STORIE E LEGGENDE in Pavia e dintorni
IL LIQUORE CERTOSINO
Siamo nel Febbraio del 1525 e poco a nord di Pavia si combatte la battaglia fra l’esercito francese comandato dal Re Francesco I e gli Spagnoli di Carlo V difensori della città.
La battaglia è dura e alla fine l’esercito francese è battuto con lo stesso Francesco disarcionato da cavallo da Cesare Hercolani e trasportato quindi nella vicina cascina Repentita dove viene assistito.
Gli viene servita una zuppa preparata da Agnese, figlia del titolare della cascina.
Agnese aveva una passione legata alla cucina e in particolare all’uso di erbe ed aromi per arricchire il gusto dei suoi piatti ed in effetti nella zuppa per Francesco aveva aggiunto alcune foglie di crescione ed il Re ne era rimasto “conquistato”.
Passano alcuni mesi e dopo un lungo girovagare e un accordo di pace con gli Spagnoli, Francesco I rientra in Francia e torna sul trono.
Ricordandosi della zuppa di Agnese gustata alla Repentita invia un suo nobile incaricandolo di trovare Agnese e chiederle se è disposta a far visita al Re francese a Parigi.
Agnese accetta e viene accompagnata al cospetto di Francesco I che le esprime il suo compiacimento per l’abilità gastronomica.
La nomina “Madame de Lasüp” e le offre una posizione di alta responsabilità nel settore alimentare dell’esercito.
Nonostante alcuni insuccessi militari, i Francesi sotto la guida del conte di Lautrec e con Agnese responsabile dell’alimentazione, nel 1527 tornano verso Pavia per vendicarsi della recente sconfitta del loro Re e si accampano nei pressi dell’attuale San Genesio, nelle vicinanze della cascina Repentita.
Il 4 ottobre i francesi abbattono, distruggendolo, il lato nord del castello Visconteo con i relativi due torrioni, entrano in Pavia e la saccheggiano.
Agnese, venuta a conoscenza di quanto successo vuole abbandonare i Francesi e con la scusa di uscire dall’accampamento per trovare risorse vegetali per la cucina, si allontana.
Raggiunge la cascina Repentita, incontra il padre, spiega quel che è accaduto e viene subito aiutata ad allontanarsi, raggiungendo per sentieri nascosti il borgo di Burgulus, l’attuale Borgarello.
Trova così rifugio presso una fiorente cascina turrita di proprietà nobiliare, attualmente di proprietà Bono.
Tale cascina, attraverso un tunnel sotterraneo, ora interrotto, era collegata con la Certosa e, attraverso tale passaggio venivano consegnate ai Frati le risorse alimentari prodotte nella cascina stessa.
Agnese inizialmente si dedica a cucinare per i contadini della cascina e piano piano viene anche incaricata di portare al monastero quanto ogni volta viene richiesto.
Durante il tempo libero Agnese si dedica al suo passatempo preferito e cioè trovare nei prati aromi ed essenze vegetali da lavorare con cura, arricchire con zucchero, stimmi di zafferano, bacche di aronia polverizzate, il tutto da aggiungere alla fine a soluzioni alcooliche distillate artigianalmente sino ad ottenere un liquore di squisito sapore.
Spesso Agnese lo porta come assaggio ai Frati che ne rimangono entusiasti.
Siamo nella seconda metà del '500 e Agnese, desiderando donare al futuro il ricordo del suo liquore, decide di comunicare ai Frati le istruzioni per la preparazione dello stesso.
Il Frate Priore ne prende nota scrivendo dettagliatamente tutti i particolari e lo chiama “Liquore Certosino”.
I Frati ne iniziano una ridotta produzione con bottiglie riservate ai visitatori illustri.
Arriviamo così al 1800.
Dopo la violenta devastazione di fine ‘700 operata dalle truppe napoleoniche, nel 1810 la Certosa viene chiusa fino al 1843 quando i Certosini rientrano nel monastero.
I Frati si occupano del riassetto del Monastero e fra i vari documenti lasciati dai predecessori trovano la ricetta per la preparazione del liquore ma non ritengono opportuno dedicare le loro attenzioni a quanto non riguardi la sacralità del loro rigoroso Ordine.
Passano gli anni e verso la fine dell'800 vendono la ricetta del Liquore Certosino a Ignazio Giraud che insieme a Enrico Maddalena inizia la produzione commerciale del liquore.
Ispirandosi alle iniziali della dedicazione religiosa della Certosa di Pavia “GRATIARUM CARTHUSIA” (Monastero di Santa Maria delle Grazie), lo chiamano
“GRA CAR”.