Le testimonianze epigrafiche dimostrano come i cimiteri extraurbani paleocristiani, posti a nord e a sud-est della nostra città, continuassero a essere utilizzati anche durante la fase gota, mentre mancano completamente evidenze di sepolture in territorio urbano nel medesimo periodo.
A poca distanza dall’antica Ticinum, infatti, sono stati rinvenuti ricchi corredi metallici pertinenti, probabilmente, a tombe ostrogote. E’ probabile che il divieto imposto da Teodorico fosse più facilmente raggirabile nelle aree rurali piuttosto che nelle città, in cui la romanizzazione rappresentava un processo inevitabile e controllabile. I ritrovamenti non sono certo numerosi, ma comunque significativi, e offrono un quadro interessante.
Il tesoretto di Trivolzio ►
Anche se di poco precedenti alla data convenzionale dell’arrivo dei Goti in Italia, sono testimonianze importanti anche i tesoretti di Trivolzio e di Zeccone.
Il ritrovamento di Trivolzio, datato genericamente al V secolo d.C., ha restituito quattro collane e tre anelli d’oro.
Tre collane sono di tipo a “maglia” mentre una appartiene alla tipologia detta “a catena”, tutte decorate sul fermaglio con motivi a filigrana. Gli anelli, invece, sono decorati con raffinati sigilli stilizzati.
◄ Il tesoretto di Zeccone
Il tesoretto di Zeccone venne ritrovato in un ripostiglio all’interno di un contenitore di piombo cilindrico.
Databile al 477 d.C., periodo immediatamente precedente all’arrivo dei Goti di Teodorico, è composto da due collane, un paio d’orecchini e 42 monete d’oro.
Una delle due collane rientra nella categoria “a catena”.
L’altra, invece, caratterizzata da una serie di piccole teste stilizzate, rappresenta un importantissimo unicum per interpretare i rapporti tra l’oreficeria tardo imperiale e il gusto dei barbari nomadi, spesso a sua volta ancorato a contatti orientali.
Coppia di fibule di Torriano ►
I reperti rinvenuti a Torriano, verso la fine del secolo scorso, sono invece tra le rare testimonianze pavesi rappresentative di un’oreficeria pienamente ostrogota.
Si tratta di una coppia di fibule e un anello. Le due fibule sono a staffa in argento dorato; sono strutturate con una testa semicircolare circondata da cinque bottoni e un piede romboidale terminante con una testa di animale allungata e molto stilizzata.
La testa ha una parte semicircolare con ornamentazione a ventaglio e, al di sopra, tralci a spirale.
Le fibbie, lavorate con uno stile di intaglio in cui vengono utilizzati coltelli o scalpelli erano decorate con motivi punzonati e niellati.
◄ L’anello, sempre rinvenuto a Torriano
In lamina d’oro, interamente vuota con incastonato un semplice almandino; sui lati è decorato con un tralcio vegetale a sbalzo con bacche e volatili.
Fibbia di cintura a Torre del Mangano ►
A breve distanza da Torriano, a Torre del Mangano, venne rinvenuta una grande fibbia di cintura in argento placcato oro. Si tratta di una placca romboidale lavorata a Kerbschnitt con un anello ovale decorato con una teoria di “S” e terminante agli apici con due teste di uccelli rapaci, ottenute con alamandini e pasta vitrea verde.
L’ardiglione è vuoto, a sezione rettangolare, e termina con un’altra testa di uccello rapace con becco arrotolato e occhi rotondi in almandini. In fondo la placca, rivestita di spirali e incastonata di granati, termina con una maschera rotonda, forse umana, anch’essa fiancheggiata da teste di uccelli rapaci.
Vista la vicinanza dei due ritrovamenti di Torriano e di Torre del Mangano, distanti solo un paio di chilometri, è possibile che gli oggetti facessero parte di un’unica tomba femminile di una nobile signora.
◄ Il tesoretto di Landriano
A Landriano, nel 1897, durante lavori in una cava di ghiaia sulle rive del fiume Lambro, vennero alla luce altri importanti esemplari di oreficeria gota.
