Chiesa di Santa Maria del Carmine
ELEMENTI IDENTIFICATIVI RIFERITI AL
DECRETO DI VINCOLO
Estratto di mappa
CARATTERISTICHE EDIFICIO
Epoca di costruzione: secolo XIV
Uso attuale: Chiesa
Uso storico: Chiesa
Accessibilità: Piazza del Carmine
Stato di conservazione: buono
Note storico-artistiche:
“La grande Chiesa Carmelitana, iniziata nel 1370, rappresenta un elegante esempio dello stile gotico - lombardo.
La facciata impostata su uno zoccolo in serizzo , è ripartita in cinque campi da sei contrafforti culminanti in altrettante guglie.
Sopra i tre portali si aprono quattro importanti bifore a sesto acuto.
L’elaboratissimo rosone in cotto, sovrastante le due bifore centrali, è costellato da nicchie e aperture minori.
La sommità della facciata è conclusa con una ricchissima fascia decorativa. L’interno, a tre navate affiancate da cappelle, si presenta estremamente suggestivo, grazie allo slancio delle navate.
Interessante il tabernacolo gotico del 1449.
Ricchissime di affreschi sono le cappelle laterali ed i bracci del transetto.
Notevole l’amplia sacrestia, della facciata baroccheggiante, con lavabo marmoreo di scuola dell’Amadeo e l’elegante campanile del secolo XV”.
Intorno al 1364 i Carmelitani di Pavia dovettero abbandonare la propria primitiva sede a nord della città (che occupavano dal 1298) per lasciare spazio alla nuova residenza viscontea.
Ottengono in cambio l’uso della chiesa dei Santi Faustino e Giovita, entro le mura, e qui avviano (sembra a partire dal 1373) i lavori per la costruzione del complesso monastico su progetto di Bernardo da Venezia, l’architetto di fiducia dei Visconti, che aveva da poco compiuto il castello.
La conclusione della chiesa si avrà circa un secolo dopo, con la realizzazione della facciata nel 1490.
La planimetria della chiesa, inscrivibile in un rettangolo, è rigorosamente giocata sul modulo quadrato delle campate, secondo lo stile di Bernardo da Venezia.
Alle tre navate si aggiunge sui due lati una sequenza di otto cappelle quadrate.
La facciata, a salienti, è realizzata con mattoni di raffinata fattura e sottilissimi letti di calce, decorata con statue e rilievi in cotto e ritmata da sei contrafforti rastremati fino alle sottili guglie terminali a sezione quadrata.
La grande dimensione della chiesa comporta tre ingressi, corrispondenti alle tre navate, sovrastati da quattro ampie eleganti bifore e, più sopra, dal grande rosone ai lati del quale due nicchie ospitavano le statue dell’arcangelo Gabriele e della Vergine Annunziata a cui la chiesa è dedicata.
Più in alto, da una nicchia inserita in una importante incorniciatura quadrata in cotto, si affaccia il Padre eterno benedicente. Sul fianco settentrionale, i solidi contrafforti rastremati che si interrompono al di sotto dello sporto del tetto sono la prova evidente che la chiesa avrebbe dovuto adornarsi di una corona di guglie, che poi non vennero realizzate.
Si eseguì invece il poderoso campanile, con le ampie trifore della cella campanaria e l’alto cono di copertura concluso da un’elegante lanterna.
La suggestiva spazialità gotica dell’interno, basata su rigorosi rapporti proporzionali, è ritmata da pilastri a fascio a sistema alternato. Il rosso del cotto di sostegni e nervature è valorizzato dal contrasto con le ampie stesure d’intonaco delle pareti.
Il monastero si articola intorno a due corti, di cui il chiostro occidentale, porticato sui quattro lati, si addossa alla navata destra della chiesa.
La vicenda è per quattro secoli quella dei carmelitani, che si segnalano per il ministero sacerdotale, per la predicazione e per l’insegnamento.
Le soppressioni di fine Settecento determinano una svolta radicale: viene scorporato il monastero, mentre la chiesa, grazie all’ampiezza e alla elevata qualità formale, viene trasformata in parrocchia nella quale confluiscono i beni e gli archivi di alcune chiese circostanti soppresse come San Rocco, San Zeno, Santa Croce, Santa Maria Gualtieri e la Santissima Trinità.
La lettura del significato religioso della chiesa deve mettersi in relazione con l’ordine dei Carmelitani.
Essi propongono all’interno della propria chiesa il culto per i santi legati alla loro devozione.
L’Ordine era originariamente formato da eremiti che vivevano sul monte Carmelo.
Al tempo della prima crociata, con la riforma di
Amerigo patriarca di Antiochia, i Carmelitani vengono riuniti in un monastero
e messi sotto l’obbedienza di un priore. Intorno al 1208-1209 Sant’Alberto
patriarca di Gerusalemme codifica la tradizione monastica del Carmelo e ne
detta la Regola; è pertanto venerato dai Carmelitani come il proprio
legislatore.
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Denominazione:
CHIESA DI SANTA MARIA DEL CARMINE
Localizzazione:
Piazza del Carmine
Proprietà:
Diocesi di Pavia
DATI CATASTALI
Sezione: Pavia Città
Foglio: 4
Mappale: E
DATI VINCOLO
Decreto Vincolo diretto
ai sensi dell’art. 10 del D.Lgs 22 gennaio 2004, n. 42
Data:
28 giugno 1912
26 novembre 1979