straordinaria favola pavese

ROMEO e ROSETTA

2011...., 78 anni di amore coniugale

 

Noi mortali non ne siamo certi in assoluto ma ci piace pensare che negli alti cieli di Pavia c’è qualcuno che ci protegge.

I nostri cieli, quando le giornate sono terse e limpide, arricchiscono lo splendore della nostra città ultramillenaria e la stupenda scenografia delle sue bellezze esalta gli abitanti e colma di ammirazione i tanti turisti che provenienti da ogni parte del mondo vengono ad ammirala. Non accade spesso ma quest’anno abbiamo avuto un estate quasi sempre serena ed un autunno abbastastanza luminoso, sicchè noi, cosiddetti “ figli della nebbia e dell’umidità” ci siamo meravigliati alquanto.

Storicamente, e ne portiamo vanto, noi Pavesi siamo  abituati a convivere con la spessa coltre che ci sovrasta accarezzando la piatta quotidianità della nostra vetusta capitale e nascondendo le gioie e le drammaticità che ci riguardano.

Nell’imminenza del Natale un’alba limpida e radiosa illuminò alla grande, come raramente capita qui da noi,  i tetti rossi, le torri e la cupola del Duomo della nostra bella città.

Nemmeno un nuvola. La gente camminava veloce per ingannare il freddo pungente e si meravigliava nel vedere un cielo così pulito che si specchiava in un Ticino altrettanto ammaliante e trasparente. Improvvisamente apparvero due piccole nubi con sembianze umane che stanziarono quasi tutto il pomeriggio, la sera e poi la notte sopra le nostre teste.

Erano le anime buone dei nostri Santi Protettori, San Siro e Sant’Agostino che della città e degli abitanti che li onora, esalta e prega quotidianamente sono sicuramente i  “divini” testimoni … e della nostra vita quotidiana sanno tutto. Ogni anno, in occasione del Natale, questi fantastici giornalisti dell’aldilà, non avendo carta, penna o p.c., riescono miracolosamente ad inviare segnali telematici che, attraverso i sogni di qualcuno, vengono incredibilmente captati e misteriosamente recapitati.

Quest’anno ho scoperto questa mail di ignota provenienza aprendo la posta del mio computer.

 

«Se Verona è famosa nel mondo grazie a “Giulietta e Romeo”, il cui amore contrastato continua ad emozionare i viventi, – ebbe a dire Sant’Agostino a San Siro -  non pensi che sarebbe giusto dare smalto anche ad un lunghissimo amore, tutto pavese, che è stato e continua ad essere normale e, appunto per la sua semplicità, degno di essere raccontato come fosse una fiaba?».

«Intendi quello di “Rosetta e Romeo”? – captò subito San Siro.

«Romeo ha 105 anni, Rosetta 97 e sono felicemente sposati da 78 anni! Poichè non penso che in Italia ci siano coppie così longeve e felici se mi dai una mano, racconteremo la loro splendida vita via sogno.»

Romeo Sturla e la moglie Rosetta con il figlio Mario Ireneo

 

Sulle prime propaggini dell’Appennino del magico Oltrepò Pavese e più propriamente a Cà Sturla in quel di Codevilla, il 12 aprile del 1906 aprì gli occhi sul mondo Romeo Tommaso Antonio Sturla, figlio di Luigi e Maria Grassi.

Era gemello di Assunta ed il terzo di quella che sarebbe diventata una famiglia di 10 figli, alternati ogni due anni tra maschio e femmina.

Luigi aveva una sorella, Irene, coniugata con Oreste Pettenghi che gestiva in Pavia un negozio di casalinghi e ferramenta. Oreste, tedesco di origine, appena prima di sposarsi, aveva ottenuto di trasformare il suo cognome originale (Von Pettenghen) in Pettenghi e, grande appassionato di lirica, era conosciuto come uno dei loggionisti più famosi della Scala di Milano.

