RENATA
CROTTI
...la Storia Medioevale e la Pavia di
sempre nel cuore...
C’è forse qualcuno a Pavia che non sa chi è Renata Crotti?
Impossibile !!! Lomellina di nascita, “una durnìna” (di Dorno), come tanti Pavesi d’adozione, è innamoratissima della nostra città e questo vanto lo porta come un fiore all’occhiello.
La si vede sfrecciare, sempre elegante, sorridente e affabile, sulla sua bici come una campionessa del pedale. Pavia, come si sa, sorgeva su alcune collinette, oramai quasi spianate, ma qualche salitella, tipo Strada Nuova, la si nota ancora. Ebbene, la nostra intrepida ciclista non conosce, come nelle sue occupazioni quotidiane, ostacolo alcuno.
Renata Crotti si è brillantemente laureata presso la nostra Università nel 1973 e si è meritata una borsa ministeriale fino al 1980, anno in cui è diventata ricercatore di Storia Medievale. E’ stata poi titolare di affido di Esegesi delle Fonti Storiche e, a seguire, titolare di affido di Storia Medievale nel corso di laurea di Scienze dei Beni Culturali.
Dal 1999 insegna Storia Medievale nel Corso di laurea in Scienze dei Beni culturali, Storia Economica del Medioevo nel corso di laurea in Lettere e, dal 2002, anche Storia della Cultura Materiale del Medioevo nel Corso di Laurea Specialistica in Storia dell’ arte. Dal 2001 tiene un modulo libero di Storia della Farmacia presso la Facoltà di Farmacia. Dal 1995 fa parte del gruppo dei delegati del Rettore dell'Università di Pavia.
Come studiosa di Storia medievale è anche molto impegnata in importanti temi di ricerca quali istituzioni, economia e società nell’ Italia medievale con particolare riguardo a enti caritativo-assistenziali (fondazione, benefattori, gestione, proprietà, statuti), strutture di accoglienza in ambito urbano e sugli assi viari principali del territorio (ubicazione, tipologia, sopravvivenze architettoniche).
Si è interessata anche di corporazioni mercantili e organizzazioni artigianali ( struttura interna, rapporti con il potere locale e centrale, normativa), curandone l’edizione di statuti.
Nel corso della sua laboriosa attività di studiosa è stata molto prolifica ed ha dato alle stampe una quarantina di articoli e alcune monografie. Tra le più significative sono senz’altro da ricordare: La matricola dei mercanti di Pavia, Pavia 1979; Breve Mercadantie Mercatorum Papie”. La più antica legislazione mercantile pavese (1295), Pavia 1995; Echi di civiltà longobarda a Pavia, Cividale, Benevento, Como 2001; Il sistema caritativo-assistenziale nella Lombardia medievale , il caso pavese, Pavia 2002.
Recentemente ha pubblicato Sistema economico e strutture corporative tra medioevo ed età moderna ( Ed. Unicopli, Milano 2005) e, in collaborazione, sempre presso Unicopli, La rubrica degli atti del cancelliere vescovile Albertolo Griffi, notaio e cancelliere episcopale di Pavia (1372-1420). Ha in preparazione un volume dal titolo Un paese, un ospedale: Borgo San Siro e l’Ospedale San Matteo di Pavia.
«Quando vedrà la luce?».
«Spero molto presto. Mi pare un lavoro molto interessante. Per elaborarlo ho esaminato una quantità immensa di atti conservati nell’ archivio dell’Ospedale San Matteo al quale l’intero paese di Borgo San Siro fu lasciato, per disposizione testamentaria, da Agostino Beccaria con testamento rogato nel 1471».
«Ma parliamo di Medioevo. Cos’è stato il Medioevo per la nostra bella ed amata Pavia?».
«Tutto quello che ci circonda, qui a Pavia, è Medioevo. Se, camminando per le strade, alziamo gli occhi verso una chiesa, guardiamo la nostra Università, le torri, i palazzi, le piazze, il naviglio, il castello, la Strada Nuova scopriamo che il Medioevo è tra noi. Per Pavia, questo lungo periodo storico, è stato tutto. Non a caso, la nostra città è stata capitale del regno longobardo prima e italico poi e neppure è un caso che proprio a Pavia Rotari abbia emanato nel 643 l’editto che ne porta il nome. Tutto questo significa che la città presentava, nel settore degli studi giuridici, l’ambiente culturale più adeguato».
