Sensibile alle sollecitazioni dell'amico Gian Paolo Nardoianni che, oltre ad essere "concittadino ad honorem" per la sua lunga permanenza Pavese, ha la musica ed il "belcanto" nel sangue, mi sono dedicato a raccogliere informazioni su Claudia Muzio...cantante lirica nata a Pavia....definita dai melomani la "Divina". Mi sono trovato così di fronte a due sorprese: la prima è stata...Lei, la Muzio, un personaggio che nel contesto della lirica mondiale, dal 1910 a metà degli anni trenta, è stata la primadonna assoluta e incontrastata, la seconda sorpresa, ahimé, lo scoprire che Pavia, le sue istituzioni e i pavesi tutti o quasi, il sottoscritto compreso, non conoscessero la concittadina che nel mondo lirico è tranquillamente paragonata alla ben nota Maria Callas !
Claudia Muzio nacque a Pavia, in piazza del Duomo 4, il 7 Febbraio del 1889, da Carlo Alberto Muzzio (con doppia zeta, secondo i dati anagrafici), artista lirico pavese, e da Giovanna Gavirati, milanese, corista. Non essendo i genitori coniugati, per una presumibile necessità di pubblica immagine, la piccola, pur rimanendo assolutamente nelle loro mani, venne ufficialmente dichiarata al Comune con nominativo differente:Versati Claudina Emila Maria. La sua fu un'infanzia itinerante che dall’Italia la condusse in Europa e in America al seguito del padre, impegnato come direttore di scena al Covent Garden, al Metropolitan di New York e a Chicago. Claudina, con la famiglia e dopo alcuni anni, trovò finalmente una sede stabile a Londra, dove rimase fino ai sedici anni, e dove, in un ambiente artisticamente stimolante, poté dimostrare il suo precoce talento musicale orientandosi agli studi di pianoforte e di arpa. Tornata in Italia, Claudia, incoraggiata dal padre che ne aveva scoperto le attitudini, iniziò gli studi di canto a Torino con il mezzosoprano Annetta Casaloni, la prima interprete di Maddalena nel Rigoletto verdiano. Si perfezionò poi a Milano con Elettra Callery-Viviani, che la iniziò ai principi basilari del “belcanto”. Nel 1908 i genitori di Claudina decisero di sposarsi a Londra e nell'occasione Claudina, diciannovenne, fu “riconosciuta dai propri genitori naturali” e quindi acquisì la qualità di figlia legittima, assumendo il cognome del padre alleggerendolo di una zeta.
Sarebbe diventata celebre in tutto il mondo come Claudia Muzio. Idolatrata dal pubblico, apprezzata dai direttori d’orchestra e dai compositori, è stata un mito rimasto intatto ancora oggi, mito che in Sud America mantiene tratti da leggenda. Di lei si è scritto: “La divina” Claudia Muzio fu una cantante-attrice di insuperabile bravura che, nei personaggi animati da grandi passioni dell’opera, seppe infondere un’anima e un temperamento artistico forse senza pari nel secolo scorso. “La divina”, il soprannome proprio della cantante pavese fu attribuito, sulla scia della Muzio e come lusinghiero apprezzamento della sua arte, anche a Maria Callas.
Ma fu Claudia Muzio a rimanere nel panorama della lirica, “La divina” per antonomasia e, nei paesi di cultura spagnola, “L' unica”. Fece il suo debutto operistico ad Arezzo nel 1910 come protagonista di Manon di Massenet e nonostante la sua giovane età fece rapidi progressi, fino a debuttare nel 1913 al Teatro alla Scala a Milano, e successivamente all'Opera a Parigi. Nel 1915, dopo una parentesi a L’Avana dove cantò Nedda, ripropose il ruolo al Teatro Dal Verme di Milano in un’edizione di Pagliacci rimasta storica che, diretta da Arturo Toscanini, segnò l’addio definitivo all’Italia di Enrico Caruso.
Aveva già cantato con il grande tenore al Covent Garden in Tosca e Bohème (1914) e lo ritrovò come partner al suo debutto al Metropolitan in Tosca (4 dicembre 1916), un successo clamoroso che diede inizio ad una collaborazione stabile con il grande teatro newyorkese durata fino al 1922. A Chicago fu presente in tutte le stagioni dal 1922 al 1932; alla Scala, Violetta insuperata e insuperabile, cantò Traviata e Trovatore diretta da Toscanini (1926); poi nuovamente al Metropolitan (1933). Fu Claudia Muzio ad inaugurare con Tosca il War Memorial Opera House di San Francisco (15 ottobre 1932), tuttora il più importante teatro dell’Ovest degli Stati Uniti e vivace centro culturale che, fortemente voluto dal maestro Gaetano Merola, fu finanziato, nonostante la grande depressione, con le generose sottoscrizioni della comunità italiana.
Come molti artisti, pur conducendo un’esistenza piuttosto ritirata e votata all’arte, ebbe una vita sentimentale intensa e non felice. Se il successo e l’affetto del pubblico accompagnarono sempre la sua carriera, non fu altrettanto fortunata nella vita privata. Schiva e riservata - il suo unico matrimonio, celebrato nel 1929 con Renato Liberati, si concluse drammaticamente - ebbe relazioni sentimentali problematiche: oltre al soprannome, “la divina”, la Callas condivise con “la divina Claudia” anche “l’amore fatale”. A Buenos Aires infatti la Muzio intrecciò una tormentata relazione con un giovane greco, profugo da Smirne da poco caduta in mano ai Turchi, che aiutò nel lancio della sua prima avventura imprenditoriale (importazione di tabacco) e dal quale fu poi abbandonata. Era Aristotele Onassis. Dal 1928 al 1935 sostenne quasi cento recite nei ruoli di Tosca, Santuzza, Norma, Maddalena di Coigny, Aida e Cecilia, nell’omonima opera di Licinio Refice, rappresentata per la prima volta al Teatro Reale dell’Opera il 15 febbraio 1934. Alle insistenze di Giacomo Lauri Volpi, il collega che l’ammirò incondizionatamente, si devono le ultime incisioni della Muzio per la Columbia (1934-1935), prodotte con tecnica elettrica, che il grande tenore volle fossero realizzate per assicurare alla futura memoria “una voce unica prima che sia troppo tardi”. Si spense prematuramente: all’età di 47 anni fu trovata morta in camera all’Hotel Majestic, a Roma. Era il 24 maggio 1936 ed era reduce dalla sua ultima grande interpretazione, Cecilia, nell’omonima opera di Licinio Refice (la tradizione vuole che l’avesse scritta per lei).
Già provata forse dalla malattia, la Muzio aveva ancora sostenuto, con fatica fisica e morale, trionfali recite a Buenos Aires (1934) e a Rio de Janeiro (1935). Anche la sua morte entrò nel mito: si discusse a lungo sulle possibili, e mai chiarite cause, di un decesso per alcuni annunciato, per altri ammantato di mistero tanto che si ipotizzò anche un suicidio. Fonti diverse parlarono di malattie cardiache, di mali incurabili e perfino di veleno.
È sepolta a Roma al Cimitero del Verano. (Foto a lato di Michael Hardy)
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Immagini teatrali di Claudia Muzio dal sito http://www.cantabile Ritaglio dalla Provincia Pavese di Elisabetta Romagnolo 1934 - Claudia Muzio e Refice a Montevideo - video con immagini da you tube |