Anicio Manlio Torquato Severino Boezio per tutti
rappresenta spesso solo un paragrafo del manuale di storia della filosofia,
ma conosciamolo meglio...
Discendeva da una nobile famiglia, i cui membri
avevano avuto carriere prestigiose nel Pretorio Romano.
Alla morte del padre avvenuta intorno al 490, fu
affidato ad una nobile famiglia romana la cui figlia Rusticiana Boezio
sposerà intorno al 495; la coppia ebbe due figli, Boezio e Simmaco, che
proseguirono la tradizione di famiglia di ricoprire ruoli prestigiosi
diventando entrambi consoli nel 522.
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L'evento
fondante della vita politica di Boezio fu la vittoria nel 493 del re degli
Ostrogoti Teodorico il Grande su Odoacre, re degli Eruli e sovrano d'Italia;
fu l'inizio del regno degli Ostrogoti sull'Italia (con Ravenna come capitale
e Pavia e Verona come sedi reali) e della difficile convivenza tra questi e
la popolazione romana.
Boezio studiò alla scuola di Atene dove si insegnavano soprattutto le
quattro scienze fondamentali per la comprensione della filosofia platonica,
l'aritmetica, la geometria, l'astronomia e la musica.
Al periodo intorno al 502 si fa risalire l'inizio della sua attività
letteraria e filosofica e la sua erudizione era ben nota e apprezzata: nel
507 Teodorico lo interpellò riguardo alla richiesta ricevuta dal re burgundo
Gundobado per un orologio ad acqua e quello stesso anno Teodorico consultò
Boezio riguardo a un suonatore di lira in quanto era al corrente della
conoscenza della teoria musicale da parte dell'erudito Boezio.
La fama così ottenuta gli procurò nel 507 il rango di patrizio e nel
510 la nomina a console della corte imperiale di Costantinopoli, carica
biennale che gli dà diritto a un seggio permanente nel Senato romano.
L'interesse di Boezio e di molta parte del patriziato romano per i
problemi teologici che avevano il loro centro soprattutto in Oriente, con i
dibattiti sull'arianesimo, misero in allarme Teodorico, che sospettava
un'intelligenza politica della classe senatoria romana con l'Impero, la cui
ostilità verso i Goti ariani era sempre stata appena malcelata e
Boezio fu chiamato alla corte di Teodorico, per discutere della non
facile convivenza fra gli elementi gotici e italici della popolazione e
nello stesso anno fu nominato magister officiorum, carica che tenne fino
all'agosto successivo.
Boezio tra gli atti che compì in tale carica difese da un processo
ritenuto ingiusto l'ex console Albino e proprio quest'ultima azione causò la
sua caduta in disgrazia.
Difendendo Albino affermò che le accuse erano false, e che se
Albino era colpevole, allora lo erano anche Boezio stesso e tutto il Senato.
Gli furono avanzate delle nuove accuse fondate su sue lettere, forse
falsificate, nelle quali Boezio avrebbe sostenuto la necessità di
«restaurare la libertà di Roma»; fu allora sostituito nella sua carica da
Cassiodoro e, nel settembre 524, incarcerato a Pavia in una torre ai margini
della città con l'accusa di praticare arti magiche.
Qui ebbe inizio la
composizione della sua opera più nota, il
"De consolatione philosophiae"
Boezio fu giudicato a Roma da un collegio di cinque senatori,
estratti a sorte e nell'estate del 525, notificò la sentenza di condanna a
morte di Boezio.
Teodorico ordinò l’esecuzione della sentenza per decapitazione che fu
eseguita presso Pavia, nell'Ager Calventianus, una località che non si è
potuta identificare con certezza.
Secondo alcuni studiosi, l'Ager Calventianus sarebbe da identificare
con la scomparsa località di Calvenza, presso Villaregio dove, nel XIX
secolo, venne scoperta una grande lapide del VI secolo, ora conservata nei
Musei Civici di Pavia, che fu forse la lastra tombale di Boezio.
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Papa Leone XIII ne approvò il culto per la Chiesa in Pavia, che ne
custodisce i resti nella Cripta della basilica di San Pietro in Ciel d'Oro e
lo festeggia il 23 ottobre.