Pavia e dintorni – Da: Lombardia Beni Culturali

 

Cecima – Stemma

COMUNE DI CECIMA

 

sec. XIV - 1743

Citata nel 943 come corte, viene donata dai re Ugo e Lotario al vescovo di Pavia; nel 1014 ne veniva confermata la donazione inglobando nella giurisdizione anche San Ponzo ed il vescovo di Pavia acquisiva il titolo di Conte di Cecima (Cavagna Sangiuliani 1906). Cecima con diploma dell’8 agosto 1164 emanato da Federico I, venne aggregata a Pavia, ma il vescovo vi mantenne giurisdizione tanto che il suo intervento risolutivo lo si trova in un contenzioso sorto per confini tra le comunità di Cecima e Bagnaria nel 1166. Il vescovo di Pavia Guido di Langosco nel 1295 fa costruire in Cecima un mulino e nel 1300 riedifica il castello. È attestata la presenza in Cecima di un notaio rogatario dal 1155. Nel 1483 il capitolo della cattedrale di Pavia rinnova il podestà di Cecima (Cavagna Sangiuliani 1906).

Il vescovo Pietro Grassi l’8 febbraio 1419 emana gli statutum comunis Zecimae regole che valsero anche per gli altri feudi; l’atto venne sottoscritto come testimoni dai nunzi, sindaci e procuratori del comune e luogo di Cecima e sua curia, ed erano presenti i consiglieri del comune e i sindaci e vari uomini di San Ponzo (AV Pavia).

Detti statuti con ogni probabilità sono una revisione di precedenti antichi statuti (Cavagna Sangiuliani 1906). Comprendono 198 capitoli a cui in seguito altri ne furono aggiunti riguardanti i dazi del vino e beccarie e riforme chieste dai credenzari di Cecima furono introdotte nel 1467 e 1479. Regolavano in modo minuzioso i doveri e i diritti del podestà relativamente al giuramento ed alla residenza, determinavano le garanzie da prestarsi a lui, l’opera dei consoli, dei credentari, delle assemblee pubbliche, dei chiavarii. Fissavano il modo di regolare la giustizia civile, principalmente la tutela della proprietà e dei contratti ed i rapporti della famiglia con molta cautela e previdenza. Entravano nei più minuti dettagli nel tutelare la manutenzione delle strade non trascurando neppure le vicinali, si preoccupavano dei forni, delle bilance, della custodia dei prodotti con la nomina dei campari. Oltre a disposizioni legali ed amministrative il legislatore si preoccupava di definire anche i doveri morali, vengono disposte sanzioni penali per i delitti, gli insulti e la violenza alla donna (Cavagna Sangiuliani 1906).

Cecima è inserita nel comparto delle strade degli “Statuta stratarum” del 1452 come appartenente all’Ultra Padum (Statuta stratarum).
Nel 1544 papa Paolo III concesse il feudo agli Sforza conti di Santa Fiora. Il cardinale Guido Ascanio Sforza conte di Santa Fiora ed abate commendatario di Sant’Alberto di Butrio giurò fedeltà allo Stato di Milano il 20 gennaio 1548. Il podestà era di nomina feudale come si apprende da una lettera del 1598 del cardinale al vescovo di Tortona, dove dice di aver dato ordini al “suo podestà”. Passò poi agli Sforza 

1743 - 1797

Con il trattato di Worms del 1743 Cecima passò sotto il dominio di casa Savoia.

La comunità di Cecima è compresa nell’elenco delle terre e luoghi che hanno mandato un proprio rappresentante in Voghera alla riunione generale per l’elezione della congregazione dei possessori dei beni rurali nella parte del principato di Pavia detta Oltrepò nell’anno 1744 (Convocato Oltrepò, 1744).
Con manifesto camerale del 9 novembre 1770 vengono stabiliti gli uffici di insinuazione, Cecima con San Ponzo viene inserita nella tappa di Varzi (tappa insinuazione 1770).
Il 6 giugno 1775 viene approvato il regolamento per “le Amministrazioni de pubblici” ( Amministrazioni de pubblici 1775); pur non avendo reperita specifica documentazione relativa all’ordinamento comunale, si può ipotizzare che Cecima fosse amministrata da un sindaco e quattro consiglieri componenti il consiglio ordinario.

Nella compartimentazione del 15 settembre 1775 Cecima si trova inserita nel distretto di Bobbio (editto 15 settembre 1775) nel manifesto senatorio del 29 agosto 1789 che stabilisce il riparto in tre cantoni della provincia di Voghera, Cecima con San Ponzo, viene inserita nel secondo cantone di Varzi (riparto 1789).
Il comune nell’anno 1744 conta 528 abitanti, 587 che salgono a nel 1755 (Casalis).

