della Pavia attuale si pensa ciò che si pensa delle altre grandi città: sta perdendo, se non l’ha già perso, il suo carattere. La nostra storia cittadina è sempre più la storia nazionale. In realtà la storia di Pavia finisce con il Medioevo quando Milano ci occupa definitivamente ! Poi diventa la storia di una città lombarda tanto che nell’ ‘800, i nostri protagonisti, a cominciare dai Cairoli, non si occupano tanto di Pavia quanto di tutta l’ Italia. Non direi che la Pavia di oggi mi entusiasmi veramente, quando rifletto sulla Pavia che amo, spesso, mi chiedo se esiste davvero o se non sia, invece, una mia estrazione.
Spesso si parla, come hai fatto tu poc’anzi, del famigerato Testamento di San Siro, che hai spesso riproposto all’ attenzione generale. E’ giusto che ci si debba preoccupare ?
Io, è vero, l’ ho riportato fuori dall’ oblìo perché si stava perdendo l’ idea di questo testamento. Il testamento, evidentemente, non l’ ha fatto San Siro. Nasce nei secoli come presa d’atto dei pavesi che le cose non andavano mai bene e, di conseguenza, ne è nata una leggenda. Forse, nasce quando Pavia perde la sua libertà e, da allora si dice, ed oggi più di prima, che le cose vanno male per colpa d’ altri o del nefasto destino. E’ comunque un appassionante argomento che cercherò di approfondire.
Con un’ altra tesi di laurea ?
Io dico sempre che Pavia è una città nemica del tempo perché le cose che in altre città vengono realizzate in pochi mesi, qui da noi si definiscono in vent’ anni. E non parlo della sola Tangenziale ! Forse il Testamento di San Siro c’ entra anche in questo. Malgrado tutto, però, noi pavesi abbiamo realizzato una città che da secoli, e tutt’ ora, è un probante punto di riferimento culturale. Pensa quanti studenti sono venuti a studiare a Pavia e non si sono più mossi diventando, se vuoi, più pavesi degli altri, ed anche loro hanno assimilato questo strano rapporto col tempo.
Cosa ti senti di augurare ai tuoi concittadini per Natale ?
Se è per questo Natale l’ augurio migliore è che lo passino bene ! Se invece è un augurio a Pavia, allora le auguro di rimanere uguale a quella che è, ma che si impegni maggiormente a fare qualche piccola modifica in rapporto con il tempo!
S’ è fatto tardi. Sceso in strada mi accorgo che non “scarnebbia” più. La nebbia s’ è fatta più intensa ed in giro non c’ è alcun segno di vita. Pavia, insensibile all’ augurio del suo figlio più affezionato, dorme !
Mino Milani In Personaggi della Letteratura