STORIE E LEGGENDE in Pavia e dintorni

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LA LINGUACCIONA                                                                                                                                      tratto da Storie quasi vere - Dante Zanetti

A Pavia, soprattutto nel Borgo Ticino, nei primi decenni del secolo scorso, la lavanderia era una importante attività, legata soprattutto alla presenza del limpido fiume.

La parte più gravosa del lavoro di lavanderia che si svolgeva sulla riva del fiume, era compito delle donne; le quali, avendo pesantemente impegnate solamente le mani e le braccia. potevano liberare la mente e la lingua fin che volevano. Il pettegolezzo era la loro attività principale, che alleviava un lavoro monotono e faticoso, reso ancora più molesto in estate dall'afa e in inverno dal gelo e dalla nebbia.

Quando gli affari andavano abbastanza bene, l'imprenditore lavandaio chiamava a raccolta tutte le sue disponibilità per muovere un passo importante sulla scala sociale, avventurandosi nella costruzione di una casetta per la propria famiglia sul terreno che aveva a disposizione.

Spesso l'impresa costituiva un azzardo per la necessità di contrarre prestiti o addirittura di imporre ipoteche sul modesto immobile.

È a questo punto che le donne della riva, spinte anche dall'invidia, sbrigliavano la propria fantasia a carico del presunto malaccorto: ''L'àfat la cà cun sϋta i ròd". Ha fatto la casa con sotto le ruote, vale a dire: a rischio di vedersela ben presto portar via dai creditori, o peggio.

Fu in una simile occasione che il lavandaio Bergonzi, detto al Diret, perché andava sempre di fretta, uomo puntiglioso e suscettibile, quando fu arrivato al tetto della sua casa, una volta superate felicemente tutte le difficoltà, volle vendicarsi dei commenti malevoli delle lavandaie ornando il frontespizio della costruzione con una singolare scultura raffigurante il volto di una donna scarmigliata, con la lingua di eccezionale misura e robustezza protrusa dalla bocca aperta.

L'immagine della "Linguacciona". ancora ben visibile sulla casa di via Milazzo voleva essere una “pernacchia” destinato a durare nei secoli, per i malevoli commenti e le infauste previsioni.