Pavia, sino alla metà dell'Ottocento, praticamente sino alla fine dell'occupazione austriaca, aveva un servizio di sicurezza urbana affidato alle autorità militari.

 

Poichè la circolazione stradale era scarsa, la vigilanza cittadina si limitava al controllo delle persone, soprattutto nei punti di maggior affluenza: il mercato, l'Università, i luoghi di culto.

Per le strade cittadine si muovevano pattuglie armate pronte ad intervenire in caso di necessità.

A volte tali ronde si muovevano a cavallo.

Tanti sono gli esempi, che la storia ci ha tramandato, relativi ad episodi di violenti interventi per sedare risse o manifestazioni anti-governative, soprattutto negli ultimi anni della presenza Austriaca.

 

 

 

 

Uno di tali interventi è stato immortalato dal pittore Enrico Pina: il 26 Febbraio 1848 il prof. Agostino Reale fece scudo con il proprio corpo, vicino al palazzo Brambilla, l'attuale sede della Banca Regionale Europea, a uno studente che stava per essere colpito da un fendente di spada di un ufficiale austriaco.

 

 

 

 

Nel 1859, anno della Liberazione della Lombardia dal dominio austriaco, l'ufficio di Polizia Comunale era composto da un Commissario, un addetto delle ore diurne e tre commessi.

 

          --------   LA NASCITA DELLA VIGILANZA URBANA   --------         

 

 

 

L'anno successivo, abolita con la legge italiana la Congregazione Municipale (come allora si chiamava l'Amministrazione Comunale), venne designato dal Governo Italiano il nuovo sindaco di Pavia che, nel 1865, pubblicò il bando di concorso per la costituzione del Corpo dei Sorveglianti Municipali.

 

 

 

 

 

 

 

Come Torino aveva i "Civich" e Milano i "Ghisa", Pavia ebbe i suoi "Caplòn".

 

Questo "dialettale" soprannome era dovuto solamente al cappello a cilindro (tuba) dell'uniforme.

Completava la divisa una palandrana, pantaloni blu scuro, stivali di vitello, guanti di pelle e una canna d'India come arma deterrente.

 

 

 

 

 

 

 

Secondo quanto deliberato, le caratteristiche dei nuovi sorveglianti dovevano essere: statura non inferiore a m. 1,50, età tra i 26 e i 40 anni, costituzione sana e robusta e conformazione regolare, ottima condotta morale, saper leggere, scrivere e comporre.

Nella delibera del 26 agosto 1865 il Consiglio Comunale di Pavia, visto l'esito del pubblico concorso al quale avevano partecipato 39 concorrenti, deliberò di nominare il Capo Sorvegliante e sei Sorveglianti semplici.

 

 

Più tardi furono aggiunti altri sei Sorveglianti e un assistente al Capo.

I primi dodici sorveglianti erano tutti pavesi, conosciutissimi: artigiani, borghigiani di fiume, qualcuno scrittore (come si legge nell'atto di nomina) o meglio scritturale, ...in pratica sapeva scrivere.

Veniva così ufficialmente costituito, per la prima volta nella storia della città, ciò che poi sarebbe diventato il Corpo dei Vigili Urbani, poi di Polizia Municipale.
 

 

 

Negli ultimi decenni dell'Ottocento Pavia migliora i collegamenti ferroviari con Milano, la Lomellina e Cremona.

All'inizio del Novecento, le attività pavesi godono di importanti sviluppi: dopo pochi anni dal primo stabilimento, nel 1904 la Necchi inaugura il secondo; la Snia Viscosa apre l'attività nel 1905, nel 1913 il primo servizio tranviario urbano sostituisce il tram a cavalli.

Quanto sopra porta alla necessità di disporre di una vigilanza urbana più presente e flessibile.

 

 

Le divise vengono aggiornate e rese adatte a movimenti veloci e soprattutto sciolti.

La palandrana viene sostituita da una diagonale di foggia militare e inizialmente scura, la canna d'India da un manganello bianco, la tuba da un elmetto con lo stemma municipale sul fronte.

 

 

 

 

 

 

Anche senza la tuba i vigili erano sempre e bonariamente chiamati "caplon".

 

 

 

 

Uno dei compiti principali dei vigili, soprattutto alla luce dell'avvento degli autoveicoli a motore, era quello della  regolazione del traffico negli incroci.

Allo scopo, per migliorare la visibilità dei movimenti di comando,  venivano calzate delle manichette bianche sugli avambracci, guanti bianchi e un elmetto anch'esso bianco.

Il bianco fu scelto anche come colore dell'intera divisa nei periodi estivi.

 

 

 

 

 

Fra tutti gli incroci cittadini, , il più importante era il Demetrio e parecchie fotografie del secolo scorso lo mostrano con la presenza del  vigile, sia al centro incrocio, sia in attenta osservazione.

 

 

 

 

 

Il corpo dei Vigili Urbani di Pavia acquista sempre più la dimensione e la struttura idonea a gestire la città che a metà Novecento rappresenta un polo industriale di importanza nazionale.

