estrosità geniale tutta pavese

STEFANO BRESSANI

ARTISTA INTERNAZIONALE DELLE SCULTURE VESTISTE

 

 

Da un po’ di tempo a questa parte in parecchi esercizi pubblici pavesi sono esposti dei coloratissimi, estrosi, suggestivi quadri che catturano l’attenzione di chi li osserva lasciandoli letteralmente stupiti ed a bocca aperta …

Non sono propriamente quadri, si tratta di originalissime “sculture vestite” che, in virtù della sorprendente genialità di un pavese d.o.c., cominciano a girare nelle esposizioni d’arte italiane e internazionali più rinomate in un crescendo esaltante di successi e consensi.

L’artista, che possiamo già considerare “maestro” e che le ha inventate è Stefano Bressani, un giovane disegnatore-progettista meccanico che, da sempre attratto dalla curiosità di conoscere ogni cosa, ha studiato molte arti ed ha frequentato, sin da piccolo, la Scuola Civica di Pavia dove ha appreso le tecniche tutte dell’arte pittorica.

Affascinato da tutto ciò che è colore si è invaghito di Picasso, lo ha scimmiottato componendo le immagini, dipingendo con tecniche miste su legno cose astratte contaminate da scomposizioni cubiste e, quasi per gioco, ha iniziato la tecnica del “pathcwork” rapito soprattutto dalla morbidezza palpabile della stoffa rispetto ai colori e percependo il diverso panorama di sensazioni.

Ha allora cominciato ad affinarsi unendo le proprie esperienze artistiche a questo, per lui nuovo, mondo artistico. Dopo tanti tentativi ed aver superato non poche difficoltà la stoffa è diventata il suo primo e quasi esclusivo materiale di utilizzo: la sua morbidezza, palpabilità e pienezza del colore hanno fanno si che Stefano Bressani ponesse la propria attenzione a come migliorarsi e perfezionarsi aggiungendo altri materiali come la pelle, il lattex, la similpelle, i rasi, i lamè ed i velluti con i quali ha saputo prendere confidenza sulle caratteristiche tessili, aspetto assolutamente indispensabile per utilizzarle come rivestimento. 

“Sculture vestite … cosa stanno a significare?”

Il nome deriva dalla scelta di contraddistinguere i propri lavori con un nome. – questa è la lapidaria risposta dell’artista pavese - Un nome per identificare un quadro, non un quadro, non un titolo ma la personalità di qualcosa creata dalla stessa persona.” 

Di fatto, nei lavori artistici di Stefano Bressani non è necessario andare a leggere la firma per conoscere l’artista di riferimento, basta vedere l’opera per riconoscere il padre di questa invenzione … invenzione perché, ispirandosi alla tecnica del “patchwork”, affinandola, portandola su un materiale differente, plasmando il supporto con le proprie mani, seguendo la filosofia della pop art e della scomposizione delle immagini utilizzando tutte le nozioni della fisiognomica e anatomia del corpo umano, l’artista di casa nostra plasma dei lavori che sono frutto di una ricerca attenta dei materiali, del design, della tecnica e della tridimensionalità.

Nulla è incollato e nulla è cucito, tutto incastrato all’interno del materiale viene tenuto per mezzo di una sistemazione affinata dal Bressani che conferisce all’opera d’arte una durata nel tempo non differente da una tela dipinta.

Stefano Bressani è esploso letteralmente, a livello mondiale, al recente Salone del Mobile di Milano trovando da parte di critici d’arte anche internazionali, collezionisti, designers, architetti, galleristi d’arte consensi assoluti di approvazione per ricercatezza e buon gusto, unicità e particolarità, novità e anticonformismo.

Senza ogni ombra di dubbio le sculture vestite di Stefano Bressani hanno fatto breccia e prepotentemente sono entrate in pochissimo tempo a far parte di un’arte di elite in un mondo che si può permettere “certe cose” per “certi spazi” … e la “pavesità” nell’arte, ancora una volta, grazie a Stefano Bressani stupirà il mondo intero!