Pavia e dintorni, Pavia ... nascosta
LA CITTADELLA E IL CASTELLO
di GianCarlo Mainardi
Dalla pianta del Ballada del 1563 si possono vedere le mura della Cittadella che si raccordavano al Castello.
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In pratica la Cittadella venne eretta insieme al castello Visconteo del quale formava parte strettamente integrante e costituiva la parte meglio difesa in caso di un assedio.
Era circondata da robuste mura e conteneva un ridotto, ricco di macchine da guerra, poi, in seguito, il grosso dei barili di polvere e palle da cannone, ed aveva lo scopo di attirare gli assalitori per tentare di eliminarne il maggior numero possibile e con ogni mezzo, distogliendo così l’attenzione dal castello.
La Cittadella era difesa da soldati disposti a tutto, veri e propri ROS dell’epoca, duramente addestrati al corpo a corpo.
Oggi la Cittadella non esiste più, di tutto il complesso è rimasto in verità un tratto di mura di poche decine di metri in Via Liutprando ( ▄▄▄▄ ) con un portale e tracce di antiche pusterle che anticamente erano a livello del piano stradale.
E ADESSO GUARDIAMO IL CASTELLO VISCONTEO
La porticina di servizio del castello nel fronte sud era molto piccola, per ovvii motivi di sicurezza, ed è evidente che vi poteva passare solo una persona appiedata, e una per volta.
Inoltre aveva una passerella retrattile, una specie di ponticello levatoio in miniatura. Di esso sono rimasti due monconi di pietra di un qualcosa che serviva a sorreggere quella piccola passerella retrattile.
Un’occhiata al particolare. Sull’architrave del portale d’ingresso notiamo sulle pietre una sequenza di segni incisi.
C’è una spiegazione ben precisa.
Quell’antico scalpellino tagliava le pietre a terra e poi le presentava l’una accanto all’altra squadrandole e rifinendole a terra fin che l’arco era perfetto. Quindi scolpiva con cura una sua codifica di sequenza dell’incastro.
Erano tempi di assoluto analfabetismo, perciò la numerazione romana era adattata con sbarrette verticali, da una a sei, per la parte sinistra, poi la pietra centrale, la chiave di volta, e quindi una sequenza degradante di segni a forma di V da sei a uno.
Spettava poi ai manovali issare le pietre e posizionarle al posto giusto, grazie appunto alla codifica, ma… sotto l’occhio attento dello scalpellino….
I Visconti furono sempre devotissimi alla fede e anche sul frontale del loro castello vollero una raffigurazione sacra che proteggesse la loro vita domestica.
Diedero così incarico ad uno scultore di scolpire un’Annunciazione corredata da un cartiglio che riporta la salutazione angelica.
La scultura è un poco sfumata dal tempo ed è probabile che passi inosservata ma avvicinandosi al primo portale diventa ben visibile e scopriamo altresì che venne fatta da un mano assai abile.
Sul rivellino del
castello verso ovest, al termine di una scala angusta,
vediamo due garitte piuttosto alte in modo da coprire il corpo dei
difensori o delle vedette.
Le garitte sono
provviste di spioncino e
poggiano su ampi mensoloni di granito.
5000
Anche il Rivellino nel fianco rivolto a nord ovest era dotato di ponte levatoio e di una porta laterale angusta e molto alta per permettere il trasporto di oggetti di lunghe dimensioni, comprese le guardie armate di lance e alabarde.
L’apertura dall’interno, come si nota, permetteva il passaggio di una sola persona per volta e sono rimasti dell’epoca i robusti cardini del portoncino che furono concepiti antisfondamento, risultano infatti annegati in blocchi di marmo.