Nel 1954, a seguito della riforma legislativa delle Polizie urbane, i poteri di gestione sui Vigili vengono tolti al Prefetto e affidati al comandante dei Vigili stessi.

 

 

 

 

 

Nello stesso anno, alla presenza benedicente del Vescovo Carlo Allorio viene consegnato il nuovo tricolore al comandante dei Vigili di Pavia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel 1957, in seguito alla nomina di San Sebastiano patrono dei vigili: "Che in Italia sono preposti al rispetto dell'ordine pubblico", da parte di sua santità papa Pio XII, il 20 gennaio di ogni anno viene solennemente festeggiata tale ricorrenza.

a lato , la celebrazione del 1968

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

        --------   LA CRESCITA DELLA VIGILANZA URBANA   --------       

 

All'inizio degli anni '50 la presenza tempestiva e puntuale su territorio richiede che la Vigilanza Urbana Pavese si attrezzi con mezzi motorizzati veloci e nello stesso tempo agili per la circolazione nei punti difficilmente accessibili della città.

 

 

Viene allestita la prima pattuglia motorizzata con motociclette commerciali che non presentano particolari segni di identificazione comunale.

 

 

 

 

 

 

Più tardi , negli anni '60, le motociclette vengono sponsorizzate con la scritta "POLIZIA URBANA", assumono un aspetto paramilitare con ampio parabrezza ed i vigili destinati a tale servizio sono equipaggiati con divise appropriate e casco di sicurezza.

 

 

 

 

Si arriva così agli anni '80, con un ulteriore evoluzione della Vigilanza Urbana equipaggiata con motociclette: le case costruttrici studiano e realizzano modelli ergonomicamente adatte al servizio di vigilanza, sia per la sicurezza che per la comodità del pilota.

Pavia si adegua a tali innovazioni.

 

 

 

Dal 1950 al 1980 il motociclismo era uno degli sport più seguiti dai giovani e non giovani italiani; il possedere una motocicletta era il sogno di molti adolescenti; i nomi delle case costruttrici Nazionali giravano sulla bocca di "tutti": Guzzi, Gilera, MV, Mondial...

 

Anche le istituzioni non erano insensibili al fascino della motocicletta al punto che il Corpo Vigili Urbani di Pavia unitamente al Moto Club cittadino decisero, già dai primi anni '50, di organizzare una manifestazione motociclistica di regolarità che, al pari dei rally automobilistici, prevedeva una alternanza di prove cronometrate e di trasferimento su un percorso totale che interessava buona parte della provincia pavese per pattuglie composte da tre elementi.

 

 

La partenza della Gara in Viale Matteotti nel 1961

 

 

La partecipazione era aperta a tutte amministrazioni comunali italiane ed estere, la partenza e l'arrivo avvenivano in viale Matteotti dove una folla di pavese e non solo, partecipava vigorosamente all'incitamente dei propri equipaggi.

Negli ultimi anni parteciparono alla manifestazione sportiva le pattuglie della Polizia di Stato, dei Carabinieri e di molte città Europee.

 

 

La pattuglia di Modena negli anni '50.

 

Il tracciato si sviluppava anche nella zona collinare del nostro oltrepo e alcune prove cronometrate erano da effettuarsi su percorsi sterrati.

 La lucentezza delle carrozzerie, ...la trasparenza dei fanali, ...la brillante cromatura delle ruote, ...il colore intonso, spesso nero delle divise alla partenza della gara,... risultavano un vago ricordo al momento dell'arrivo sul traguardo

 

 

Un componente la pattuglia di Ferrara nel 1981

 

I Vigili Urbani, in una città attraversata da un fiume, devono necessariamente dedicare la propria attenzione anche alla attività fluviale. La scarsità d'acqua e la non balneabilità  hanno ridotto enormemente la presenza dei pavesi sul nostro fiume, tuttavia negli anni '60 e '70 il Ticino era ricercata meta di bagnanti e percorso ideale per gite in barca a remi o motoscafi.

 

 

Il servizio di vigilanza al rispetto delle norme di navigazione era uno dei compiti dei Vigili Urbani: la barca con motore fuoribordo era sempre pronta per intervenire ad ogni necessità.

 

 

 

Ma il Ticino, il nostro amato fiume azzurro, ogni tanto, .... per fortuna di rado, si gonfia, si allarga, cresce, vuole uscire dal letto in cui la natura lo ha  posto mille e mille anni fa e ....alla fine esce !!!

E così la città, senza che le sia stato chiesto il permesso, se lo trova nelle strade, nelle case, nei negozi ...

I Vigili Urbani di Pavia lo conoscono bene il Ticino e di fronte alle sue esondazioni sono sempre stati i primi ad intervenire per portare soccorso a chi ne  aveva bisogno.

 

Da quella del 1900,  all'ultima del secolo scorso, nel 2000, fra le tante immagini delle alluvioni pavesi quelle con la  barca dei Vigili è spesso presente:

a remi in borgo nel 904,

a motore nelle ultime piene  avvenute.

 

 

                --------   E POI DIVENTA POLIZIA LOCALE   --------               

 

 E questa è una storia dei nostri giorni.