AMBROGIO NECCHI  (1860 - 1916)   -   "UN GRANDE PRECURSORE"

di AGOSTNO FARAVELLI    

Personaggi del lavoro

Il nome Necchi compare negli annali dell’industria metalmeccanica pavese fin dal 1835, riferito ad un’azienda commerciale e artigiana di ferramenta situata nell’attuale corso Cairoli, che occupava 150 operai e che comprendeva anche una piccola fonderia di ghisa comune, successivamente ampliata da Giuseppe Necchi, il padre di Ambrogio, che già nel 1860 aveva un posto di rilievo nel settore della lavorazione della ghisa per particolari di macchine agricole.

Le pertinenze dalla proprietà Necchi di corso Cairoli giungevano sino alla parallela via S. Martino e verso tale lato negli ultimi anni del XIX secolo la famiglia Necchi, , fece erigere la propria dimora.

Si tratta di villa Necchi che, stupendo esempio di architettura con elementi dello stile Liberty, fu residenza dell’intera famiglia, sino al trasferimento in viale Matteotti.                                                                                                                       AMBROGIO NECCHI

 

La villa di via S. Martino, unitamente ad altri locali e all’annesso parco sono ora la sede del Collegio Universitario Femminile Marianum .

Ma il vero salto di qualità dell’azienda avvenne nel 1904, quando Ambrogio, nel frattempo entrato nella società a fianco del padre, costruì un altro stabilimento in via Abbiategrasso, e lì cominciò la produzione di radiatori per termosifoni.

Nel 1907 si costituì la Società Anonima Fonderie Ambrogio Necchi, che poteva contare su un altro stabilimento, anche questo nato sotto la spinta innovatrice di Ambrogio, in via Trieste, che produceva vasche da bagno e forni elettrici, con annessa smalteria, iniziando anche la produzione di ghisa malleabile.

Dal 1° Dicembre 1912 Ambrogio Necchi ebbe, per nomina reale, il titolo di Cavaliere del Lavoro.

Successivamente, negli anni 60, inglobava anche il risificio Noè-Traverso e l’Oleificio della Gaslini-Rizzi: nasceva una nuova rilevante realtà industriale, la "Necchi e Campiglio", che contava più di mille operai, si estendeva su un'area di 80.000mq, nell’area tra il Navigliaccio e lo scalo-merci, era dotata di numerosi capannoni fra i quali alcuni erano adibiti a funzioni come la produzione di caldaie, radiatori e per la fusione della ghisa, altri utilizzati come uffici amministrativi.

E’ ben vero che nel ricordo dei pavesi il nome Necchi è legato alla macchina per cucire e al figlio Vittorio, ma la figura di Ambrogio è stata basilare per tutti gli sviluppi aziendali successivi. Egli morì a soli 56 anni nel 1916, il figlio Vittorio si staccò dalla società Anonima Necchi per fondare la sua azienda, la fonderia passò al genero Angelo Campiglio e diventò NE-CA, continuando la produzione di radiatori e di vasche da bagno in ghisa smaltata.

L’azienda subì, negli ultimi anni del Novecento, una crisi finanziaria e produttiva, passando in varie avventure gestionali fino ad arrivare allo smantellamento.

Oggi tutti gli immobili sono stati demoliti e l'area su cui sorgeva la società Fonderie Necchi Campiglio S.p.A. è una piatta, silenziosa e deserta distesa con cento anni di ricordi di gente, di voci, di lavoro e di tanto benessere dato alla nostra città.

L'area ex NECA  -  foto di Irene Campari   

 

 

Vecchie immagini delle Fonderie Ambrogio Necchi     (Da siti vari in internet)

150 anni di Necchi a Pavia

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