Alla fine del XVIII secolo non esisteva a Pavia un vero e proprio Corpo Pompieri.

In caso di incendio, secondo le disposizioni del 1788, il Prefetto aveva l'autorità di precettare alcune categorie di lavoratori: facchini, falegnami, muratori e brentatori, i quali avevano il compito di trasportare acqua con un grosso recipiente di legno della capacità di una brenta, cioè di 71 litri.

Per la prevenzione degli incendi vi erano delle primitive macchine idrauliche portatili su carri che, per questioni logistiche, erano state distribuite nei sei quartieri della città; le due maggiori erano state collocate in centro, presso il Broletto.

Per sostenere tale organizzazione era stato predisposto un piano di spesa per la manutenzione, l'esercizio e la conservazione delle macchine idrauliche. Unico salariato fisso un certo Giuseppe Re con la qualifica di capo-macchinista.

Santa Barbara, protettrice dei Vigili del Fuoco

 

Dopo il 1860, anno dell'unificazione d'Italia, il Comune di Pavia decise, per ragioni economiche, di accorpare il Corpo dei Pompieri con il nascente Corpo dei Sorveglianti Municipali, senza tener conto che sarebbero state necessarie distinte professionalità per accedere alle due qualifiche.

La difficoltà stava proprio nelle diverse mansioni e l'assessore Platner, nella sua relazione conclusiva, ben spiegò che non si poteva essere contemporaneamente pompiere, guardia e sorvegliante.

 

Il pompiere doveva essere agile, spigliato, animoso e, se fosse stato poco letterato, avrebbe pregiudicato ben poco il suo lavoro; la guardia sorvegliante doveva invece avere una figura imponente, grave, essere calma, riflessiva, di maniere urbane ed abbastanza istruita per saper scrivere un rapporto.

 

 

Una scala telescopica di fine Ottocento

 

Per salire con agilità sulle prime scale telescopiche, trainate sul luogo dell'intervento, o per intervenire in bicicletta con la massima rapidità, era necessario disporre di personale fisicamente adatto e opportunamente preparato.

 

Bicicletta attrezzata per interventi leggeri

 

Per combattere gli incendi, il Comune di Pavia deliberò nel 1869 il "Regolamento Municipale sulla Edilizia e i Servizi Pubblici";  per l'estinzione degli incendi erano state previste norme appropriate.

In presenza di un incendio si era obbligati a darne avviso al Corpo di Guardia dei pompieri presso il Civico Palazzo. Nel caso di dubbi sulla verità dell'avviso, il Pompiere di guardia poteva, per evitare delle burle, trattenere la persona sino a verifica effettuata.

Durante l'estinzione dell'incendio, l'Ingegnere Direttore o in sua assenza il Capo Pompiere poteva esigere l'opera di chiunque, da affiancare alle persone già impegnate nelle operazioni di spegnimento.
L'opera prestata dai privati sarebbe stata retribuita dal Municipio in ragione della sua durata.

 

Nell'anno 1871, dopo l'esperienza negativa della comunanza con le Guardie Municipali, il Consiglio Comunale di Pavia riorganizzò il Corpo dei Pompieri della città affidando loro l'incarico di fare funzionare le pompe per l'estinzione degli incendi e di intervenire per dare soccorso a tutti i luoghi attaccati dal fuoco, tanto nel comune di Pavia, quanto negli altri comuni della provincia.

 

 

All’inizio del Novecento la Caserma dei Pompieri fu domiciliata in via Luigi Porta, nel cortile meridionale dell'ex convento di S. Dalmazio.

I mezzi erano parcheggiati nell'ampio cortile. Il corpo di guardia e l'ufficio del comandante si trovavano proprio di fronte alla chiesa dei SS. Giacomo e Filippo.

 

 

 

 

 

Le istituzioni del tempo vollero dare al Corpo anche una veste particolarmente curata nella divisa e furono al riguardo disegnate due tenute, rispettivamente di servizio ordinario e da parata.

 

◄ Divisa da Parata

Divisa di ordinario servizio ►

 

 

 

 

 

  Il Corpo era composto da 1 comandante, 1 caposquadra, macchinista di prima categoria, 8 pompieri effettivi di prima categoria, 2 pompieri caposquadra di seconda categoria, 1 pompiere aiuto-macchinista di seconda categoria, 7 pompieri di seconda categoria.

 

 

 

 

1941 - Una ricorrenza nella caserma di via L. Porta

 

 

 

 

 

 

1943 - Esercitazioni di volontari dei pompieri e della Croce Rossa Italiana, volte a preparare la popolazione ai disagi ed ai pericoli della ormai imminente guerra.

 

 

 

 

 

 

 

 

Oltre agli interventi prettamente legati al fuoco, i Pompieri spesso erano impegnati in operazioni di recupero e salvataggio e di assistenza logistica.

Uno degli obblighi dei pompieri, per esempio,  era di essere di guardia alle "ponticelle" che, in occasione dello sgombero delle nevi, si posavano in opera attraverso il Corso Vittorio Emanuele (oggi Strada Nuova) durante il deflusso dell'acqua della Roggia Carona.

Anni '40 - Una esercitazione dimostrativa

 

Conclusa la Seconda Guerra Mondiale, l'Amministrazione Provinciale dovette affrontare il problema della costruzione di una nuova caserma in quanto i Vigili del Fuoco di Pavia erano ospitati in locali vecchi e inadatti per le numerose incombenze che venivano demandate al Corpo antincendio.

 

Il 20 luglio 1950 con una suggestiva cerimonia e con la benedizione di S.E. Mons. Carlo Allorio Vescovo di Pavia, venne posta la prima pietra della nuova caserma che sarebbe sorta all'estrema periferia nord-est della città, lungo viale Lodi, oggi via Campari.

La nuova sede fu terminata e inaugurata nel 1951, con il castello di manovra a sette piani alto 30 metri e, in un giardinetto, la statua di S. Barbara, opera dello scultore Filippo Tallone.

 

1951 - Inaugurazione della nuova sede di via Campari

 

Nel cortile della caserma si svolsero, a chiusura della cerimonia, le prove atletiche che catalizzarono l'attenzione del pubblico.
Esercizi ginnici della rappresentanza dei Vigili del Fuoco di Milano, esercitazioni alle funi da parte dei Vigili del fuoco di Genova, "salto in coperta" dai pompieri di Bergamo e di Varese e alla fine una riuscitissima esercitazione al castello con finte azioni di salvataggio mediante la "scala italiana".

 

 

A conclusione della giornata inaugurale, preceduti dai motociclisti della Polizia Stradale, i vari reparti, che potevano contare su di una rappresentanza di 500 vigili in assetto di servizio, sfilarono lungo le strade della città sulle loro duecento macchine: rossi veicoli, grossi bolidi, pontoni, auto anfibie, barche a motore, autoambulanze, autopompe, auto recanti le stazioni radio riceventi e trasmittenti.

 

E lungo le strade applausi a non finire da parte della folla estasiata di fronte a tanto ordine e a tanta robustezza.

 

Di pubbliche sfilate dei Vigili del Fuoco non se ne sono viste più, tuttavia, quando sentiamo la sirena dei loro mezzi che transitano nei paraggi, quando li vediamo portare aiuto agli alluvionati, quando con rapidità e capacità intervengono negli incidenti stradali, quando li vediamo lottare contro violentissimi incendi, ci viene istintivo di pensare ai rischi che ogni giorno affrontano per donarci una tranquilla serenità.

 

Grazie Pompieri !