Non avendo figli, Irene ed Oreste chiesero a Luigi di avere con loro a Pavia, come “figlioccio”, uno dei suoi maschietti. La scelta cadde su Romeo che, in età prescolare, visse quasi sempre a Pavia salvo poi rientrare in famiglia almeno tre o quattro giorni al mese … ecco, dunque, Romeo con quattro genitori anziché due!

Romeo, un tipetto tosto e molto sveglio, frequentò le scuole elementari sino alla sesta, le commerciali, le tecniche e, pur impegnato tutto il giorno nell’officina dello zio, le scuole serali per diventare ragioniere.

Nel 1918 si ammalò di Spagnola, la crudele pandemia che condusse a morte centinaia di migliaia di persone in tutta l’Europa … la superò senza soverchi problemi e, forse grazie a quella malattia, gli derivò un’immunità permanente che lo accompagna tutt’ora.

Nel corso degli anni giovanili, da “garzoncino” dello zio Oreste, procurò sia all’Ospedale, sia ai laboratori universitari di Palazzo Botta diverso materiale sanitario realizzato di sana pianta su richiesta dei grandi della medicina di quei tempi. Camillo Golgi, Premio Nobel per la Medicina nel 1906, ma anche gli emeriti professori Perroncito, Scarpa, Forlanini, solo per citare i più famosi, erano particolarmente generosi con il giovane Romeo elargendogli quasi sempre qualche “mancetta” ad ogni consegna di quei preziosi marchingegni costruiti artigianalmente  su loro disegni.

A 19 anni partì per il Servizio Militare ed a Torino, come addetto all’amministrazione in un battaglione di artiglieria pesante, si fece apprezzare soprattutto per la bella calligrafia con la quale compilava congedi militari che erano vere opere d’arte. Tornato alla vita civile nell’officina dello zio Oreste  ce la mise sempre tutta non trascurando, però, di andare periodicamente a Cà Sturla dai suoi genitori e fratelli vari. Una volta suo fratello Alessandro gli chiese di accompagnarlo a Pontecurone dalla sua fidanzata, che poi sposò. Virginia Spalla aveva una sorellina più giovane, assai graziosa e di nome Ester Rosa, che era nata il 10 ottobre 1914.

«Ricordati di non fidanzarti mai con nessuno. – le disse, ironicamente ma non troppo, Romeo ben soppesando le parole davanti a tutti i presenti – Quando raggiungerai l’èta giusta ti sposerò io!».

Mai parole furono così profetiche. Romeo si fidanzò con Rosetta quando questa aveva 17 anni e nel 1933 la portò all’altare … viaggio di nozze, come si usava in quel periodo,  a Roma, con tanto di giretti in carrozzella, visita al Sommo Pontefice e poi in Piazzale Venezia ad ascoltare il Duce che si metteva in bella mostra sul mitico balcone.

La severa e pretenziosa guida, tutta tedesca, dello zio Oreste proseguì anche dopo il matrimonio mentre la zia Irene, sempre bella, raffinata ed elegantissima, era di un’affabilità superlativa. Lo zio Oreste aveva gli occhi cerulei come quelli di Rosetta ed i clienti dello zio Oreste la hanno sempre creduta sua figlia … infatti, da sempre, a Pavia Romeo e Rosetta sono la famiglia Pettenghi.

Nel 1935 Romeo e Rosetta ebbero il primo frutto del loro amore e lo battezzarono Oreste. Il negozio e l’officina erano ancora in affitto e lo zio, orgoglioso del nipote, glieli lasciò in gestione ma sotto la sua sovrintendenza. Romeo cominciò ad accarezzare l’idea di comprarsi casa, negozio e laboratorio e l’occasione si presentò nel 1939 quando venne messo in vendita l’albergo Leon d’Oro, malgrado il parere contrario dello zio Oreste, impaurito sia dall’indebitamento, sia dal fatto che i locali, pur in Corso Cavour, erano allora considerati semi-periferia.

La serietà nel lavoro e gli ottimi rapporti con il prossimo consentirono a Romeo di farsi numerosi amici che erano sulla cresta dell’onda e la sua attività specializzata, di conseguenza, prese il volo malgrado gli anni difficili della guerra e quelli immediatamente dopo.

