SAN ZENO Da: Pavia di L. Marabelli e Storia di Pavia di F. Fagnani
Chiese di Pavia (con resti, entro le vecchie mura)
Questa chiesa, coeva di S. Mostiola, riprendeva lo schema comune alle chiese romaniche di questo periodo: tre navate, tiburio, cupola, transetto non apparente ed abside semicircolare.
Rimaneggiata nel secolo XVII, la chiesa fu soppressa e profanata nel 1789.
L’edificio fu acquistato nel 1794 dal marchese Luigi Malaspina che lo demolì in gran parte per fare spazio all'erigendo suo palazzo.
Attualmente ne rimane parte dell’abside e la pilastrata che divideva la navata centrale da quella di destra.
Nel Museo Civico si conserva un capitello rappresentante Daniele tra i leoni, proveniente da S. Zeno.
La chiesa di S Zeno è legata per motivi logistici e familiari al poeta Francesco Petrarca e al riguardo trascriviamo nello spazio delle Vostre pagine un brano tratto dalla Storia di Pavia BRE- 2000.
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ISTITUZIONI STORICHE ECCLESIASTICHE |
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LE VOSTRE PAGINE (Le Vostre testimonianze, fotografie, aneddoti, leggende, ecc. che ci avete inviato.) |
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Data: 2 - 2009 |
Tratto da: Storia di Pavia - Società Pavese Storia Patria - BRE 2000 |
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Secondo una tradizione verosimile, il Petrarca ebbe casa nella parrocchia di S. Zeno, vicino alla piazza che da lui prese il nome.
Lì, nella dimora del poeta, dalla seconda metà del 1367
abitarono sua figlia Francesca e il genero Francescolo da Brossano, nominato
allora appunto sovrintendente all'entrata e all'uscita da Pavia dei
forestieri, del bestiame, delle merci e delle lettere. Questi, che ripeteva il nome, oltre che del padre, del nonno, vive ancora in un documento poetico del Petrarca, l'unico che Pavia ha l'onore di conservare. Il bambino morì nella nostra città, di due anni e quattro mesi, il 19 maggio 1368. Il nonno, sopraggiunto il 30 maggio, dettò per il nipotino un'epigrafe latina di sei distici elegiaci che fu apposta alla sepoltura nella chiesetta romanica di S. Zeno. La lapide era collocata sul lato sinistro della porta, il sigillo tombale sul pavimento sotto l'epigrafe. Quando la chiesa fu chiusa e poi demolita dal marchese Malaspina per allargare l'area del suo palazzo, le due memorie petrarchesche furono salvate dalla distruzione. Dopo vari trasferimenti si trovano ora nei Musei Civici del Castello e costituiscono, oltretutto, un raffinatissimo esempio di lapidaria gotica, per la bellezza dei caratteri. Le lettere dei distici dettati dal poeta, poi, brillano tuttora dello splendore dell'oro che le rivestì. |
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