Siamo a Pavia in periodo Longobardo. Ermengarda, la principessa figlia di re Desiderio, nel 770, per rinsaldare l'alleanza tra Franchi e Longobardi, venne data in moglie al figlio di Pipino il Breve, Carlo che più avanti sarà detto Magno. L'Italia era ormai ambita da entrambe le potenze e nel frattempo Carlo nel 771 alla morte del fratello Carlomanno era diventato unico re franco. Quasi contemporaneamente, col pretesto di non riuscire a dargli un erede, Carlo Magno ripudiò Ermengarda, che ritornò mestamente dal padre, a Pavia, rimanendo profondamente innamorata di Carlo. Desiderio, dopo aver assicurato protezione ad Ermengarda nel monastero di San Salvatore a Brescia, gestito dalla sorella Anselperga, per far riconoscere i diritti della figlia ripudiata da papa Adriano I invase i territori pontifici. Nel frattempo Ermengarda, dopo aver appreso delle nuove nozze di Carlo con la sveva Ildegarda, sempre nel 771 muore di dolore e viene poi sepolta fra le mura del convento. L’azione bellica di Desiderio contro il Papa fu frenata da Carlo Magno che nel 774 conquistò Pavia e rinchiuse Desiderio in un monastero.
A Ermengarda Alessandro Manzoni dedicò uno tra i più celebri cori dell'Adelchi, la tragedia che egli scrisse per raccontare la drammatica guerra condotta contro i Longobardi dal re franco Carlo Magno tra il 772 e il 774. Trascriviamo di seguito la celebre apertura del Coro dell’Atto IV, e la relativa chiusura, che dipingono l’agonia terrena della principessa ripudiata:
Sparsa le trecce morbide
. . . . .
"Una figura così fragile in un contesto di vigorose lotte
combattute oggi a favore e magari domani contro la medesima figura, non
poteva non ispirare la mente, non animare la penna del nostro Monsignore
Letterato. |
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Giuseppe Bezzuoli, Svenimento di Ermengarda, 1837 - Firenze, Uffizi, Gabinetto dei Disegni e delle Stampe