allievo di Cesare Angelini
GIOVANNI SIRO MOCCHI
il mago pavese dei suoni della natura
Al nostro sommo, immenso, letterato Cesare Angelini giunsero ariose poesie scritte da un talentuoso bambino di 6 anni che affascinato dal suono delle parole giocava con le stesse e le musicava pure. Incuriosito dal fatto che il fanciullo potesse vantare prestigiosi antenati compositori quali il pavese Franco Vittadini e, per via materna, il viennese Friz Keisler il nostro celebre monsignore lo volle conoscere. Innamorato assertore dell’indiscutibile ordine metrico poetico dell’Ottocento gli chiese ragione del perché spezzasse l’armonia dei versi con ritmiche così strette … il precocissimo talento asserì che, secondo lui, così facendo, i suoi versi diventavano ben più ricchi d’emozione rispetto alla rigida classicità e Cesare Angelini suggerì ai genitori che lo lasciassero proseguire a modo suo.
Strimpellare la tastiera del pianoforte, per il giovanissimo Giovanni Siro Mocchi, fu come esplorare un universo di infiniti mondi possibili ricchi di sorprese e meraviglie sia che derivassero dal pentagramma, sia dalla pura fantasia.
In virtù di questi presupposti Giovanni Siro completò lodevolmente tutti gli studi ed abbracciò l’arte dell’insegnamento che esercita tutt’ora presso la Facoltà di Musicologia dell’Università degli Studi di Pavia e anche a Cremona.
Non a caso è stato, dal 1975 al 2008 il presidente pavese della Società Italiana di Educazione Musicale facendo suo l’obiettivo di promuovere la pratica e la cultura musicale della stessa associazione in stretta collaborazione con l’Assessorato alla Cultura dell’Amministrazione Provinciale di Pavia.
Con la rassegna provinciale Incontri con la musica dai primi concerti ai quali parteciparono centinaia di alunni, si arrivò ad oltre 10.000 presenze ogni anno con interventi di personalità del calibro di Maurizio Pollini, Salvatore Sciorino, Enrico Fubini; addirittura fu il primo in assoluto ad avere l’intuizione di far aprire i castelli privati della nostra provincia alla manifestazione Invito a corte realizzando numerosi concerti ambientati per le scuole.
Parallelamente Giovanni Siro Mocchi sviluppò la sua attività di pedagogista musicale in lunghi anni di collaborazione con riviste italiane e case editrici del settore (Jackson, Ricordi, Casa Editrice la Scuola, Franco Angeli) e l’attività di formazione dei docenti di musica in diverse parti d’Italia e della Svizzera Italiana producendo idee e materiali per la didattica musicale per la quale ha scritto almeno un migliaio di pagine e composto decine di canzoni tutt’ora molto gettonate nelle scuole elementari italiane.
La curiosità per il suono lo spinse a studiare e sperimentare la costruzione degli strumenti sonori e musicali della preistoria allo stato della natura, là dove il rapporto uomo-suono è ancora pionieristico.
La sua casa si è gradualmente trasformata in un laboratorio per l’analisi e la costruzione di numerosi strumenti: xilofoni africani, tamburi, trombe e tromboni, flauti, aulos di tipo greco e via di seguito. Una ricerca bibliografica dava poi sapore etnico alle raffinatezze tecniche.
Ad un livello più raffinato Giovanni Siro Mocchi ha saputo costruire carillon dalle sonorità arcane: tastiere in pietra dal suono purissimo e cristallino, carillon di campane ora nel catalogo della Varrone Premana cioè la più prestigiosa azienda italiana e forse europea di produzione di campanacci, xilofoni giganti e parecchi altri marchingegni sonori allestiti in primis per il Parco Plurisensoriale di Via Simonetta voluto a suo tempo dal comune di Pavia e a disposizione del pubblico e delle scolaresche.
Con l’intento di conservare un mondo sonoro in via d’estinzione ha raccolto per anni i campanacci delle varie aree italiane, europee e mondiali, intervistato i forgiatori viventi e ricercato le tradizioni connesse al loro uso rituale oltre che per il pascolo.
Incantato dalla “pavesità tutta” Giovanni Siro Mocchi non poteva che essere superbamente incastonato tra i ben più di cento pilastri portanti dell’Associazione Culturale della Barcèla !