FABRIZIO LANA
il poeta dialettale della “Barcela”
Nella quotidianità ognuno di noi vive in momenti, dimensioni e situazioni che sfociano sempre in nuove opportunità e conoscenze: personalmente sono da sempre portato a vedere il lato bello e buono delle cose e delle persone e mi fido ciecamente, privilegiandole, delle amicizie.
Tramite il mio amico Giulio Queirazza, valente chimico con trascorsi esaltanti nei quartieri alti dell’Enel, ho avuto modo di apprezzare e diventare amico di Sandro Meloni, pavese spurio in quanto sardo di nascita, ed uno dei fari della nostra Università, nella divisione chimica, nonchè stella culturale che ha brillato nei Lions, nel Circolo della Barcela, nella Confraternita del Risotto, nel Touring Club ed altro ancora. Nel corso di un pranzo frugale imperniato su argomenti culturali, questo mai sufficientemente compianto “personaggio pavese” mi parlò, in termini entusiastici, delle notevoli capacità poetiche di Fabrizio Lana, un pavese del Borgo che, secondo lui, madre natura aveva dotato di una sensibilità artistica persino esuberante ed ancora tutta da scoprire.
Ultimamente anche Gigi Rognoni, il mitico “gran maestro” del Circolo la Barcela si è detto affascinato da questo novello poeta tanto che ha convinto i suoi collaboratori e colleghi ad impegnarsi per far stampare L sàs e la buscàia ed anche Paròl in muiment (La Goliardica Pavese Ed.), due bei libri di poesie di Fabrizio Lana: e questo fatto la dice lunga sulle capacità del poeta!
«Se faccio qualcosa di buono nella poesia, - mi confidò sin dall’inizio della mia intervista – è tutto merito della mia musa ispiratrice!».
Impreparato ad una simile confidenza, chiesi lumi e venni a sapere che la musa ispiratrice altri non era che Margherita, la bella e solare moglie di Fabrizio che, pur cercando di non dar a vedere di sentirsi al centro dell’attenzione, credo che gradisse alquanto quello spontaneo e bellissimo complimento.
Fabrizio Lana, che si dice padre orgoglioso dei figli Andrea e Federica, svolge la sua attività in uno dei tanti e preziosi meandri della nostra Università ed è anche una delle colonne portanti del Circolo Culturale Regisole, meritoria associazione pavese che annovera artisti di vari settori che danno un significato alla nostra arte e cultura; da alcuni anni è entrato nel mondo del bel canto ed è anche impegnato, essendo stato un buon calciatore, come allenatore ed istruttore di scuole di calcio. Non gli piace molto mettersi in mostra ma, quando lo fa, vince premi in concorsi di poesie e questi risultati, come aveva previsto Sandro Meloni, lo stimolano a creare nuove rime per il diletto di chi le legge od ascolta.
Da buon borghigiano qual è, ama perdutamente le sonnolente acque del fresco e ceruleo Ticino, sogna anche di notte il panorama frastagliato di Pavia visto dalla sponda destra del suo fiume e rimane sempre incantato del rosso pavese delle torri e dei tetti: dopo tali contemplazioni, lo credo fermamente anch’io, qualsiasi pavese è costretto a sentirsi poeta!
«Qualcuno dice che si è predestinati. – conclude Fabrizio Lana – Per quel che mi riguarda, mio nonno Angiolino Re, quando sono nato, mi ha dedicato una poesia in dialetto pavese che custodisco gelosamente e con orgoglio. Può darsi che un briciolo di DNA poetico l’abbia ereditato e mi sia entrato nell’animo».
Fabrizio Lana al teatro Fraschini