STORIE E LEGGENDE in Pavia e dintorni
IL MUTO DALL'ACCIA AL COLLO
Tanto tempo fa viveva a Pavia un giovane pescatore che aveva ereditato dal padre una rete fatata che pietrificava tutto ciò che toccava. Il giovane, per non svelare la magia, usciva di notte e dalla barca gettava la rete in Ticino, pietrificando così tutti i pesci che la rete toccava. Una volta colma tornava a riva dove, tolti i pesci dalla rete, questi si rianimavano.
La gente ogni giorno accorreva per vedere l'enorme quantità di pesce pescato e, fra la folla, capitò anche la figlia di un centurione romano. Il giovane pescatore e la ragazza presto si innamorarono, purtroppo, contro il volere della matrigna di lei che avrebbe voluto ben altro per la figlia di un centurione..
I giovani incominciarono così a vedersi di nascosto, all'imbrunire, ma la matrigna, sospettosa, indossato il mantello del marito e abbigliatasi a mo' di maschio, un bel giorno seguì di nascosto la fanciulla.
Trovò così i due giovani proprio sulla sponda del Ticino e, avvicinatasi, si fece riconoscere. Con una rapida mossa il giovane pescatore lanciò sulla donna la rete magica e di colpo il corpo della poveretta si trasformò in statua, cadendo rovinosamente a terra e rotolando verso l'acqua, attorcigliandosi la rete attorno al collo.
I due giovani fuggirono in barca illuminati dalla luna e il Ticino, che la leggenda narra fosse il padre del giovane, con poderose ondate, trasportò la statua nel centro del fiume, cancellandone le sembianze affinchè, anche se ritrovata, non potesse svelare la propria identità.
Tanto e tanto tempo dopo la statua fu ripescata e trovata con ancora la rete arrotolata al collo e, poichè nessuno riuscì a comprendere chi rappresentasse, la chiamarono il Muto dall'accia al collo.
La statua fu deposta in una nicchia di porta Marica delle vecchie Mura e per renderla stabile fu praticamente ricoperta di intonaco, lasciandone scoperto solo il viso: sembrava un bassorilievo e non una statua.
Recuperata più recentemente, è
ora conservata presso i musei civici.