ANGELO SECCHI di: GianCarlo Mainardi
Poeta Dialettale Pavese
Gigante di statura, fisico massiccio, sguardo ironico, ti guardava come se ti dicesse ad ogni momento…”ma va là…”. Aveva una "forma mentis" ridanciana, ironica, un po’ come gli antichi motteggiatori fiorentini.
Era tabaccaio o tabacchino, o “tabacchiere” come precisava lui stesso.
Fu titolare del Bar Tabaccheria in corso Cavour proprio di fronte ai portici della Varesina e assiso sul suo trono, annotava mentalmente tutti i fatti cui assisteva, con fare sornione, distaccato, ma capivi che nella sua mente fervida colorita con il suo "humor" ti aveva già messo alla gogna.
Aveva un dialetto perfetto con sfumature risalenti al tempo delle bisnonne e se ne serviva per dare pennellate secche e vivaci ai suoi poemetti.
Nel suo Bar si tenevano numeri di varietà improvvisati, strampalati, zingarate scaturenti dal momento magico e irripetibile, come quella volta che il fotografo Giuliano Carraro, irato, con un martello sfasciò il Flipper che non lo faceva vincere. Andò in frantumi e giunto alla cassa Angelo Secchi gli chiese: “Cosa paga ?” e Carraro calmo e pacifico…"Un caffé e un Flipper…".
Secchi aveva una vena creativa eccezionale scrisse poemetti irripetibili:
"Renzo e Lucia" ovvero i Promessi sposi;
"La cacciata dal Paradiso" nel quale si racconta che l’Adamo tentò di difendersi col Padreterno dall’accusa di aver mangiata la mela…
Splendide rime anche nel poemetto ”Un previ in Paradis” nel quale il povero parroco, accusato di aver portato a letto qualche parrocchiana, si difende a suo modo:
“Ma nò !,
in lét mai pü,
una ròba insì a la bóna
magari in sagristía
insima a una pultrona…”
Angelo Secchi non è più tra noi ma chi ha avuto il privilegio di ascoltarlo
declamare i suoi poemetti, o conserva in libreria i suoi opuscoli gli deve
riconoscere un posto d’onore tra i poeti dialettali pavesi.
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