SCAMPATA .... ALLA TORRE   -  Il crollo della Torre Civica nel racconto di una testimone.

 

“Gianna vai a prendere il giornale…quando mai!

Nel momento in cui mi torna in mente quella mattina mi prende ancora un tremore di febbre ma ricordo che, in quel lampo, non ho pensato niente: forse nei grandi pericoli non si pensa niente.

Tutto è durato un attimo, frazioni di secondo. Lavoravo a sistemare le camere all’albergo Regisole in Piazza del Duomo e la mattina del 17 marzo 1989 ero andata lì”.

Prima di cominciare il lavoro, Gianna andava per commissione a prendere il giornale e così ha fatto anche quella mattina.

La signora Pia dell’edicola, stava già servendo un signore e insieme osservavano che di tanto in tanto cadeva qualcosa dai cornicioni della Torre Civica, cose piccole, sassolini, briciole, ma il fatto però si ripeteva con frequenza già da alcuni giorni.

Venuto il suo turno, la domestica si è servita, le donne si sono salutate e la Gianna è venuta via. Percorso il tratto di piazza ed è salita sul primo gradino del porticato.

Improvvisamente un fortissimo urto, come se si trattasse di uno spintone, l’ha mandata a sbattere contro la vetrina del negozio: dava la schiena alla Torre nell’istante che è caduta.

“Il crollo è stato un attimo! Ah! se avessi pagato e magari aspettato il resto! Forse cadendo e provocando quell’incontenibile spostamento d’aria, la Torre mi avrebbe travolta e sarei rimasta sotto. Per fortuna la vetrina aveva il vetro resistente e non si è rotta altrimenti anch’io avrei corso un grosso rischio. Mi sono spellata un po' le gambe perché i sassi arrivavano come sparati tutt’attorno ma, incredibilmente, non mi sono fatta niente.

All’angolo i mattoni chiudevano tutte e due le strade e i farmacisti illesi, sono dovuti uscire dal retro, dal cortile. La campana caduta non si vedeva nemmeno perché la polvere copriva tutto, una starna nebbia che non lasciava distinguere proprio niente.

Quando è arrivata la polizia ad accertarsi che c’erano dei morti, tremavano ancora i pavimenti e cadevano, rotti, i vetri di molti negozi”. Piena di polvere, tutta bianca, piangendo per lo spavento e per l’emozione, compresa la gravità dell’accaduto, Gianna si è allontanata il più in fretta possibile.

Sotto i portici della varesina ha incontrato la sorella che è rimasta allibita e incredula. Anche lei ha sentito quel botto, quel boato che si è udito fino alla piazza del Tribunale e molto oltre, in tutta la città. Le vittime sono state ritrovate dopo alcuni giorni quando sono state finalmente rimosse le macerie. Compianti caduti in un’unica sciagura.

“È stata una tragedia! – termina la Gianna - Quante volte ho dovuto ripetere quello che avevo visto. Ogni volta è come riviverlo! Non posso dimenticare”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Segnalato da: Giovanni Segagni, presidente del Circolo Culturale Pavese “il Regisole”