STORIE E LEGGENDE in Pavia e dintorni

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CRISTOFORO COLOMBO A PAVIA ?

UNA VITA E UNA MORTE AVVOLTA NEL MISTERO.

 

In una piccola teca piramidale chiusa nella cassaforte della Biblioteca Universitaria di Pavia, tra libri, carte manoscritte e documenti, riposa Cristoforo Colombo.

O almeno, qui ha trovato accoglienza una parte dei suoi resti: qualche piccolissimo frammento di osso. Tra i tanti misteri che avvolgono origine, vita e morte dello scopritore delle Americhe c’è anche questa scheggia pavese.

A Pavia le ceneri di Colombo giunsero perché fino all'Ottocento si credeva che egli fosse stato uno studente della nostra Università, come riferisce il figlio Ferdinando.

In realtà, a parte il testo del figlio e di un altro studioso che lo riprende, nessun documento prova questa circostanza. Non è possibile dunque dimostrarlo: della permanenza a Pavia non si trova cenno né nella biografia di Colombo, né in un libro sul Nuovo Mondo scritto da un docente dell'epoca, tal Nicolò Scillacio, né nei rotoli dell'Ateneo.

 

Il figlio Ferdinando voleva forse solamente nobilitare le origini del padre.

 

 

Fatto sta che, anche se sulla base di una convinzione sbagliata, i resti arrivano a Pavia nel 1880 consegnati dal nunzio apostolico alla Biblioteca. Per festeggiare l'evento, si erige anche un monumento a Colombo, ancora presente in uno dei cortili dell'Università. Non è certo, tuttavia, che si tratti proprio delle spoglie del grande esploratore che anche dopo la morte continuò a viaggiare.

Colombo, infatti, muore a Valladolid nel 1506 e nel 1509 viene trasportato a Siviglia nel Monastero di Santa Maria Las Cuevas.

La famiglia tuttavia si adopera per trasportarlo a Santo Domingo, come lo scopritore aveva sempre desiderato. Il trasferimento avviene tra il 1537 e il 1559. Qui, insieme con quelli del figlio Diego, i resti di Colombo restano fino al 1795: quando l'isola di Santo Domingo passa ai francesi, quelli che si credono i resti di Colombo vengono portati nella cattedrale de L'Avana.

 

 

Ancora una volta la Storia non dà pace al viaggiatore: nel 1898 l'isola di Cuba è occupata dagli Stati Uniti e le spoglie vengono trasportate a Siviglia. Intanto nel 1877, a Santo Domingo, mentre sono in corso i lavori di restauro della cattedrale, si scopre una cassa con dei resti umani. Sul coperchio c'è la scritta «Cristobal Colon».

 

Colpo di scena: di chi sono allora le spoglie ormai arrivate a Siviglia? Per gli storici (ma non per gli spagnoli) sono quelle del figlio Diego. Da Santo Domingo, alcune ossa partono per Pavia e altre per Genova.

Grazie a questi resti una giovane ricercatrice vogherese, Natalia Lugli, ha potuto dimostrare nel 2007, che Cristoforo Colombo è italiano e lombardo.

Il suo lavoro, basato su oltre 100 analisi del Dna tratto dalla saliva di altrettanti uomini - piemontesi, liguri e lombardi - con cognome Colombo, avrebbe dimostrato che il grande navigatore era lombardo in quanto lombarda è l'origine del suo cognome.

 

Ecco allora che la permanenza di Colombo a Pavia è veritiera.

Figlio di un commerciante di lana o di un principe (e qualcuno dice di papa Innocenzo VIII), uomo incolto o istruito proprio grazie alle lezioni seguite all'Ateneo pavese, sepolto a Siviglia o a Santo Domingo (e da qui arrivato a Pavia): una vita e una morte avvolte nel mistero.