1798 - 1814

Il prefetto del dipartimento di Marengo, in base alla legge del 28 piovoso anno VIII (febbraio 1800), nomina i maires e gli aggiunti della municipalità di Cecima con decreto del 23 fruttidoro anno IX (settembre 1801). Cecima viene inserita nel dipartimento di Marengo e nel circondario di Voghera (decreto Campana 1801).

Il primo pratile anno X (maggio 1802) il prefetto del dipartimento di Marengo decreta la nomina dei consiglieri municipali in numero di 10 i quali dovranno restare in carica per tre anni (decreto Campana 1802).
Nel 1805 in funzione del rimaneggiamento dell’amministrazione ligure – piemontese voluta da Napoleone Bonaparte, Cecima con decreto del 13 giugno 1805 viene aggregata al dipartimento di Genova circondario di Voghera (decreto 1805, ASC Casei Gerola). 

1815 - 1859

L’amministrazione provvisoria della città e provincia di Voghera (manifesto 27 aprile 1814) ripristinava nei comuni l’antico regime con l’ordine di osservanza del regolamento amministrativo del 1775.
In base al regio editto del 7 ottobre 1814 per il nuovo stabilimento delle province dipendenti dal senato di Piemonte e della loro distribuzione in mandamenti di giudicature, Cecima veniva provvisoriamente inserita nel mandamento di Godiasco appartenente alla provincia di Voghera (regio editto 1814, ASCVo.).

In base al regio editto del 27 ottobre 1815 per il nuovo stabilimento delle province dipendenti dal senato di Piemonte e della loro distribuzione in mandamenti di giudicature e cantoni per le assise, Cecima veniva definitivamente inserita nel mandamento di Godiasco appartenente al primo cantone della provincia di Voghera ( regio editto 1815, ASCVo ), sede di intendenza e prefettura e appartenente alla divisione di Alessandria. Dipendeva dal senato di Torino, l’ufficio dell’insinuazione aveva sede in Voghera e il postale in Varzi.

Per mezzo del regio editto del 10 novembre 1818 “portante una nuova circoscrizione generale delle provincie de’ regi stati di terra ferma” la comunità di Cecima viene inserita nel settimo mandamento di Godiasco, provincia di Voghera, divisione di Alessandria (regio editto 1818, ASC Casei Gerola).

Sono aggregate a Cecima le frazioni di: Monte, Serra, Casa Lucchelli, San Bartolomeo, Colletta, Allegrini, Busanca, Colombar, Campiano, Zanrè, Monsumà, Camp’Albino, Cascina Tarditi, Canotino di Scupello e Molino di Mezzo.

La popolazione di Cecima contava 634 abitanti distribuiti in 129 case e famiglie (Casalis 1836).


Nel 1859 Cecima con una popolazione di 586 abitanti entra a far parte della provincia di Pavia, e viene inserita nel XI mandamento di Godiasco del circondario di Voghera

 

1859 - 1971

In seguito all’unione temporanea delle province lombarde al regno di Sardegna, in base al compartimento territoriale stabilito con la legge 23 ottobre 1859, il comune di Cecima con 586 abitanti, retto da un consiglio di quindici membri e da una giunta di due membri, fu incluso nel mandamento XI di Godiasco, circondario IV di Voghera, provincia di Pavia. Alla costituzione nel 1861 del Regno d’Italia, il comune aveva una popolazione residente di 587 abitanti (Censimento 1861). In base alla legge sull’ordinamento comunale del 1865 il comune veniva amministrato da un sindaco, da una giunta e da un consiglio. Nel 1867 il comune risultava incluso nello stesso mandamento, circondario e provincia (Circoscrizione amministrativa 1867).

Popolazione residente nel comune: abitanti 543 (Censimento 1871); abitanti 619 (Censimento 1881); abitanti 573 (Censimento 1901); abitanti 625 (Censimento 1911); abitanti 649 (Censimento 1921). Nel 1924 il comune risultava incluso nel circondario di Voghera della provincia di Pavia. In seguito alla riforma dell’ordinamento comunale disposta nel 1926 il comune veniva amministrato da un podestà.

Nel 1928 il comune di Cecima venne aggregato al nuovo comune di PONTE NIZZA. (R.D. 21 giugno 1928, n. 1602).

 Nel 1956 venne ricostituito il comune autonomo di Cecima disaggregandone il territorio dal comune di PONTE NIZZA (D.P.R. 16 marzo 1956, n. 426).

In base alla legge sull’ordinamento comunale vigente il comune veniva amministrato da un sindaco, da una giunta e da un consiglio. Popolazione residente nel comune: abitanti 491 (Censimento 1961); abitanti 378 (Censimento 1971). Nel 1971 il comune di Cecima aveva una superficie di ettari 1.011.