Il Ponte Coperto di Pavia, uno dei simboli storici della città, fu costruito nel 1351 da Giovanni da Ferrara e Jacopo da Gozo, sui ruderi d’un ponte di epoca romana; subì, nei secoli, restauri e aggiunte: la porta verso il Borgo Ticino nel Cinquecento, la cappella di San Giovanni Nepomuceno nel Settecento, il portale dell’Amati, verso la città, nell’Ottocento.
Era una di quelle costruzioni medievali, create da tecnici-artisti che non seguivano canoni di simmetria, ma erano riusciti a far nascere un’opera viva, bella e funzionale, che introduceva nel paesaggio una nota pittoresca.
L'antico Ponte coperto di Pavia (dipinto E. Acerbi).
Il ponte fu bombardato dagli aerei alleati nel settembre 1944. Danneggiato, ma non distrutto.
Il Genio Civile pensò di cogliere l’occasione per demolirlo, poiché il ponte, costruito nel Medioevo, poneva un ostacolo notevole alle acque di piena. Gli ingegneri del Genio Civile avrebbero preferito un altro tipo di ponte, con pilastri più esili e luci più ampie. Avrebbero anche voluto smantellare il tetto del Ponte vecchio, che ostacolava il passaggio di veicoli con carichi ingombranti.
Dopo i primi momenti, il Genio Civile e il Sindaco si adoperarono per fare il funerale al ponte ferito, mentre dall’altra parte la Soprintendenza ai Monumenti, Italia Nostra e alcuni intellettuali di buona volontà (tra i quali il prof. Giovanni Vaccari, consigliere comunale) cercavano di risparmiare la vita all’antico monumento, in nome di un restauro che sembrava ancora possibile.
Il
dibattito fu lungo, si prolungò, con toni anche aspri...vinsero... e si giunse
alla distruzione definitiva dell'antico monumento.
La demolizione del Ponte coperto di Pavia (foto E.C. Aschieri).
L'ultima arcata, in mezzo alla corrente del fiume (foto E.C. Aschieri).
Nell’ottobre del 1947 il consiglio comunale, approva, quasi all’unanimità, la ricostruzione del falso storico del nuovo ponte, che viene approvata nel successivo aprile 1948 dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
Nel mese d’aprile del 1948, la demolizione è compiuta a colpi di dinamite. L’antico monumento, ferito dalla guerra, viene sconfitto e ucciso dai tecnocrati e dagli amministratori pubblici pur tentando di resistere alla dinamite: pare che la demolizione della sua dura tempra sia costata di più di quanto non potesse costare il restauro dei suoi resti.
Il Direttore Generale delle Antichità e Belle Arti scriveva, nel 1948:
“Le strutture del nuovo ponte in cemento armato dovranno essere costosamente, quanto studiosamente mascherate da inutili rivestimenti lapidei e da una finta cortina muraria… Mentre si è rifiutata la possibilità di una qualsiasi moderna soluzione, che avrebbe potuto ripetere il tradizionale motivo del ponte coperto, la nuova costruzione, se verrà attuata, non solo dovrà essere considerata un falso artificioso e maldestro, ma purtroppo bisogna pur dirlo, addirittura come una parodia del vecchio tradizionale ponte pavese”.
Tra i sostenitori e fautori del nuovo ponte in stile imitativo, c’è anche il nuovo sindaco Carlo Milani, il quale nel gennaio 1949 presenta alla popolazione un modellino (plastico) dell’opera da realizzare.
(modellino recente)
Il nuovo ponte viene costruito in due anni ed è inaugurato nel 1951.
Il nuovo ponte che, se richiama il vecchio nelle sue forme generali, se ne discosta in ogni particolare:
nell’ubicazione (una trentina di metri più a valle) e nell’orientamento ruotato, che obbliga a . costruire un largo piazzale verso il Borgo Ticino per poter imboccare via dei Mille;
inque, più ampie, in luogo delle 7 1/2 visibili dell’antico ponte;
nei materiali (gli archi sono realizzati in cemento armato, mentre quelli medievali erano in . pietra e muratura di mattoni, con un profilo decisamente diverso).
Il falso storico, "inaugurato" dalle scene del film "Il cappotto", finisce col tempo per appassionare i nuovi pavesi, alcuni lo ritengono addirittura una meraviglia. Occorre tuttavia ripensare a ciò che era il ponte originale: un capolavoro di architettura “spontanea” e di arte paesaggistica, che per sei secoli aveva caratterizzato il profilo di Pavia sul Ticino.
Ma...
Dove sono le quattro arcate del ponte trecentesco ancora esistenti?
Passano gli anni...
Esistono perciò ancora tre arcate e mezzo del vecchio Ponte coperto (arcate di piccole dimensioni), una e mezza verso la città e due verso il Borgo Ticino.
Ecco, segnata in rosso, la posizione delle arcate "sepolte"
Trascurando le arcate sotterranee del lato città, fra l’altro danneggiate dalla costruzione del collettore fognario, sarebbe molto interessante ipotizzare di riportare alla luce, anche parzialmente, le due del lato Borgo.
Inizialmente intervenire con le moderne attrezzature, quali il georadar altimetrico e mappare il sottosuolo verificando lo stato di conservazione dei manufatti medievali interrati.
Quanto sopra significherebbe dare ai media locali e nazionali una ventata di visibilità del nostro passato storico, purtroppo spesso dimenticato e permetterebbe alle Istituzioni locali di ipotizzare un seppur parziale dissotterramento di parte delle vecchie arcate.
Accontentiamoci oggi di poter ammirare le parziali parti in luce delle arcate stesse che da oltre quattro secoli riposano sotto terra.
Bibliografia: Associazione culturale Liutprand
di Alberto Arecchi
Commenti e descrizioni di Gianni Cattagmi
Disegni e fotografie: E. C. Aschieri, G. Cattagni, A. Arecchi, R. Mastretta