SANTA MARIA del SENATORE e S. AURELIANO Tratto da: Pavia - L. Marabelli 1997
Chiese di Pavia (sconsacrate, entro le vecchie mura)
La Chiesa fu edificata nel 714 da un nobile di Pavia, certo Senatore, signore di molte terre e castelli, gran Capitano di guerra.
La Chiesa inizialmente era dedicata alla Vergine e S.Aureliano.
Distrutta e rifatta più volte in vari stili e in varie epoche; l'ultimo edificio in stile rinascimentale fu distrutto nel 1804.
L'ingresso al Monastero era sito, probabilmente in Via Menocchio, mentre la chiesa aveva il suo ingresso in Via Bossolaro, di fronte all'allora Paratico dei Macellai e dove molto recentemente era sorta una sala cinematografica.
Inizialmente il Monastero annesso alla chiesa e nominato "del Senatore" era officiato dai Padri Agostiniani, citati da un diploma di Ottone III° ( 983 - 1002 ) ed era largamente beneficiato.
I Padri possedevano infatti parecchi beni che comprendevano castelli in varie parti della Provincia con le relative pertinenze e proprietà terriere.
E non solo nella provincia di Pavia, anche in Porlezza e sul Lago di Como, a Sale nell'Alessandrino e a Casei Gerola.
Nel periodo Napoleonico avvenne la soppressione del complesso ecclesiastico, tuttavia non fu totale, buona parte del monastero restò integra, mentre le rimanenti parti vennero usate a scopi privati e ad uso abitazione civile
Tutto il complesso, fuorché la Chiesa, fu rifatto ai primi del 1900, ed è l'attuale dimora delle Suore Canossiane,che occupano praticamente l'edificio rivolto su via Menocchio.
Abbiamo fato visita all'attuale sede del Monastero Senatore e, cortesemente accompagnati, abbiamo visitato le più significative aree del monastero stesso, respirando quel senso di serena tranquillità spirituale che aleggia in ogni angolo del fabbricato.
Di seguito alcune immagini attuali e del passato relative alla ammirevole gestione dell'intero complesso.
Il chiostro del Monastero, caratterizzato da un luminoso porticato al piano terreno. Sullo sfondo la Torre Civica, crollata il 17 marzo 1989. Una targa ricorda che il chiostro e il monastero sono stati visitati dal Pontefice Benedetto XVI°, in occasione della visita alla nostra città il 21 e 22 Aprile 2007.
L'interno della chiesa del Monastero del Senatore.
Non è aperta al Culto pubblico ed è riservata alle celebrazioni liturgiche delle Suore e delle ospiti del collegio universitario femminile che ha sede appunto nell'interno del edificio
La chiesa e parte dell'intero complesso sono stati ristrutturati nel secolo scorso e in particolare,nel 1945, in omaggio alla religiosa M. Erminia Gandolfi, l’altare viene completamente rinnovato con marmo.
In quella occasione il quadro in fronte all'altare venne sostituito con l’attuale icona dell’Addolorata, lavoro egregio del pittore Antonio Villa.
Il quadro sostituito (foto a lato) si trova oggi in una sala ospitale prossima all'ingresso principale. Si tratta di una grande tela di mt.2,70 x mt.1,72, ben conservata, opera di Giuseppe Crastona, risalente all'anno 1701 e l’autentica si trova nell’angolo a destra del quadro stesso. Nell'agosto del 1988 è stata restaurata dal pittore Taglierini di Bascapè.
Alle origini si trovava nella Chiesa dei Santi Gervasio e Protasio, officiata allora dai Padri Minori Conventuali, cacciati i quali, nella fine del sec. XVIII, venne portata al Monastero del Senatore.
Rappresenta la SS.ma Concezione di Maria, il Bambino, S. Gioacchino e S. Anna in gloria, e in basso S.Antonio da Padova, in abito da conventuale.
Queste notizie storiche sono di Mons. Gianani che gentilmente
ne fece ricerca, sottolineando l’accostamento, attraverso un pittoresco
squarcio (una finestra che lascia intravedere l’Albero della Vita insidiato
dal serpente, vinto e schiacciato dal piede della Vergine) del Vecchio al
nuovo Testamento.
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ISTITUZIONI STORICHE ECCLESIASTICHE |
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Monastero benedettino femminile di S. Maria del Senatore Benché l'atto di fondazione del monastero datato al 714 sia risultato una falsificazione diplomatica, l'abbazia benedettina di Santa Maria del Senatore di Pavia, denominata anche dei Santi Maria e Aureliano, è stata fondata dal nobile pavese Senatore nella prima metà del secolo VIII. Il monastero risulta sottoposto alla giurisdizione del vescovo di Pavia. Nei secoli centrali del medioevo (IX-XII) il monastero riceve numerose donazioni imperiali e diplomi di immunità e conferma dei propri beni da parte degli imperatori Lotario, Ludovico II, Berengario I, Lotario II, Berengario II, Enrico III e Federico I. Nel diploma imperiale di Federico I del 19 aprile 1161 risulta che il monastero possiede terreni a Casale Monferrato, Voghera e Mondondone. Nei secoli XIII-XIV le proprietà terriere del monastero risultano concentrate nelle località di Voghera, dove il monastero gode delle rendite della chiesa di Sant'Ilario e nomina il rettore che amministra la cura d'anime, e Mondondone, dove il monastero possiede quote rilevanti del locale castello. Nel 1399 il monastero conta quattordici monache. Nel corso del secolo XV alle monache benedettine subentrano le monache benedettine osservanti cassinesi. Nel secolo XVIII il monastero risulta possedere terreni nelle località di Sant'Alessio e Pavia. Nel 1778 la rendita liquida del monastero ammonta a 35.395,15 lire; il monastero conta cinquantuno monache. Il monastero di Santa Maria del Senatore viene soppresso nel 1799.
Nei pressi del Monastero del Senatore, si trovava la chiesa di Santa Tecla. Attestata fin dall'anno 887; tra le fonti edite di carattere generale, la parrocchia è citata nel 1235 nei documenti concernenti l'estimo pavese del secolo XIII; è menzionata nelle Rationes decimarum del 1322-1323 tra le parrocchie di Porta Marencha e successivamente nei rogiti del cancelliere episcopale Albertolo Griffi degli anni 1370-1420; compare negli atti della visita pastorale compiuta da Amicus de Fossulanis nel 1460. Nel 1565 la parrocchia di Santa Tecla fu soppressa e unita alla parrocchia della cattedrale. |
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Link risorsa:http://www.lombardiabeniculturali.it/ |
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La chiesa di Santa Tecla è elencata nell' "Anonimo Ticinese", Cap. II° " Chiese coi loro Corpi Santi, entro le prime mura di Pavia" di Opicino de Canistris (11 ref.)" Dal Commentario dell'Anonimo Ticinese tradotto da P. Terenzio (1864). |
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