STORIE E LEGGENDE in Pavia e dintorni

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CRISTOFORO COLOMBO E IL SUO FORMAGGIO

Ancora una volta Cristoforo Colombo non cessa di navigare anche dopo la sua morte.

 

Colombo muore a Valladolid nel 1506 e i suoi resti nel 1509 vengono portati a Siviglia nel Monastero di Santa Maria Las Cuevas.

A metà ‘500 vengono spostati a Santo Domingo ed a fine ‘700 arrivano a Cuba per poi finalmente fare ritorno a Siviglia.

Da Santo Domingo alcune ossa vengono inviate a Pavia.

 

Il Monastero di Santa Maria Las Cuevas a Siviglia >

 

Una ricerca scientifica basata sull’esame del Dna di persone pavesi e aree vicine con cognome Colombo, confrontate con quello delle ossa di Colombo stesso avrebbe dimostrato che il grande navigatore era lombardo.

Ecco allora che la permanenza di Colombo a Pavia è giustificata e la sua frequentazione al nostro Ateneo potrebbe essere veritiera.

 

Cristoforo, come per ogni giovane studente, terminati gli impegni di studio giornaliero amava muoversi, camminare, visitare i paesi vicini e durante una di queste camminate, assetato per il gran caldo, si fermò in una locanda nella località di Sommo.

Mentre sorseggiava una fresca bevanda vide una giovane fanciulla rivolgersi al proprietario della locanda: ”Papà, sa devi preparà par stasira?”

 

Cristoforo incuriosito chiede: “ Ma qui si mangia anche?” e la ragazza il cui nome era Maria : “Certo Signore, a la sira e a mesdì e la nosa cùsina l’è tradisiunal”

 

Cristoforo Colombo rimase colpito dalla gentilezza della giovane e soprattutto incuriosito da quali piatti tradizionali venivano serviti. Decise così di fermarsi a cenare.

Nel frattempo iniziò a dialogare con la giovane fanciulla mostrandosi interessato a conoscere i segreti della cucina... soprattutto per imparare come dare lunga vita ai cibi durante le navigazioni che già aveva nei suoi progetti per il futuro.

Cristoforo cominciò a frequentare giornalmente la locanda, visitando spesso la cucina, chiedendo informazioni praticamente su tutto e rimanendo abbagliato dalla preparazione del formaggio che Maria chiamava “furmag mol cun la mufa”.

 

Il giovane Cristoforo Colombo - olio su tela del 1868 >

 

Cristoforo ne mangiava enormi quantità ad ogni pasto e per poter avere la possibilità di prepararlo lui stesso nel futuro chiese a Maria di spiegargli esattamente come lo producevano, cosa oltre il latte veniva usato e soprattutto i tempi della lavorazione.

Scrisse il tutto su un foglio e dopo averlo firmato e datato lo lasciò nella cucina della locanda pensando di poterlo aggiornare nel futuro, se necessario.

Ma il destino volle che Cristoforo fu richiamato a casa in quanto la famiglia si trasferiva a Savona e quindi dovette abbandonare gli studi e Pavia.

 

Era il 1470 e Maria, non vedendo più Cristoforo, prese il foglio, lo piegò, lo mise in una cassettina di legno, scrivendoci sopra “furmag mol cun la mufa del sciur Colombo” e la depositò in cantina.

 

Passano gli anni, la locanda passa alla figlia, poi ai nipoti, ai pronipoti sino ad arrivare a metà 800 quando l’immobile per vetustà richiede una manutenzione straordinaria.

Viene ritrovato la cassettina con all’interno la ricetta e vedendo il nome Colombo scritto affiancato a “furmag”… si pensa sia corretto consegnarlo alla locale famiglia Colombo, nota per la sua attività nel settore alimentare.

 

 

Il signor Colombo apre il vaso, legge la ricetta…”furmag mol cun la mufa”… ed esclama “ma è un gorgonzola molle, cremoso.

Sarà il nostro successo per il futuro !!!”

Nacque così il Cremificato Colombo.