Angelini, nella sua vita appartata sia dal mondo universitario che da quello editoriale, inaugura una lettura e una scrittura che rimangono storicamente significative nella letteratura italiana.

Egli trae dalle radici contadine semplicità e saggezza che nutriranno, per tutta la vita, la sua cultura raffinata.

Gli studi sono quelli severi del Seminario che tuttavia accendono un desiderio di evasione poetica maturata appena dopo l'ordinazione sacerdotale nel 1910.

Testi esili, fragili e dolci come queste terzine, tratte da " La vigilia della Madre".

     Ella depose sopra il canterano

la rocca e il fuso, che da mezzogiorno

già le prillava nella scarna mano.

 

     E uscì di casa, si guardò d'attorno,

scrutò la strada bianca come lino:

nulla, nessuno! S'appochiva il giorno.

 

     Eppur quella era l'ora che il postino

veniva, canticchiando dal villaggio,

ch'era lontano, sopra un suo ronzino.

 

     Ond'Ella attese piena di coraggio

seduta sopra un argine di terra,

però ch'Ella aspettava un pio messaggio

 

     del figlio suo ch'era lontano, in guerra.

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Si tratta della prima delle cinque sezioni della poesia che esprime la pena di una madre per il figlio in guerra (l'Italia è impegnata nel conflitto italo-turco per la conquista della Libia) e che fu pubblicata dal quotidiano Diocesano"Il Ticino" il 24 Dicembre 1911, vigilia appunto del S. Natale.