Mangiafuoco - Ercole - Musica - Portafortuna
.... stupore dei bambini, un po’ di paura mista ad ammirazione.
Ma chi è mamma… ?
E si stringevano impensieriti alle gonne.
Il mangiafuoco non parlava mai, era concentrato nel suo lavoro un po’ pericoloso, un sorso d’alcol poi uno spruzzo calibrato spinto con tanta aria dai polmoni e l’accensione.
La pressione dello spruzzo era il segreto per non bruciarsi le labbra. Un’arte antica che viene dal fondo dei secoli, la praticavano i cinesi, la passarono in occidente nel medioevo,nei castelli, nelle piazze, continuò poi nelle fiere e nelle sagre sino a metà del 900.
Oggi sono sempre meno, la scuola dei mangiafuoco si sta perdendo per le strade.
Ai primi del 900 la radio non esisteva e l’organino trainato dall’asino era motivo di allegria nelle strade.
La sua musica di carillon percorreva i cortili, bucava le finestre, faceva accennare un ballo tra le ragazze sotto ai portoni.
L’omino conosceva bene i rioni più generosi, gli orari più idonei, le stagioni, le giornate.
Le donne si affacciavano con un sorriso e gettavano generosamente la moneta all’omino che rallegrava la monotona mattinata, tra letti da rifare e pasti da cucinare.
Dispensava allegria, uno dei mestieri più belli del mondo…e i più famosi in Pavia erano Madoi e la Sabrona.
Mangiafuoco - Ercole - Musica - Portafortuna
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Il Pianetino della Fortuna.
Lo dispensava un pappagallino ammaestrato, chiuso in una gabbietta da una vita.
Era un foglietto colorato azzurro, rosa, verdino che conteneva belle notizie e i numeri del lotto.
La voce e le parole dell’uomo attivavano la bestiola che col becco prendeva un pianetino e lo porgeva.
“Paolino, dai il pianeta fortunato alla signora…ecco bravo, grazieee…..
Signora li giochi.....sono buoni, Paolino non sbaglia…”.
A Pavia, anni 50, nei giorni di mercato e in quelli di Festa era facile trovare un paio di questi .....dispensatori di fortuna sotto i porticati di Piazza Vittoria o di Piazza Cavagneria.
L’ultimo lo si vide alla Fiera dell’Ascensione di Voghera nei primi anni 70.
Era anziano, occhi azzurri e capelli argento, Ubaldo di nome.
La muscolatura era un po’ cadente ma il cinturone e i bracciali di cuoio nero contribuivano a farne un personaggio quasi esotico.
Sapeva di offrire poco e sorrideva spesso, la voce roca ripeteva la formula annosa:”….e con la sola forza dei muscoli pettorali..spezzerò questa catena di ferro, chi vuol provare mi alzi una mano…”.
La formula di chiusura era commovente. “…Ora il vecchio Baldo è stanco e si riposa un po’..grazie per il vostro aiuto…”.
Il personaggio era giusto e le monete fioccavano…
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