Pavia e dintorni - SETTEMBRE 1944: La morte del Ponte
«Bambini, aspettiamo che passi il Pippo e poi andiamo a dormire». Le mamme del ’44 parlavano così ai loro figli.
Ma il «Pippo» non era il personaggio buono di Walt Disney, bensì l’aeroplano che di notte sorvolava la città e sganciava le bombe. Così Agostino Calvi commentava i ricordi di quel terribile anno.
E ci aiutano a meglio ricordare quanto avvenuto le parole di monsignor Gianani:
“Il 4 settembre 1944 (la batteria antiaerea presso la riva da settimane taceva) alle ore 10,30 lunedì, con un rombo di motori che pareva crollasse la volta del cielo, gli incursori anglo-americani con tre poderosi assalti prendevano di mira il Ponte il quale tremendamente scosso tuttavia non crollò, come non crollò la chiesetta, pur lesa, mentre invece molta parte del tetto e delle sue colonnette di granito s’abbattevano, e le più vicine case del Borgo ardevano tra le fiamme o crollavano in vasta rovina.
Contemporaneamente precipitavano tutti gli archi del ponte della ferrovia e veniva danneggiato in un pilone, ma non interrotto, il ‘Ponte dell’Impero’. Il giorno seguente, martedì 5 settembre, pure alle ore 10,30, si rinnovò l’incursione a cinque ondate successive, le quali spezzavano nettamente tutta quanta un’arcata del ‘Ponte dell’Impero’ e nuovamente prendevano di mira il nostro vecchio Ponte.
La chiesetta cara rimase distrutta: la statua del Santo cadeva nell’acque, la pietra sacra dell’altare scivolava ai piedi di questo, ma gli archi del Ponte resistevano ancora una volta, evidentemente “duri a morire”, che è l’elogio più bello alle maestranze edilizie del sec. XIV. . . .Ma finché il Ponte, anche in sì pietose condizioni, rimaneva in piedi, doveva esso servire al traffico dei tedeschi, i quali non vi vollero affatto rinunciare.
Così rimase sulla città l’incubo di nuovi mali. La quinta incursione - la 3^ e la 4^ ebbero altri vicini bersagli e altre vittime - del martedì, 26 settembre, a mezzodì preciso, di uno stormo di bombardieri, riprendeva direttamente il bersaglio del Ponte; alle ore 12,10 un sibilo sinistro e una scossa formidabile avvertivano tutta la cittadinanza nascosta nei “rifugi” d’una nuova rovina; I’ultimo grande arco del Ponte verso il Borgo era finalmente crollato.
Nel tempo stesso, di
tutto il Lungo Ticino dal Ponte sino alla Basilica di S. Teodoro e sin quasi
all’altezza di via Cardano, non rimasero che miserande macerie. Così, di tre
ponti, per chi voleva passare il fiume non rimase altro che l’uso, subito
attuato, del traghetto: barche e barchette fecero servizio per mesi e mesi,
finché il 27 novembre non venne riattato, con legno, il ‘Ponte dell’Impero’ e
nel giugno 1945 eseguito un ponte di barche a valle del defunto Ponte Vecchio.
Povere rovine!