La probabile posizione
SANTA MARIA PERONI Tratto da: Pavia di L. Marabelli - 1997
Chiese di Pavia (senza tracce, entro le vecchie mura)
La chiesa di S. Maria Petri, o, come si diceva volgarmente, Peroni, fu edificata intorno all'anno 1000 da un chierico di nome Pietro che risulterebbe fratello del Giudice Gualtieri, fondatore di S. Maria Gualtieri in piazza della Vittoria.
La posizione era sul lato sud di piazza del Lino, praticamente dove attualmente è aperta la sede di una banca.
La chiesa fu demolita nel 1789 e labili tracce sono forse
visibili all'interno della banca stessa.
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ISTITUZIONI STORICHE ECCLESIASTICHE |
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La chiesa di Santa Maria Peroni è attestata dall'anno 1202; tra le fonti edite di carattere generale, la parrocchia è citata nel 1250 nei documenti concernenti l'estimo pavese del secolo XIII; è menzionata tra le parrocchie di Porta Pontis nelle Rationes decimarum del 1322-1323; risultava elencata nei rogiti del cancelliere episcopale Albertolo Griffi degli anni 1370-1420; è ricordata negli atti della visita pastorale compiuta nel 1460 da Amicus de Fossulanis e successivamente nella visita apostolica di Angelo Peruzzi del 1576; in quello stesso anno si contavano tra i parrocchiani 200 anime da comunione e il clero risultava composto da sette canonici e due cappellani; è elencata nel catasto teresiano degli anni 1751-1757. Nel 1769 il clero risultava composto da quattordici sacerdoti e quattordici chierici. Alla fine del XVIII, secondo la nota specifica delle esenzioni prediali a favore delle parrocchie dello stato di Milano, la parrocchia di Santa Maria Perone possedeva fondi per 888 pertiche; il numero delle anime, conteggiato tra la Pasqua del 1779 e quella del 1780, era di 467. In base al piano governativo di riduzione delle parrocchie nella città di Pavia, come definito dall'avviso 14 novembre 1788, la parrocchia di Santa Maria Perone fu soppressa e unita alla parrocchia di Sant'Eusebio. |
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La chiesa di S.Maria Peroni è elencata nell' "Anonimo Ticinese", Cap. II° " Chiese coi loro Corpi Santi, entro il primo muro di Pavia" di Opicino de Canistris (34° ref.). Dal Commentario dell'Anonimo Ticinese tradotto da P. Terenzio (1864). |
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