Si trattava di una fibbia rettangolare e di due oggetti trilobati, un cammeo e una piccola fibula d’oro a disco con incastonata una pietra incisa.
La fibbia di cintura è in oro decorata con materiale colorato tenuto in posizione da fili di oro con almandini incastonati nelle cellette geometriche.
La placca termina con due protomi di uccello rapace affrontanti, mentre l’anello della fibbia è rettangolare, con un ardiglione in puro metallo.
Questo esemplare dovrebbe essere una delle rare testimonianze di sepoltura gota maschile.
Fibbia a Pavia in Via S. Giovanni in Borgo ►
Un ritrovamento di notevole interesse archeologico, se non altro per il luogo in cui si è verificato, è rappresentato da una fibbia alveolata venuta alla luce appena fuori dalla cinta urbica di Ticinum durante scavi compiuti nel 1906 in Via S. Giovanni in Borgo.
Si tratterebbe dei resti di una tomba femminile gota ubicata in una necropoli romana appena fuori dalle mura della città.
La fibbia fu rinvenuta insieme ad altro materiale tra cui sicuramente un orecchino.
Argenti di fattura ostrogota a Pavia nella Basilica di San Michele
Durante lavori eseguiti nella basilica di S. Michele Maggiore nel 1968, sotto una tomba alla cappuccina, affiorarono preziosi argenti di fattura ostrogota.
Si tratta di un cucchiaio liturgico, un piatto o patera e un frammento del collo di calice.
Venne esclusa assolutamente l’ipotesi che si potesse trattare di un corredo funerario.
Questi oggetti sembrano pertinenti piuttosto all’occultamento di un tesoretto, la cui data di deposizione non è verificabile con certezza, considerati i pochi dati di scavo.
Non si può escludere che l’occultamento sia avvenuto anche molto più tardi della fattura degli oggetti, nel XII secolo o successivamente.
Ragionevolmente si è pensato che oggetti fossero confluiti già durante l’altomedioevo nel tesoretto della basilica di fondazione longobarda e conservati fino al momento della deposizione.
◄ cucchiaio liturgico
Dei tre argenti rinvenuti, il meglio conservato è il cucchiaio composto da un recipiente circolare con manico modanato a nodi globulari e nervature circolari.
L’impugnatura terminava con un anellino, inspiegabilmente andato perduto dopo le operazioni di pulitura del pezzo.
L’attaccatura tra manico e bacino, di forma quadrangolare con volute allungate a forma di delfino, è finemente decorata da un fregio niellato, costituito da un rombo con riempitivi di forme gigliate e di volute contrapposte.
Nella conca del cucchiaio la decorazione è ottenuta con modanature sottili.
Quelle sul fondo sono dorate e circoscrivono una croce latina niellata. Lungo tutto il bordo interno corre un fregio niellato composto da un motivo di fiori entro cerchi e rombi che si susseguono.
Piatto d’argento ►
La patera o piatto d’argento, rispetto al cucchiaio, è danneggiata in larghe porzioni. Tuttavia è stato possibile determinare il diametro originario, che doveva essere di 17 cm.
Il piatto è decorato con una baccellatura radiale che termina con un bordo ondulato.
Nel centro, una corona niellata cinge una croce di tipo latino, anch’essa niellata.
Il piatto era dotato di un piede molto sottile, purtroppo frammentario. Per il tipo di decorazione cruciforme nel centro e per la massiccia fattura, la patera viene considerata coeva al cucchiaio, benché differisca molto nella tecnica del fregio.
◄ Nodo di Calice
L’ultimo pezzo rinvenuto negli scavi di S. Michele è il più frammentario dei tre.
Visto il modesto stato di conservazione è impossibile eseguire un’approfondita analisi. Da quel che resta si può desumere che si tratta di un nodo di calice a profilo modulato a voluta, cui aderisce ancora un brandello del recipiente.
Tutti i reperti mostrati sono presso i Musei Civici di Pavia, tranne il tesoretto di Landriano presso i Musei Civici Milanesi
OREFICERIE ARCHEOLOGICHE GOTICHE tratto da un testo di Filippo Brandolini
CURIOSITÀ DI PAVIA E DINTORNI