La presenza dello scultore Francesco Messina a Pavia è assidua negli anni Trenta del '900 e non riguarda solo le opere monumentali a tutti note come il Regisole e la Minerva ma anche alcune forniture per l’Università di Pavia.
Vediamo l'intera attività dell'artista nella nostra città.
Due busti in bronzo... “spariti”:
il Duce e il Re
Vittorio Emanuele III .
Al 1934 risalgono i primi contatti di Francesco Messina con l’allora rettore dell’Università, l’insigne neurologo Ottorino Rossi.
Il motivo del contatto con Messina era infatti l’incarico ufficiale da parte del rettore per la fornitura di due busti in bronzo: uno di Mussolini e uno del Re Vittorio Emanuele III, entrambi destinati alla importante aula Foscoliana dell’Università pavese secondo una consuetudine di accostamento tra i due simboli ben inseriti nel clima della Pavia fascista.
Professore Ottorino Rossi ►
Alla richiesta di Rossi lo scultore risponde inviando delle fotografie di due ritratti a stampa in bianco e nero, con le didascalie:
“Scultore F. Messina, IL DUCE - bronzo cm 54 e S.M. il Re - bronzo cm 54”.
Le fotografie dei busti inviate da Messina, sono conservate nell’archivio dell’Università.
Dopo una trattativa per il prezzo delle opere in bronzo patinato bruno, con basamenti in legno o marmo, l’artista nel mese di aprile 1934 accetta la proposta dell’Università.
Vediamo, in fotografie d'epoca, le due singole opere e nell’immagine successiva la loro collocazione nel rettorato dell’Università pavese.
Il Duce Re Vittorio Emanuele III
Il Duce e il Re nel rettorato dell’Università di Pavia... oggi "SPARITI".
IL REGISOLE, Monumento equestre
Passano gli anni e nel Febbraio del 1937 il Municipio di Pavia commissiona a
Francesco Messina, con regolare contratto scritto, la realizzazione del
Regisole.
Il contratto prevedeva la creazione di un monumento in bronzo con cavallo e cavaliere sostenuti da un piedistallo in travertino e con un’altezza di circa sei metri comprensivo dell’alto basamento; per la sua realizzazione Francesco Messina si sarebbe dovuto avvalere di tutti gli accorgimenti che la tecnica, l’arte e la storia del monumento medesimo gli avrebbero suggerito affinchè il risultato finale sia un’opera d’arte vera e propria.
La consegna e messa in opera del monumento sarebbe dovuta avvenire entro l’inizio di ottobre 1937 per permetterne l’inaugurazione entro lo stesso anno.
E così avvenne, all’inizio di Dicembre 1937 il Regisole viene inaugurato alla presenza del ministro della Educazione Nazionale Bottai, del Podestà Nicolato e di Francesco Messina e con un foltissimo pubblico civile e militare.
Inaugurazione del Regisole ►
L’aspetto più stupefacente
nella realizzazione dell’opera è la cura dei dettagli, nel muso del cavallo e
nei particolari secondari del cavaliere che simulano la realtà e che
ammiriamo
nelle immagini a lato.
LA MINERVA
Nella primavera del 1936 il Neurologo Ottorino Rossi, rettore dell’ateneo pavese per dieci anni e artefice dei rapporti con il Messina muore improvvisamente e la vedova Lea del Bo, allieva e compagna di vita di Rossi, in una missiva del 7 marzo 1937 al podestà Nicolato si lamenta del mancato riconoscimento pubblico del ricordo del marito mentre le istituzioni pavesi si occupavano del Regisole.
La vedova offre al podestà Nicolato la volontà di commemorare il marito per il suo impegno scientifico come medico e istituzionale come rettore dell'l’Università attraverso un monumento affidato allo scultore Messina, da lei personalmente pagato e quindi donato alla città.
Iniziano le trattative con Francesco Messina e dopo alcune esitazioni da parte dello scultore sulla cifra abbozzata in prima istanza, testimoniate dal carteggio tra il comune e lo stesso Messina, si giunse a definitivi accordi con la Del Bo in maggio e a un contratto con Messina nel luglio del 1937.
Si legge nella scrittura privata stipulata dal Comune con la vedova, tra le parole da lei suggerite in una bozza, che:
Il
monumento avrà il fine di esaltare la Regia Università e la sua gloria
secolare e di ricordare la memoria del compianto Prof. Ottorino Rossi,
neurologo di grande fama, restauratore della nuova fortuna dell’Università
di Pavia, dei cui diritti fu strenuo fedelissimo e vittorioso difensore.
La statua rappresenterà la Minerva nella raffigurazione, nella forma, negli
atteggiamenti proprii della tradizione e dell’arte nuova che piacerà
all’artista imprimerle.
