Sopra: La facciata di S. Giovanni in Borgo
Sotto: Stampa della Chiesa di San Giovanni in Borgo e del Collegio Borromeo (fine Settecento)
La probabile posizione
SAN GIOVANNI IN BORGO Tratto da: Pavia di L. Marabelli - 1997
Chiese di Pavia (senza tracce, entro le vecchie mura)
S. Giovanni in Borgo, fondata dal Vescovo San Massimo, che resse la diocesi della città dal 499 al 514, detta anche di “S. Giovanni de Coemeterio” per il vicino cimitero, o anche “de palude” per essere posta nella parte bassa della città vicino al Ticino fu inizialmente dedicata a S. Giovanni Battista.
Si tramanda che Alboino nel 568 entrò in Pavia dalla porta di S. Giovanni, così chiamata per la vicinanza della chiesa. (La leggenda di Alboino)
Le evidenze storiche presentano S. Giovanni in Borgo, esemplare d’architettura e scultura romanica, molto simile a S. Michele.
Le facciate delle chiese presentavano forti somiglianze: tetto a capanna, doppio contrafforte sulla facciata a ricalcare la divisione interna in tre navate, il portone centrale con due porte laterali, due bifore su entrambi i lati della facciata stessa, una cupola e all'interno la cripta sotto la tribuna e i matronei, cioè i passaggi sopra le navate laterali che erano destinati alle donne.
Esemplare d’architettura e scultura romanica a tre navate, sotto il portico antistante si trovavano dodici tombe di re.
Soppressa nel 1805, fu acquistata dal Collegio Borromeo prevedendone l'atterramento e la spianatura per il completamento del giardino di S.Marco in Monte Bertone (fondata nel 1174 da Guido della Valle e Carnelevario Borghi) e che fu denominata Bertone dalla famiglia che vi abitava vicino.
La disponibilità avvenne solo negli anni successivi in quanto la Chiesa fu utilizzata quale deposito di polveri ad uso militare.
Atterrata nel 1815, nel 1821 il Collegio acquistò tutto il complesso, unendolo a quello già esistente, compreso l’orto Pertusati, dove un tempo esisteva un cimitero.
Il tutto si trovava alle spalle dell’odierno Collegio Borromeo nell'area degli attuali Orti Borromaici..
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ISTITUZIONI STORICHE ECCLESIASTICHE |
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La chiesa di San Giovanni in Borgo è attestata fin dall' anno 800; tra le fonti edite di carattere generale, la parrocchia è citata nel 1250 nei documenti concernenti l'estimo pavese del secolo XIII; è menzionata tra le parrocchie di Porta Damiani nelle Rationes decimarum del 1322-1323; compare nei rogiti del cancelliere episcopale Albertolo Griffi degli anni 1370-1420; è ricordata negli atti della visita pastorale compiuta nel 1460 da Amicus de Fossulanis e successivamente nella visita apostolica di Angelo Peruzzi del 1576, quando si contavano tra i parrocchiani 800 anime da comunione. E' elencata nel catasto teresiano degli anni 1751-1757. Nel 1576 il clero risultava composto da nove canonici e due cappellani; quindici sacerdoti e dieci chierici nel 1769. In base al decreto 22 giugno 1805 sulla riunione delle parrocchie nelle principali città del regno d'Italia, che ebbe attuazione l'8 ottobre 1805, la parrocchia di San Giovanni in Borgo fu soppressa e unita alla parrocchia di San Michele Maggiore. |
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Link risorsa:http://www.lombardiabeniculturali.it/ |
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La chiesa di S.Giovanni in Borgo è elencata nell' "Anonimo Ticinese", Cap. III° " Chiese coi loro Corpi Santi, entro il secondo muro di Pavia" di Opicino de Canistris (1° ref.). Riferendosi alla chiesa, l'Anonimo Ticinese aggiunge: "Chiesa di S. Giovanni in Borgo, che una volta dicevasi l'Antico Cimitero, fondata da Rotari re de' Longobardi, in cui riposano i corpi de' SS. confessori e Vescovi Ursiceno e Massimo antistiti pavesi, ed uno o più corpi de' SS. Innocenti. Contigna è la cappella di S. Raffaele arcangelo, nella quale sono i corpi di S. Pietro vescovo di Pavia che sedette un anno pontefice in Roma, comechè per certo motivo non si legga nell'elenco de' Papi; di S. Valeriano M. sposo a S. Cecilia, e di S. Felicita M. Parimenti il capo di S. Cornelio Pp. e M. ed altre reliquie. Ancora si dice vi sieno i corpi di Giobbe e Tobia profeti, secondo n'attestano persone gravi e degne di fede colà venute da lontani paesi, le quali dichiarano averne presso di sé sicuri documenti."
Dal Commentario dell'Anonimo Ticinese tradotto da P. Terenzio (1864). |
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