Vittorio Necchi lo precettò per la sua rinomata fabbrica di macchine per cucire e gli commissionò anche tutti i lavori per la sua ben nota tenuta di caccia “la Portalupa”, frequentata poi dai Vip manageriali di tutto il mondo. Oltre a servire con la sua organizzazione l’Ospedale S.Matteo intraprese anche quella con i Consorzi Agrari che l’impegnarono non poco. Tra i suoi “artisti”, così Romeo amava chiamare i suoi tecnici, operai o apprenditi, ha avuto anche i fratelli Giampiero e Fortunato Fedegari che, dopo essersi fatti le ossa da “Pettenghi”, sono diventati industriali di fama mondiale.

Nel 1941 nacque Pierluigi e, malgrado il periodo bellico non fosse proprio l’ideale per gli spostamenti, Romeo e Rosetta continuarono, almeno mensilmente, ad andare a visitare i loro famigliari, oramai sfollati a Retorbido, perché i “sani e sacri sentimenti” sono sempre stati il pregio di questa bella coppia!

Nel 1948 arrivò anche il terzo figlio, Mario Ireneo che non seguì le orme paterne.

Prima di diventare medico sportivo di valenza internazionale Mario, ovviamente, si cimentò, a livelli di eccelenza, nello studio della medicina. Durante il tirocinio in ospedale Mario, una volta, era con altri tirocinanti nel reparto di clinica chirurgica al seguito del prof. Salvatore Donati. Romeo, entrato in reparto, salutò cordialmente il primario e Mario Ireneo ne approfittò per avvicinarsi e abbracciare il proprio padre. Il prof. rimase esterrefatto.

«… come papà! Il mio allievo è forse un suo figlio di secondo letto?».

«No, no, è il mio terzo figlio avuto dalla mia prima ed unica moglie». – rispose sorridendo Romeo.

«… mah … mah … lei di cognome è Pettenghi e suo figlio Sturla. Com’è possibile?».

«Pettenghi era il nome di mio zio Oreste, titolare dell’azienda … io sono sempre stato Sturla!».

«Allora mi ha preso in giro per più di trent’anni!» - rise di gusto il prof. Donati.

Romeo ha sempre avuto tanti grandi amici con i quali, nei pochi momenti di evasione, giocava interminabili partite di ramino o scala quaranta, specie quando andavano a trascorrere una settimana di vacanza ad Abano Terme. Tra i tanti ricorda ancora con languido affetto il mitico farmacista “Piciòt” Villani, il rag. Cino Osculati che fu economo del S.Matteo, l’avv. Brusotti direttore del S.Matteo, Pierino Crosta barbiere sino all’età di 94 anni in C.so Cavour, il tipografo Carletto Busca che operava a Porta Marica e Don Carlo Gelmetti.

Nel 2010, quando Romeo aveva ancora “soltanto” 104 anni e Rosetta 96, a casa loro arrivò un cacciatore. Era Gigi Rognoni, amico atavico di Mario Ireneo, che aveva portato in regalo ai due “sposini” una stupenda fagiana assai ben piumata.

«Per spennarla avete dei problemi? - chiese il Gigi - Ora che l’avete ammirata ci debbo pensare io?»..

«Assolutamente no anche perchè di tempo ne abbiamo parecchio e quindi, pian piano, la fagiana la spenniamo noi due. Poichè il nostro Mario ci ha detto che lei è un cacciatore con i fiocchi, quando non saprà dove mettere i fagiani o le lepri le porti pure a noi.» – rispose sornionamente Romeo.

I due sposini dormono ancora abbracciati, Romeo legge tre giornali ogni giorno senza occhiali e guarda in Tv telegiornali e thriller, Rosetta predilige i programmi musicali.

La caratteristica che distingue a prima vista questi due deliziosi “innamorati” è il sorriso che han sempre sulle labbra e la spontanea affabilità che allieta e mette buon’umore tutti quelli che li incontrano per Corso Cavour o li vanno a trovare a casa loro.

La loro grande e simbiotica complicità è il succo dello loro longevità!