Nell'anno 1024 di fronte alla basilica di Santo Stefano, l'allora Cattedrale, oggi Duomo, venne posata la statua equestre del Regisole, originariamente all'interno del Palazzo Reale, e trasportata nella nuova sede in seguito alla distruzione del palazzo stesso per una insurrezione popolare.
Per molti secoli la statua equestre costituì il simbolo della città unitamente alla torre civica e fu ammirata da importanti personaggi in visita a Pavia come Francesco Petrarca, Leonardo da Vinci, Torquato Tasso e molti altri.
Per dare maggior stabilità alla statua l'autore del Regisole volle garantire l'appoggio della stessa al basamento su tre punti.
Unì quindi lo zoccolo della gamba anteriore sinistra sollevata da terra con un puntello, nascondendolo con un cagnolino ritto in piedi
Il 21 maggio 1796 a Pavia, presidiata dai francesi giacobini comandati da Lepistre, alcuni contadini sotto la guida di Don Paolo Bianchi, curato di Trivolzio assistito da un frate e da un certo capomastro Barbieri, disarmano le sentinelle, penetrano in città, catturano il generale Haquin (che poi liberano quando escono dalla città), si danno a saccheggi vari, costringono i francesi ad arrendersi e alla fine rubano i resti della statua bronzea del Regisole già precedentemente atterrata e danneggiata, portandoli a casa di Massimo Bianchi, fratello di Don Paolo e nascondendoli nell’orto, sulle rive della Vernavola.
Passano gli anni e arriviamo al '900.
Lo scultore pavese Scapolla, alla fine
degli anni '30, venuto a conoscenza della cosa contatta il discendente del
Bianchi, acquista i resti del cavallo, per farli fondere e recuperare il
bronzo... tutti tranne il cagnolino sotto la zampa del cavallo che lascia al
Bianchi.
Fra i due nasce anche un'amicizia e periodicamente Scapolla si occupa della
manutenzione dell'animaletto di bronzo.
Così, all'inizio degli anni ’40 Scapolla contatta il Bianchi per la solita manutenzione al cagnolino. Se lo porta quindi in bottega in Borgo e lo depone sul bancone.
Per puro caso entra nella bottega un attempato signore, molto distinto, per chiedere un preventivo per il rifacimento della tomba di famiglia.
Vede il cagnolino lo accarezza e ....se ne innamora dicendo:
" Signor Scapolla ...lei mi conosce da poco ...ma io sono Adalberto Cani, della antica famiglia De Canibus... a Pavia conosciuta solo da pochi ma importante per i recuperi reliquiari del mio avo Piciarlin De Canibus..... per noi Cani il cane è una parte di noi stessi "
Ad Adalberto scende una lacrima pensando al suo avo e Scapolla, impietosito si dà da fare... paga profumatamente il Bianchi, lustra il cagnolino ormai suo e ne fa dono ad Adalberto nel giorno in cui questi gli commissiona il rifacimento del monumento funebre familiare, convinto che il Cani poserà il cagnolino nella tomba stessa insieme ai suoi avi.
Adalberto invece porta a casa la preziosa statuetta di bronzo e nella cantina in mattoni della propria abitazione di via Porta Salara crea una nicchia e vi deposita l'amato animaletto.
Ogni giorno scende le scale e parlando a bassa voce dialoga con il cagnolino...chiamandolo con il nome della statua dalla quale era stato ricavato: Regisole.
Purtroppo nel settembre del 1944 il bombardamento sulla città colpisce l'abitazione della famiglia Cani distruggendola in modo irrecuperabile.
Adalberto preso dallo sconforto rifiuta il cibo e le bevande, passa intere giornate sui resti della casa parlando con Regisole...
La domenica mattina dell' 8 ottobre, mentre Adalberto seduto sui resti della casa pensa a quanto successo, sente alle spalle un leggero rumore, si gira e vede un cagnolino azzoppato che lo guarda quasi a chiedere aiuto.
Adalberto Cani comprende che si sta avverando un miracolo, si avvicina al
cagnolino, lo solleva, lo stringe a petto e lacrimando gli sussurra "Regisole,
sei tornato ...dov'eri ?
Così il nostro Adalberto passò gli ultimi anni
della sua vita affiancato dal suo amato Regisole.
STORIE E LEGGENDE in Pavia e dintorni