Pavia e dintorni - Cascine riconvertite ad uso abitativo

Il 6 febbraio 1503 il senatore ducale Filippo Bottigella acquistava dai conti Giovan Matteo e Galeazze Attendolo Bolognini alcuni possedimenti in località di Belvedere nella campagna ad est della città.

Il Bottigella acquistava un caxamentum magnum et altum cui erano addossati i depositi per il letame e che era provvisto di una cantina attrezzata per la spremitura dell'uva e la fermentazione del vino.

La vendita interessava anche il giardino adiacente compreso entro perimetro murario, il pozzo e lo spiazzo antistante la casa ed il muro del giardino allineato con la facciata di questa.
La proprietà doveva essere raggiungibile dal centro urbano non solo per via di terra ma anche attraverso il Ticino che poco più a sud confluisce nel Po.

Ben poco resta oggi dell'insediamento originario quattro e cinquecentesco.

Del sistema a corte chiusa segnalato dalle mappe rimangono due corpi di fabbrica uniti secondo una pianta ad L e che si aprono sull'area della corte con porticati ad arcate a tutto sesto.

Il corpo rettilineo nord, da identificarsi con quello già esistente nel 1503, presenta distribuita su due piani una struttura adibita sin dall'origine a residenza e che oggi riesce quasi illeggibile poiché la pianta è svisata da tramezzature recenti e la cubatura interna dei locali è falsata anche per il rifacimento dei soffitti.

 

 

La facciata conserva forse qualche traccia delle forme originarie nelle cornici conclusive e negli archivolti delle finestre del piano terra.

Ma è nel complesso irrimediabilmente rimaneggiata.

Il portico ad arcate profilate da cornici in cotto presenta colonne di granito con capitelli di foggia arcaica oltre a qualche zona di intonaco graffito a rombi.

Il corpo ovest sembra risalire a data successiva al 1503 poiché reca nei capitelli e nei graffiti che corrono lungo la cornice marcapiano lo stemma della famiglia Bottigella. (vedi foto a lato)

 

Anche per questa sezione i caratteri stilistici sono poveri ed arcaici: la decorazione a graffito si svolge secondo semplici schemi paratattici aventi per base il quadrato ed i capitelli più complessi sono formulati a duplice giro di striminzite foglioline aderenti alla campana che ricordano schemi impiegati con frequenza nei primi anni dell'età sforzesca e denunciano qui una fase più matura per la connessione con gli espansi e arricciolati elementi angolari.

La destinazione originaria dell'intero corpo di fabbrica è assai problematica: salvo i muri perimetrali tutta l'organizzazione attuale è recente sicché riesce difficile determinare con sicurezza se i Bottigella abbiano inteso ampliare la loro residenza o se, come pare più probabile, abbiano voluto rinnovare le strutture sussidiarie, stalle o depositi dei prodotti della proprietà.

Sulla destra del complesso unitario ora descritto e da esso indipendente sussiste un più antico corpo di fabbrica di notevole interesse.

Comprende al piano terra una grande sala divisa da due file di colonne e coperta da volte a crociera che tramezzi anche antichi spartiscono in tre locali. I capitelli hanno forma cubica o a due rigidi giri di foglie.

 

Sui muri perimetrali, all'estremità ovest, insiste una torre ora mozza in cui si aprono finestre archiacute ascrivibili alla fine dell'età viscontea.

(Ai lati e sotto  i particolari della Torre)

 

Su larghe zone di intonaco restano graffiti col comune motivo dei rombi in cui è inscritta una S e per alcuni tratti, lungo la dentellatura superiore, corre un fregio dipinto ad archetti polilobi.

 

 

Con molta cautela si può forse ipotizzare che si tratti degli ultimi residui di una struttura castellare cui allora l'estremo fianco ovest della proprietà venduta dai Bolognini avrebbe dovuto addossarsi e la cui ultima ed unica memoria iconografica potrebbe trovarsi nel fantasioso disegno che correda una piccola mappa settecentesca della zona di Belvedere.


 

 

Il Bottigella fece testamento nell'ottobre del 1507 destinando la propria biblioteca ai monaci Domenicani ma stabilendone il deposito temporaneo presso il monastero di San Salvatore.
Assegnava inoltre una cospicua somma ai Domenicani di San Tomaso con l'obbligo, tra l'altro, di far eseguire due sepolture marmoree per sé ed i suoi familiari secondo il modello di Giovan Antonio Amadeo.

 

Esci

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

BELVEDERE - Località Scarpone                                     cagi46  da fonti varie in Internet

 

 

 

 

 

 

 

La più antica mappa catastale rinvenuta, redatta nel 1722, presenta sulla sinistra dell'antico insediamento ampi appezzamenti a varie culture e ben due tracciati stradali che raggiungono il fiume.

Alla destra della cascina è segnalato un orto « cinto di mura » la cui area corrispondeva probabilmente all'antico giardino murato e a sud è indicata la « cascina Belvedere », probabilmente quella stessa citata nel documento cinquecentesco.

A causa delle sensibili modifiche dell'assetto territoriale apportate dalle continue variazioni dell'alveo del Ticino, nel 1750 si rendeva necessaria una mappa di aggiornamento ed infine il rilevamento del 1869 segnala che Ticino e Po scorrono quasi a ridosso della casa padronale.