«E poi?».
«Posso dire che il medioevo, ha avuto in Pavia una delle espressioni più belle, anche nel campo della formazione superiore. Proprio da Corte Olona – mi piace ricordarlo - Lotario, emana il “capitolare” con cui disponeva che a Pavia affluissero gli studenti provenienti da Milano, Brescia, Lodi, Bergamo, Novara, Tortona, Acqui, Genova, Asti e Como.
La stessa età comunale ha visto un comune attivo e capace di organizzarsi e di difendersi dalla vicina Milano, l’ antagonista di sempre. Il rapporto con l’Imperatore, Barbarossa prima, e conFederico II poi, fu di tale importanza da far definire i Pavesi “speciales fideles imperi” e questa espressione la dice lunga sul fatto che un Imperatore guardasse la città come un elemento forte della sua politica.
A seguire non si può non citare il periodo visconteo che ha lasciato in città tracce importanti, a partire dal Castello, dall’Università, da Strada Nuova, dal Ponte Coperto, dal Naviglio, dal Parco e dalla Certosa e molto altro».
« Malgrado queste prestigiose premesse Pavia è rimasta quella che era, mentre Milano, la nostra “eterna nemica”, è lievitata enormemente proprio a partire dall’epoca delle signorie. O sbaglio?».
«Se nel 1361 Galeazzo II ha pensato di istituire a Pavia - e non a Milano- l’ Università, cioè lo Studium generale, come si diceva allora, è perchè a quei tempi la nostra città, in quanto a cultura, batteva Milano, anche in virtù di quella tradizione di studi che risaliva al IX secolo.
Ai Pavesi scettici il Duca rispondeva che solo lo Studium generale faceva grande e ricca una città e le dava gloria. E questa verità è ancora oggi evidentissima. La stessa storia dell’assistenza e della cura trova in Pavia un’altra affermazione importante con la fondazione nel 1449 dell’ Ospedale San Matteo che supera il concetto di assistenza generica a poveri, malati, vecchi, bambini abbandonati, fino ad allora imperante, per avviare una nuova forma di assistenza finalizzata alla cura dei malati e solo dei malati affetti da malattie curabili.
Già nella prima fase dell’attività il San Matteo si colloca sulla strada della realizzazione di un sistema sanitario- assistenziale di tutto rispetto, quando non di eccellenza, per alcuni aspetti e in alcuni ambiti, ancora oggi in atto.
Moltissimo ci sarebbe ancora da dire. A me basta ricordare che dal la fondazione nel 1493 del Monte di Pietà da parte del francescano Bernardino da Feltre trae origine quel sistema bancario pavese che ha avuto nella Banca del Monte di Pavia, ora Banca Europea, uno dei migliori esiti.
Basta leggere alcuni capitoli degli Statuti per capire che la normativa di tale ente rappresenta un momento di saggezza amministrativa che è ancora oggi di forte attualità. Cito solo la norma che impone di corrispondere, con debita moderazione,un salario ai funzionari impegnati nella gestione dell’ente perchè solo così, è possibile rifarsi degli errori e delle omissioni eventualmente commessi.
E il riferimento costante all’onestà di cui devono dare prova gli amministratori ci riconduce alla missione originaria dell’istituto, una onestà di cui nella società di oggi in più occasioni si sente la mancanza».
«Perchè Pavia non approfitta di tutta questa magnificenza? Se la storia è insegnamento, perchè la nostra viabilità è ancora quella medievale se non addirittura peggiorata perchè, pur avendo avuto anche un porto fluviale importantissimo, oggi Pavia è così poco vivace?».
« Non è facile dare una risposta. A dire il vero, è proprio impossibile. Sul fatto poi che la storia sia maestra di vita, se mi guardo attorno, qualche perplessità la nutro, e con piena legittimità. Forse dalla storia tendiamo ad imparare sempre meno o meglio a imparare solo ciò che ci aggrada. Forse questo è il vero limite dei Pavesi».
A questo punto mi sembra doveroso
sottolineare che Renata Crotti, apprezzata ed ammirata da tutti, è un
“personaggio culturale” di assoluto spessore che sa brillare fulgidamente di
luce propria come pochi!