DIEGO VALLATI, Il ciclista solitario che porta Pavia in Europa.

Ci conosciamo da oltre trenta anni e definirlo «solitario», da qualsiasi aspetto si consideri la definizione, suona stonato: lui - il ciclista, il dottor Diego Vallati - che da solo non ci sta neanche con i pensieri.

Mi ha sempre colpito, ogni volta che è capitato che si fosse insieme in pubblico, che non potessero trascorrere che pochi minuti tra l’incontro di una persona che lo conosce e l’altra.  Non è un uomo pubblico, è una unità con gli altri singolarmente.

Lui con la gente ci sta bene e non ci sono dubbi che gli altri stiano bene con lui senza distinzioni.  Forse è proprio per questo che pedala per il mondo. Pavia, l’Italia gli stanno stretti e sente il desiderio di ampliare ulteriormente le «conoscenze» tra gente e culture nuove.  Non è un ciclista solitario è un uomo che da solo va incontro agli altri.

Quando mi dice quanto sia bello potersi sentire liberi di stare da soli, riflettendo penso che forse per tutto il resto del tempo non lo è, neanche con i suoi pensieri, nella sua grande sensibilità.  Il nostro uomo lo si incontra nelle iniziative pubbliche, cito tra le altre l’indimenticata «Pavia città di Re» da lui fortemente voluta e svanita nell’apatia e trascuratezza amministrativa pavese. Ma anche «tra le righe» migliori della Pavia concreta, che si impegna in sordina, senza schiamazzi o pubblicità, per tutte quelle persone che da qualche decennio lo hanno adottato come cittadino, lui con origini piemontesi, alle quali dona un affetto eccezionale.

La passione per la bicicletta risale a vecchia data sia per la passione agonistica dei ciclisti di professione sia per la pratica in prima persona. Con semplicità, senza esteriorità estetica, di chilometri ne ha macinati tanti negli anni e non solo in bici e non solo per sé.  Per amicizia e per meriti oggettivi mi sento di ringraziare un «pavese doc» e mi viene da chiedere alla Amministrazione un riconoscimento adeguato ad un concittadino che porta in giro per l’Europa Pavia «pedalando duro ed a testa alta»: un campione!

Buon proseguimento del viaggio a Diego. E a Lidia (per non averlo ancora chiuso fuori o dentro casa).

Lettera firmata

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

Da: La provincia Pavese

 

In sella alla sua Oly ripartirà alla volta di Capo Nord. Oly sta per Olympia, come amorevolmente chiama la sua bicicletta Diego Vallati, sessantatrenne dal fisico d’acciaio, che entro fine mese si appresta a farsi ben 5000 chilometri per raggiungere l’estremo lembo di terra della Norvegia.

Vallati attraverserà, nell’ordine, Austria, Germania, Slovacchia, Repubblica Ceca, Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia, Finlandia per raggiungere poi la Norvegia. Fra le tappe, Cracovia, gemellata con Milano.

Lì farà da intermediario per uno scambio di doni fra le due città. Poi di nuovo in sella, allontanadosi sempre più dalla civiltà.

«Lo avevo già fatto un’altra volta, nel 2006 - dice sorridendo - ma ora sarà un itinerario ancora più lungo».

In solitaria, come sempre. Solo lui e la sua bici. Stavolta, dopo le insistenze della moglie, si porterà almeno il cellulare.

«Di solito faccio cento chilometri al giorno - spiega come se si trattasse di una sgambata domenicale - Poi mi fermo a dormire in qualche ostello. Il giorno dopo riparto».

La prima volta, sempre con la sua fidata Oly, arrivò a Parigi. Era il 1997. Ma il fascino di Capo Nord lo ha stregato: «Negli ultimi chilometri non c’è anima viva. La solitudine più completa fino alla meta. Ogni tanto parlo con la mia bici».

La partenza per questa ennesima sfida è prevista entro fine mese: «Ogni giorno è buono, d’ora in avanti».

Un unico rammarico: lo sponsor tanto agognato non è arrivato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

2006, la prima  Pavia - Capo Nord

Vorrei ringraziare pubblicamente l’amico Diego Vallati per averci fatto vivere un’esperienza veramente rara.

Assieme a mia moglie ed agli amici Bonaria e Carlo, la sera del 22 ottobre siamo andati nell’Aula del ’400 dell’Università di Pavia, dove l’amico Diego proiettava e spiegava le diapositive della sua impresa personale ed individuale, quella di partire da Pavia, destinazione capo Nord, 4.400 km. abbondanti, compiuti con la sua vecchia, ma inseparabile bicicletta.

Sullo schermo scorrevano le immagini dell’attraversamento dell’Europa.  La Svizzera, la Francia, la Germania, e poi sempre più su, fino alla Svezia, alla Norvegia, alla Finlandia, alla Lapponia, dove il sole quasi non tramonta mai. Vedendo le immagini di questa impresa, mi sono venute alla mente le grandi campagne napoleoniche, dove anche lì percorrevano migliaia di chilometri.

Oppure il grande condottiero africano Annibale, che superò le Alpi con gli elefanti.  Tu Diego forse hai fatto molto di più, perchè eri solo soletto con la bici, hai dovuto inventarti meccanico all’occorrenza, dormire alla meglio e sfamarti quando ti era possibile, probabilmente non lautamente, e poi diciamo la verità, non hai neppure il fisico di Annibale.  La tua volontà di ferro, ti ha portato fino all’obelisco che segna capo Nord.

La mia impressione è quella che tu hai compiuto una favolosa pazzesca impresa dove hai dimostrato di essere veramente in gamba e di avere un senso di sopravvivenza eccezionale.

Dobbiamo tutti ringraziarti per averci fatti partecipi alla tua sgambata.

Vedere la bandiera italiana sventolare sull’obelisco di capo Nord da parte di un pavese è stato davvero magico.

Grazie Diego.

Giuseppe Lanfranchi Pavia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

Da: IL GIORNO 23-5-10