Via Giuseppe Frank, in pieno centro a Pavia.
Ma in effetti meriterebbero di essere due i Frank,
Giuseppe e soprattutto il papà Giovan Pietro.
◄ Giuseppe Frank / Giovan Pietro Frank►
In realtà pochi ci fanno caso, ma la nostra università è disseminata di monumenti e omaggi a Giuseppe, e anche a suo padre, entrambi medici, entrambi austriaci.
In aula Scarpa, a palazzo Centrale, c’è un busto marmoreo dedicato a papà Giovan Pietro, nel salone Teresiano della biblioteca Universitaria ce n’è invece uno che riporta il nome di Giuseppe.
◄ Aula Scarpa / Busto di Giuseppe Frank ►
Al primo piano dell’edificio un altro monumento è per il figlio; nel cortile dei Caduti c’è una lapide che ne omaggia la memoria.
In
pratica una presentazione molto più significativa della stessa via del
centro cittadino.
La
storia dei Frank padre e figlio ha lasciato il segno nell’università e nel
mondo sanitario pavese, oltre che internazionale.
Vissuti tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, si impegnarono
nel realizzare il concetto modernissimo per la loro epoca secondo il quale
la sanità pubblica doveva essere uniforme in tutto il Paese e gestita da
un’unica normativa.
In pratica Giovan Pietro fu colui che scrisse l’opera “Polizia medica”, che gli consentì di viaggiare per i diversi Stati, invitato da zar e imperatori, con lo scopo di attuare piani di regolamento della sanità.
Nel 1785 Giovan Pietro Frank fu inviato a Pavia dal principe Kaunitz, incaricato dell’insegnamento clinico e della direzione della clinica medica dell’ospedale San Matteo.
Qui, introdusse una nuova farmacopea, per mezzo della quale riuscì a dimezzare la spesa per l’acquisto di farmaci, e redasse nel 1788 il Piano di regolamento per la farmacia della Lombardia austriaca.
A Pavia rimase fino al 1795 e quando se ne andò, tornò a Vienna e poi si
trasferì in Russia, sempre cercando di razionalizzare il funzionamento degli
ospedali, l’approvvigionamento e la distribuzione dei farmaci.
Prima di lasciare Pavia, si assicurò tuttavia che il figlio Giuseppe prendesse il proprio posto.
Giuseppe
si laureò in Medicina nel 1791, appena ventenne e nel 1794, ricevette
l’incarico di assistente alla clinica e ripetitore nel corso di Terapia
speciale.
Giuseppe portò avanti le convinzioni del genitore, si prodigò nella
divulgazione scientifica, delineando i tratti imprescindibili del “buon
medico”.
In seguito all’arrivo dei francesi a Pavia, nel maggio del 1796 e ai violenti scontri di opposizione ai Napoleonici, abbandonò la città per ritornare in Austria a Vienna.
Essendo un appassionato d’arte istituì pure il premio Frank e, alla sua
morte nel 1842, donò all’università di Pavia mille volumi, più un reddito
annuo di 9mila lire che dovevano essere adoperati nell’acquisto di libri di
medicina pratica e anatomia patologica per la biblioteca. Siccome il denaro
si scoprì ben presto superiore al costo di quanto si pubblicava di medicina,
fu esteso ad altre opere scientifiche: il lascito venne estinto soltanto
all’inizio del Novecento.
Infine, all’università pavese, Giuseppe Frank donò pure la piramide funebre di Laglio, con il terreno di pertinenza sulla riva del lago di Como, dove visse nell’ultimo periodo della propria vita.
Da note di Luisa Erba e cagi46
VIA
GIUSEPPE FRANK
che congiunge Corso Cavour con via Cardano