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La Torre del Pizzo in giù nel disegno di Giovanni Veneroni, inciso da Anna Maria Fraschini.

La sua posizione: sullo spigolo di nord-ovest del palazzo Olevano, incrocio fra Corso Mazzini e via Cavallotti.

La torre fu eretta per ornamento e contrassegno del palazzo, nonchè a perenne memoria della famiglia proprietaria: i Giasone.

La scritta in calce alla stampa (ripetuta nel riquadro sottostante) riflette l'opinione di più largo credito, presso gli scrittori locali, in merito alla stabilità della torre e alle possibilità effettive del suo mantenimento.

La tradizione non è tuttavia priva di inesattezze.

Il timore dei confinanti che, a partire dal 1698, avevano intentato la causa giudiziaria per la demolizione non doveva essere totalmente infondato se, nella perizia del 1705, l'ingegnere camerale Siro Giuseppe Bossi così si esprime:

« ... con sue chiavi di ferro per suo sostento, benché queste non ostante minaci di cadere ».

Più analitica e particolareggiata, la perizia di Marco Antonio Andreoli, del 15 aprile 1712, individua i nessi struttivi della torre e indica nello strapiombo di due ance e mezzo del muro di tramontana l'inizio di uno scardinamento del sistema statico, suscettibile tuttavia di rifazione, essendo la torre, in se stessa, « totalmente a piombo ».

La possibilità di un restauro, ampiamente postulato nelle sue linee di intervento dallo stesso Andreoli, venne di fatto sistematicamente elusa, non tanto per il pregiudizio radicato dei confinanti, quanto per volontà del nuovo proprietario, Baldassarre Olevano, cui premeva il completo rinnovamento del proprio palazzo.

Nonostante le intimidazioni inibitorie delle autorità cittadine, la demolizione, intrapresa nel settembre del 1715, fu tenacemente diretta ai nessi statici della torre, rendendone, di conseguenza, inevitabile il completo atterramento nel marzo del 1716.


 

 
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Torri e Murature di Pavia e dintorni

TORRE DEL PIZZO IN GIU'                             Tratto da: PAVIA - Istituto S. Paolo di Torino -  1978
 

Pavia e dintorni - Torri e Murature

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nell'anno 1715 la sudetta Torre è stata atterrata per il timore che non cadesse da sè per una crepatura che faceva il muro. Ma poi nel gettarla abbaso si è trovato che era talmente collegata con chiavi, che non vi era alcun pericolo per molti secoli.

"Prima di entrare nel merito della nobile torre pavese, pur vergognandomi come un analfabeta di fronte alla "Divina Commedia", confesso che sino a pochi anni fa, per me il "vicul pis in giù", (proprio in fianco alle medie Pascal che frequentai), era  così chiamato per la sua notevole pendenza tale da disperdere velocemente le eventuali necessità fisiologiche dei pavesi di passaggio in corso Mazzini.

Non è mai troppo tardi per imparare. . . .  (cagi46")