STORIE E LEGGENDE in Pavia e dintorni
IL VAMPIRO DI PIAZZA CAVAGNERIA
da Storie vere e leggende Pavesi - www.ciopavia.org
Era l’alba del 4 novembre 1842 quando, una venditrice di pesce vide, contro la prima colonna dei portici di P.za Cavagneria sull’angolo con la contrada di S. Maiolo (attuale via Rezia), un corpo con il capo reclinato in avanti e come se stesse seduto e dormiente.
Il cadavere fu subito portato in obitorio e lì fu riconosciuto da un barelliere , in Elisa Silvani (abitava in Vicolo S. Corona, attuale via Filippo Cossa al civico 213 secondo piano).
La morte era stata causata da una forte emorragia interna che tagliò carotide e giugulare. L’8 novembre, fu la volta di una ragazzina di nome Ernestina Fontana di anni 13, aiutante operaia.
La ragazza fu portata in ospedale ( < foto a lato ) con un taglio al collo. La ragazza perdeva sangue ma era ancora viva. Il caso fu affidato al Commissario Ferrari che andò all’ospedale e in data 10 novembre cercò di parlare a fatica con Ernestina che in ultimo disse di esser stata colpita da un’ombra bianca.
L’anno passò e Pavia tornò tranquilla. Era il 28 ottobre 1843, dopo aver scambiato quattro chiacchiere con don Angelo, verso le 21 il commissario si congedò, era prossimo a P.za Cavagneria (foto a lato > ) quando ad un certo punto sentì urlare e subito corse .
Arrivato in piazza vide solo un’ombra bianca illuminata dalla fioca luce del lampione sull’angolo della strada della Goletta (attuale via Paratici).
Correndo, inciampò in qualcosa a terra e cadde ruzzolando. Alzatosi in piedi si accorse di aver messo la mano in qualcosa di liquido e caldo, l’ostacolo era un corpo, si trattò della terza donna assalita.
La malcapitata era Maria Migliazza (sarta) e nella colluttazione forse aveva graffiato al volto il suo assassino in quanto presentava due unghie spezzate.
Dopo una serie di vicissitudini il commissario capì che il bianco visto da lui e da Ernestina poteva essere la giubba bianca dell’esercito austriaco, mentre il grosso coltello non acuminato era la baionetta. Ferrari andò a parlare con il tenente Beller e si fece dire se un reparto avesse cambiato sede nel dicembre 1841 per poi rientrare nel settembre-ottobre 1842, la risposta fu affermativa e per Ferrari si stava restringendo il cerchio dei sospettati.
Si fece così dare la lista dei soldati però ormai non c’era più tempo neanche per controllare tutta la lista, perché il 4 novembre sarebbe subentrato il commissario straordinario che l’avrebbe sostituito.
Prima però di andarsene a Bereguardo fece da guida a Don Cataprani (personaggio eccentrico conosciuto in una serata insieme a Don Angelo e ad altri) che, muovendosi per la città ne osservò affascinato i monumenti, fino a quando arrivati in P.za Cavagneria, il prete alzò le braccia al cielo e si stupì perchè p.za Cavagneria risultava essere la coppia riflessa della p.zza transilvanica di Bistrata.
La piazza in questione si chiama p.za delle Fiamme, il nome non deriva dal fatto che bruciavano streghe e stregoni, ma perché fu arso vivo l’ultimo dei vampiri, il conte Ferencz. Dopo aver congedato il prete, corse a casa sua e si precipitò vicino alla scrivania dove era presente una lista di nomi tra cui anche Ferencz Lajos, da Bistrata Transilvania.
Di fronte al tenente Beller e a Don Cataprani si parlò di Bistrata, dove fu arso l’ultimo dei vampiri, si presume il nonno di Lajos e si parlò anche del modo di vendicare la scomparsa del parente, o commettendo del vampirismo oppure recidendo solo la carotide facendone uscire il sangue.
Ferrari chiese a Beller di provare a dare un permesso di due giorni al soldato Ferencz. La sera stessa il commissario si servì di una donna, il cui nomignolo era Marescialla, per tendere un agguato al soldato, ma nulla non accadde nulla.
Giunse il 4 novembre ed era l’ultimo giorno di permanenza a Pavia di Ferrari e l’ultimo giorno di permesso per Ferencz. Era ormai buio e Ferrari insieme ad un collega percorsero in fretta sotto la pioggia battente Strada Nuova finchè arrivarono in P.za Cavagneria, subito si sentì un grido seguito da un: "Fermati Ferencz!", dopo una colluttazione il soldato fu condotto in caserma e il caso fu chiuso.
Il 25 ottobre1843 nel cortile del poligono di tiro militare (a monte della conca del naviglio, lungo l’attuale viale Sicilia) si tenne la fucilazione del soldato; alla domanda: "Avete qualcosa da dichiarare?" Ferencz rispose: “torno a prendere il mio posto nella mia famiglia e i colpevoli tremeranno”.
La salma è stata poi sepolta a notte inoltrata e in terreno adiacente il cimitero militare della Imperiale Reale città di Pavia, ignota a tutti la posizione della salma se non per le autorità cittadine e militari.
( Mino Milani )