Sul retro della piccola base verrà scolpita la frase:
“in memoria di Ottorino Rossi”.
Il
10
novembre del 1937 Francesco Messina mentre completava il suo Regisole inizia
a lavorare al bozzetto della Minerva, alto circa 2 metri compresa la base,
invitando il Comune di Pavia a fargli visita nel suo studio per esaminare la
bozza dell’opera.
Del bozzetto lo scultore ne fece fondere in bronzo quattro copie, una per il Duce, una per il ministro Bottai, una senza base e lancia donata alla Galleria d’arte Moderna di Cagliari e la quarta con lancia e basamento in porfido rosso lucidato e firmato sulla base in bronzo”F. Messina” donata alla Regia Università Pavese e conservata nel rettorato della stessa Università.
Il bozzetto della Minerva nel rettorato pavese ►
Dal bozzetto presente in rettorato, meglio che dall’originale. è possibile analizzare la particolare soluzione adottata per l’elmo, sormontato da tre serpenti, due laterali e uno centrale, quest’ultimo sormontato da un rapace, forse un’aquila con ipotetici riferimenti imperiali.
◄ L'elmo "ben frequentato" sul capo di Minerva
Inizialmente indeciso sul materiale da impiegare, Messina optò per la soluzione del porfido per la lunga tunica e il bronzo per testa, braccia,scudo e lancia.
Una suggestiva fotografia scattata nello studio di Messina a Brera mostra anche l’originale in gesso della Minerva, a seno scoperto, pochissimi giorni precedenti la fusione dei particolari in bronzo e la scultura in porfido della rimanente parte.
Si tratta di una testimonianza che evidenzia più di altre le dimensioni straordinarie dell’opera in rapporto alla dimensione umana dello stesso scultore inquadrato sulla sinistra della Minerva stessa. .
Le autorità intervennero per far coprire le nudità della Minerva.
Il modella della Minerva nello studio di Messina ►
L’opera venne collocata nella piazza di porta Cavour nel gennaio 1939 e inaugurata il 22 dello stesso mese dal ministro Bottai alla presenza del federale Frediani e dell’artista Messina.
Il discorso inaugurale del podestà Nicolato inneggiò all’ulteriore traguardo, dopo le statue di Augusto e del Regisole, la Minerva avrebbe donato una rinata romanità di Pavia, che “con questa e le passate inaugurazioni intende stabilire, anno per anno, i sui legami con il passato glorioso e trarne auspicio ed incitamento per l’avvenire”.
Per quanto riguarda l’orientamento della lancia verso il basso è probabile che l’artista abbia voluto differenziare la propria opera dalle precedenti realizzazioni che innalzavano violentemente entrambe le braccia con lancia e scudo, sottolineando, al contrario, il carattere pacifico del gesto, non di offesa, bensì di difesa.
◄ La Minerva innalzata in piazza di porta Cavour
I MEDAGLIONI A
RICORDO DI OTTORINO ROSSI
Dopo i successi del Regisole e della Minerva, sempre nel 1939, la collaborazione di Messina con la città di Pavia proseguì.
Il Comitato per le onoranze a Ottorino Rossi, presieduto dal Prof. Riquier, commissionò allo scultore Messina due copie di un medaglione con ritratto del noto neurologo.
Si tratta di un medaglione in bronzo (del diametro di circa 50 cm. e dello spessore di circa 7 cm.), firmato sul lato destro “F. Messina”, che riprende in bassorilievo il profilo del personaggio, un volto reso con analitico realismo, segnato da sottili rughe sul collo, sulla fronte e intorno alla bocca, caratterizzato dalla barba con pizzetto.
Il 27 marzo 1939 fu inaugurata la lapide dedicata a Rossi contenente uno dei due medaglioni in bronzo del Messina presso la clinica per le malattie nervose e mentali di via Palestro, e attualmente esposta nella nuova sede della Clinica Mondino.
◄ La lapide presso la Clinica Mondino
Nella medesima occasione fu donata la seconda copia del medaglione all’Università di Pavia, oggi conservata presso il Museo dell’Università.
Il medaglione donato all'Università ►
Con questa
ultima testimonianza si chiudono le collaborazioni di Messina con la città
di Pavia e con l’Università Pavese.
Tratto ed elaborato da:
Per il classicismo realista di Francesco Messina: le opere pavesi - di Paolo
Campiglio
Immagini fotografiche:
Fondo Chiolini, Civici Musei del Castello Visconteo di Pavia e Pierino
Sacchi.
CURIOSITÀ DI PAVIA E DINTORNI
LE OPERE PAVESI DI FRANCESCO MESSINA
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